«Linee morbide per accogliere tutti»
Andrea Stella e il suo catamarano accessibile: «Idee da portare negli hotel e nelle case»
LNel 2001 un colpo di pistola cambiò la mia vita e mio padre rimise al centro l’uomo: io
Lui inventò “Lo Spirito di Stella”, che oggi ospita decine di persone con e senza disabilità
asciato «Lo spirito di Stella», il catamarano accessibile, in cantiere per ricevere le cure dell’equipaggio, Andrea Stella fa il bilancio dei 6 mesi del progetto Wow, Wheels on Waves che lo hanno visto compiere due volte il periplo d’italia — circa 6mila chilometri in mare, da Venezia a Genova e ritorno — per accogliere ospiti con e senza disabilità. Nel diario di bordo 1.426 storie di uomini e donne, migliaia di momenti, emozioni e sogni di persone che hanno preso il largo dimenticando le costrizioni e i propri affanni. Respirando libertà.
Al timone, in stazione eretta grazie a un meccanismo che lo sostiene, c’è stato spesso lui, Andrea. Occhiali da sole, sorriso sincero, occhio attento al mare. La stessa attenzione che gli ha permesso di attraversare l’oceano Atlantico più volte. Il suo catamarano infatti è stato il mezzo per riallacciare i fili di un’esistenza che ha avuto una cesura nel 2001 quando, mentre era in viaggio premio per la laurea a Miami, è stato coinvolto in una sparatoria ed è rimasto paraplegico. Con Andrea s’inizia a parlare di vela, si «cade» nel design, citando Le Corbusier, e si finisce a disquisire di Bellezza. Un termine che raramente viene alla mente se si pensa alle soluzioni d’arredo per i disabili.
Il racconto diventa emozione e magia quando Andrea parla del padre, che ha disegnato questa barca per un figlio in difficoltà: «Ogni angolo — spiega — dimostra il suo amore, per me e per il suo lavoro». E così gli angusti spazi di un catamarano sembrano allargarsi sotto la penna dell’imprenditore — la famiglia Stella è proprietaria di Estel — che disegna linee morbide inondate di luce grazie ad oblò aggiuntivi e finestroni di ampie dimensioni. «Era il 2001 e mio padre ha rimesso al centro del progetto l’uomo, in questo caso io — continua Andrea — dandogli gli spazi per muoversi e vivere». Ecco Le Corbusier e il riferimento alla tendenza di creare oggetti che si adattino alle varie esigenze dei loro utilizzatori: «Dalle scrivanie che si regolano in altezza e consentono di lavorare in posizioni differenti, anche in piedi, ai banchi scolastici che abbandonano la loro tradizionale rigidezza per adattarsi ad accogliere bambini di stature diverse», prosegue partendo dalle sue esperienze in azienda e come promotore di inclusività per il mondo.
Un modo di leggere gli spazi che è partito da qui. Da quella dinette ampia con un tavolo dalle linee morbide e sinuose e due aree di lavoro, la cucina e il banco degli strumenti di navigazione. Due sollevatori portano alle cabine matrimoniali accessibili con bagni larghi 135 cm e lunghi 180 cm. Non poco all’interno di un’imbarcazione. «Mentre le camere per disabili degli alberghi rimangono sfitte perché brutte e “troppo ospedaliere”, le cabine per disabili vanno a ruba (lo Spirito di Stella, nella sua permanenza ai Caraibi, nel 2015 e 2016, è stato usato come charter, ndr). Sono belle, ampie e comode». Fruibili anche da chi non è in sedia a rotelle. Ma soprattutto offrono spunti replicabili sulla terraferma. A casa, Andrea ha introdotto una doccia filo pavimento e qualche soluzione in cucina. Niente di più per il momento. «Pensavo ai pensili che si abbassano — conclude Stella — sono la soluzione per sfruttare l’altezza anche da chi non è proprio un watusso. Invece ho fatto collocare un ripiano estraibile sotto il forno che mi permette di appoggiare le pietanze calde. E poi...». Arrestare il fiume di pensieri dello skipper in sedia è difficile, come tenerlo lontano dal mare. Lo vedremo infatti nuovamente al timone dell’edizione 2019 di Wow.
Qui i sollevatori portano alle cabine. E abbiamo eliminato l’immagine troppo ospedaliera