«Cattolici irresponsabili vorrebbero un altro Papa»
Come una strana sensazione di già visto. Era il 18 gennaio, ma avrebbe anche potuto essere il 7 settembre del 2018, quando venne presentato lo stesso progetto del nuovo viadotto sul Polcevera, con le stesse tavole e gli stessi rendering da mostrare. Allora fu nella sede della Regione, ieri è stata la sala di rappresentanza del Comune. Ci si è spostati di trecento metri. Non è neppure necessario cambiare le parole. Così il benemerito Renzo Piano, supervisore dell’impresa, ricorre all’usato sicuro, ripetendo alla lettera quel che aveva già detto. «Un ponte che stia in piedi mille anni. Bello, solido, semplice».
Il sindaco-commissario Marco Bucci ha ragione nel sostenere che si tratta di un bel giorno per Genova. In fondo è questa l’unica cosa che conta. Abbiamo un contratto firmato dai contraenti, anche se la versione non è ancora quella definitiva. Soprattutto, i suoi concittadini hanno anche delle date precise da tenere a mente. «Fine 2019 per la consegna dell’impalcato. Per la sua percorribilità il limite è fissato al 15 aprile 2020».
L’importante sarà finire, ma dopo tanti tentennamenti governativi, anche cominciare non è male. Le differenze stanno nei convitati di pietra. Al tavolo di settembre con Piano, Bucci, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, mancava Salini-impregilo, l’impresa che tutti sapevano avrebbe costruito il ponte ideato dall’architetto genovese. Ieri ovviamente non c’era Autostrade per l’italia, esclusa per decreto dal governo. I plastici del progetto ringraziano, visto quello che capitò con l’ormai ex amministratore delegato Giovanni Castellucci. Nel cambio ci guadagna anche l’umore generale, dato l’entusiasmo di Pietro Salini. Solo l’8 per cento del fatturato del suo gruppo viene prodotto in Italia, ma la sfida era impossibile da rifiutare,
«Cosa vuole che le dica, è una cosa ovvia». Il cardinale Walter Kasper, 85 anni, tira un sospiro: «Che ci siano cattolici che vorrebbero un altro Papa mi pare evidente, purtroppo. Un atteggiamento irresponsabile». Presidente emerito del pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale è un grande teologo molto stimato da Francesco. All’emittente tedesca Ard aveva detto: «Ci sono persone che semplicemente non amano questo pontificato. Vogliono che finisca il prima possibile per avere quindi, per così dire, un nuovo conclave. Vogliono anche che vada a loro favore, per avere un risultato che si adatti alle loro idee». E ora parlando al Corriere il cardinale si stupisce della eco che hanno avuto le sue parole: «Ciò che accade è sotto gli occhi di tutti. Alcuni ne contestano la dottrina, altri i giudizi sulle questioni sociali, povertà, migranti, capitalismo finanziario. E oltre a quella conservatrice c’è un’opposizione progressista che magari contava sul sacerdozio alle donne o altro». Tutti i Papi hanno patito contestazioni, no? «Certo, penso a Paolo VI, ai successori… Ogni Papa si trova ad affrontare dei critici, è normale. Però con Francesco l’opposizione mi pare più intensa». Pensa che possa mettere in pericolo il pontificato e la Chiesa? «In pericolo no. La Chiesa non sarà mai distrutta, non ci riusciranno! Però il comportamento irresponsabile di alcuni cattolici, tanto più se preti o vescovi, mi disturba. Si possono avere opinioni diverse, è normale, ma il Papa si rispetta. Oggi Francesco è forse la sola autorità morale del pianeta, è ascoltato e rispettato oltre i confini della nostra Chiesa. E il mondo ha bisogno di questa autorità morale».