Corriere della Sera

Carige, Bruxelles dice sì agli aiuti Primo bond garantito da 2 miliardi

L’istituto ha chiesto la garanzia al ministero. Tria: norme Ue da rivedere

- Fabrizio Massaro

Banca Carige torna sul mercato grazie alla garanzia dello Stato. Ieri l’istituto posto in amministra­zione straordina­ria dalla Bce lo scorso 2 gennaio, ha annunciato che emetterà nuove obbligazio­ni per 2 miliardi di euro, allo scopo di ricostitui­re un livello più adeguato di liquidità, dopo i deflussi avvenuti nei giorni della crisi esplosa dopo il 22 dicembre, quando il primo socio, Malacalza Investimen­ti, si astenne nell’assemblea che doveva approvare un aumento di capitale da 400 milioni di euro.

L’emissione, attesa per la prossima settimana, avverrà in due tranche da 1 miliardo ciascuna, a 12 e 18 mesi, e la banca si riserva di emettere un altro miliardo di bond così da usare tutto il plafond dello Stato (3 miliardi di garanzie) disposto con il decreto legge del 7 gennaio. Carige riconoscer­à al Tesoro un premio, insomma la garanzia avrà un costo, crescente in base alla durata. Per gli investitor­i (solo istituzion­ali) dovrebbe trattarsi di un prodotto interessan­te, dato che il rischio è pari a quello di un Btp.

La svolta, per quanto attesa, è arrivata ieri, dopo la dichiarazi­one della Commission­e europea che la garanzia è «in linea» con le norme Ue in materia di aiuti di Stato, in quanto misura «mirata, proporzion­ata e commisurat­a nel tempo e nella portata».

In parallelo alla liquidità, i tre amministra­tori straordina­ri Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener stanno lavorando alla preparazio­ne della data room per consentire ai potenziali acquirenti l’analisi dei crediti inesigibil­i (npl) e al piano industrial­e da varare entro febbraio. L’obiettivo è collocare almeno 1,5 miliardi di npl così da far scendere il loro livello a un 5% circa — considerat­o fisiologic­o — e poter procedere alla fusione con un altro istituto.

Con la liquidità in arrivo la banca può andare avanti per diversi mesi senza problemi, salvo scossoni imprevisti. Per questo motivo giovedì il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha parlato dell’altra gamba del decreto, la «ricapitali­zzazione precauzion­ale», come misura «residuale» e «temporanea e quindi sarebbe improprio parlare di nazionaliz­zazione». Ieri Tria è tornato sul tema delle regole Ue: «Le ragioni di difesa» del sistema bancario «non possono essere ignorate e probabilme­nte noi abbiamo un problema di questo tipo nell’ordinament­o europeo che permette poco e difficilme­nte l’intervento pubblico», ha detto citando Guido Carli che ammetteva un ruolo pubblico in caso di «difesa di alcuni settori e mancanza di acquirenti».

Per Carige, e tutto il settore bancario, si apre intanto lo scenario, incerto, della stagnazion­e dell’economia — già anticipata dai cali di Borsa delle banche, -14% da settembre — sebbene lo stato di salute delle banche non sia (ancora) peggiorato. Secondo il Bollettino Economico della Banca d’italia pubblicato ieri, il costo del credito «resta contenuto»

Il settore

I crediti in sofferenza calano e migliorano i Credit default swap: -40 punti in tre mesi

ma la persistenz­a dell’alto spread potrebbe far alzare i tassi sui prestiti, dato che si registrano già «segnali di irrigidime­nto dalle imprese» sull’offerta di credito: un fenomeno che a sua volta potrebbe ulteriorme­nte frenare l’economia. Fino ad ora comunque, spiega Bankitalia, l’effetto è rallentato dalle «buone condizioni di patrimonia­lizzazione delle banche e l’elevata stabilità delle loro fonti di finanziame­nto». Anche i crediti in sofferenza sono in calo, al 9,4% lordo e al 4,5% netto, e cresce la redditivit­à degli istituti. Migliorano anche le assicurazi­oni sul rischio di credito (i cosiddetti «cds», Credit default swap), -40 punti a gennaio su novembre 2018, grazie al calo dello spread.

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