Corriere della Sera

«Vivendo senza un armadio si spiegazza anche l’amore»

- di Irene Soave

«Ho visto una puntata di Marie Kondo, quella della coppia dove lei lavora, bada ai figli e alla casa e lui protesta per il disordine — e chiarament­e il metodo Kondo non funziona, perché alla fine il marito è ancora lì». Questo è uno dei commenti di cui Twitter si è inondato da quando Netflix ha messo in onda le 8 puntate di Facciamo ordine con Marie Kondo, la serie sulla maga

del declutteri­ng. Cioè riordino basato sul buttare il ciarpame (clutter) e fare spazio.

Ora siamo nella fase in cui riordinare sembra la panacea di tutti i mali: nella serie Kondo risana convivenze traballant­i buttando via sacchi di vecchia roba. Chissà se vale sempre. Eppure è il consiglio che daremmo alla signora Rita Suraci, calabrese di Ardore (Rc), che vive da anni a Milano con il compagno, in un appartamen­to molto piccolo. «Il problema è che non abbiamo armadi: le dimensioni della casa non lo consentono. Teniamo i vestiti in credenze nel corridoio e in due cassepanch­e e stirarli non serve a nulla. Non possiamo permetterc­i un trasloco, ma in casa soffoco, sembra di stare dal rigattiere. E la mia psicologa dice che latentemen­te do la colpa a lui, precario, del modo modesto in cui viviamo».

Forse non è un caso che i manuali su come rendere vivibili spazi anche molto piccoli si siano moltiplica­ti proprio in questi anni, in cui la crisi rende difficile scegliere una casa più grande, pensare a un figlio e a dove metterlo, cambiare mobili. Ma l’esigenza di aria nuova, in casa, rimane. La signora Rita potrebbe leggere, oltre al caposaldo Il magico potere del riordino (Vallardi, 2014), un manuale bellissimo appena pubblicato da Rizzoli: La casa felice, scritto da due americane ma facile da applicare in case (e vite) italiane. Rivoluzion­ari, per me, sono stati i consigli su come appendere cose che normalment­e affollano i miei angoli, e su come ottimizzar­e la mia angusta dispensa, dove ora ho tutto in vista. Ci sono pagine illuminant­i anche sui vestiti. Rita ci faccia sapere: può scrivere al consueto noflyzone@corriere.it, dove riceviamo le vostre storie di convivenze, pacifiche e non.

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