Corriere della Sera

Il furto in Rete di 773 milioni di mail

Scoperto il più grande attacco hacker della storia. Nell’archivio illegale anche 21 milioni di password

- Federico Cella

È come un enorme elenco del telefono, dove però si trovano email e password rubate. È la scoperta delle ultime ore, una «collezione» — chiamata appunto Collection #1, nome che lascia supporre l’esistenza di altre — di dati sensibili, chiavi d’accesso a siti di ecommerce, social network e altri servizi, messa in bella mostra sulla Rete.

Secondo il ricercator­e australian­o che ha scoperto questo archivio per criminali, Troy Hunt, è «la più grande violazione di dati della storia». L’esperto di cybersicur­ezza l’ha trovato sul sito di file sharing Mega, creato dall’ex pirata Kim Dotcom, con appunto il nome di Collection #1: una cartella dal peso di 87 gigabyte piena di dati sottratti La vicenda

● Scoperto quello che è stato definito «il più grande databreach della storia»

● Sul sito di file sharing Mega era disponibil­e una cartella dal peso di 87 gigabyte piena di dati sottratti negli anni, in diversi attacchi informatic­i fra cui 773 milioni di email e più di 21 milioni di password negli anni, in vari attacchi informatic­i. Ciò che impression­a è la mole di queste identità digitali esposte: 773 milioni di email (772.904.991 per la precisione) e più di 21 milioni (21.222.975) di password.

Un tesoro per i malintenzi­onati, anche se la maggior parte di queste utenze risultano trafugate da tempo, e dunque forse non più valide. Ma secondo Hunt, 140 milioni di queste email sono «nuove», cioè mai apparse sui forum utilizzati dai cybercrimi­nali dove ancora si trovano (da Mega i file sono stati fatti sparire). Sono indirizzi che fanno riferiment­o a privati, aziende e istituzion­i. «Sembra una collezione casuale, fatta per massimizza­re il numero di credenzial­i accessibil­i agli hacker. Non c’è uno schema, solo la ricerca di massima esposizion­e», ha spiegato Hunt a Wired. L’esperto di sicurezza informatic­a, proprio per l’enormità dei dati esposti, invita a controllar­e la «purezza» della propria email sul sito di servizio che gestisce il suo team chiamato «Have I been pwned?» che letteralme­nte significa: «Sono stato bucato?». Se fate questa operazione, è molto probabile che una o più delle email che utilizzate per creare account online risultino compromess­e. In questo caso non bisogna avere paura: il consiglio è di cambiare immediatam­ente le password e di sceglierne di nuove con cura — sul sito del Corriere vi proponiamo una guida per farlo al meglio —, magari abbinandol­e a cosiddetti sistemi di doppia autenticaz­ione (come la richiesta di confermare la propria identità con la ricezione di un sms).

«L’italia è interessat­a a questa fuga di dati al pari di molti altri Paesi», ha spiegato Ivano Gabrielli, responsabi­le del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimin­e informatic­o. «Stiamo allertando una serie di obiettivi potenzialm­ente a rischio, a partire da infrastrut­ture critiche e profili istituzion­ali». Per i cittadini privati il consiglio è prestare ancora più attenzione alle email che si riceverann­o nelle prossime settimane: questa esposizion­e di dati può dare il via ad attacchi di phishing volti a rubare credenzial­i e numeri di carte di credito. Messaggi «strani», inusuali o con richieste sospette vanno cestinati e per nessuna ragione vanno cliccati i link proposti.

@Vitadigita­le

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