Carige, Bruxelles dice sì agli aiuti Primo bond garantito da 2 miliardi
L’istituto ha chiesto la garanzia al ministero. Tria: norme Ue da rivedere
Banca Carige torna sul mercato grazie alla garanzia dello Stato. Ieri l’istituto posto in amministrazione straordinaria dalla Bce lo scorso 2 gennaio, ha annunciato che emetterà nuove obbligazioni per 2 miliardi di euro, allo scopo di ricostituire un livello più adeguato di liquidità, dopo i deflussi avvenuti nei giorni della crisi esplosa dopo il 22 dicembre, quando il primo socio, Malacalza Investimenti, si astenne nell’assemblea che doveva approvare un aumento di capitale da 400 milioni di euro.
L’emissione, attesa per la prossima settimana, avverrà in due tranche da 1 miliardo ciascuna, a 12 e 18 mesi, e la banca si riserva di emettere un altro miliardo di bond così da usare tutto il plafond dello Stato (3 miliardi di garanzie) disposto con il decreto legge del 7 gennaio. Carige riconoscerà al Tesoro un premio, insomma la garanzia avrà un costo, crescente in base alla durata. Per gli investitori (solo istituzionali) dovrebbe trattarsi di un prodotto interessante, dato che il rischio è pari a quello di un Btp.
La svolta, per quanto attesa, è arrivata ieri, dopo la dichiarazione della Commissione europea che la garanzia è «in linea» con le norme Ue in materia di aiuti di Stato, in quanto misura «mirata, proporzionata e commisurata nel tempo e nella portata».
In parallelo alla liquidità, i tre amministratori straordinari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener stanno lavorando alla preparazione della data room per consentire ai potenziali acquirenti l’analisi dei crediti inesigibili (npl) e al piano industriale da varare entro febbraio. L’obiettivo è collocare almeno 1,5 miliardi di npl così da far scendere il loro livello a un 5% circa — considerato fisiologico — e poter procedere alla fusione con un altro istituto.
Con la liquidità in arrivo la banca può andare avanti per diversi mesi senza problemi, salvo scossoni imprevisti. Per questo motivo giovedì il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha parlato dell’altra gamba del decreto, la «ricapitalizzazione precauzionale», come misura «residuale» e «temporanea e quindi sarebbe improprio parlare di nazionalizzazione». Ieri Tria è tornato sul tema delle regole Ue: «Le ragioni di difesa» del sistema bancario «non possono essere ignorate e probabilmente noi abbiamo un problema di questo tipo nell’ordinamento europeo che permette poco e difficilmente l’intervento pubblico», ha detto citando Guido Carli che ammetteva un ruolo pubblico in caso di «difesa di alcuni settori e mancanza di acquirenti».
Per Carige, e tutto il settore bancario, si apre intanto lo scenario, incerto, della stagnazione dell’economia — già anticipata dai cali di Borsa delle banche, -14% da settembre — sebbene lo stato di salute delle banche non sia (ancora) peggiorato. Secondo il Bollettino Economico della Banca d’italia pubblicato ieri, il costo del credito «resta contenuto»
Il settore
I crediti in sofferenza calano e migliorano i Credit default swap: -40 punti in tre mesi
ma la persistenza dell’alto spread potrebbe far alzare i tassi sui prestiti, dato che si registrano già «segnali di irrigidimento dalle imprese» sull’offerta di credito: un fenomeno che a sua volta potrebbe ulteriormente frenare l’economia. Fino ad ora comunque, spiega Bankitalia, l’effetto è rallentato dalle «buone condizioni di patrimonializzazione delle banche e l’elevata stabilità delle loro fonti di finanziamento». Anche i crediti in sofferenza sono in calo, al 9,4% lordo e al 4,5% netto, e cresce la redditività degli istituti. Migliorano anche le assicurazioni sul rischio di credito (i cosiddetti «cds», Credit default swap), -40 punti a gennaio su novembre 2018, grazie al calo dello spread.