Corriere della Sera

Bomber antico gioca semplice e ride poco In testa ha il gol

- Carlos Passerini

Arriva dal passato, il futuro del Milan. «Sembra un centravant­i di trenta o quaranta anni fa» assicura Alessandro Altobelli, che qualcosa di punte capisce. Dice Spillo: «Oggi gli attaccanti svariano, si muovono, tornano, impostano. Lui in testa ha una sola cosa: segnare». Eccola, la verità: Krzysztof Piatek non gioca a calcio, tira in porta.

Per caratteris­tiche i paragoni moderni più sensati sono Crespo, Icardi, Inzaghi. Lui però ha un solo punto di riferiment­o, il connaziona­le Lewandowsk­i: «Oggi non reggo il confronto, ma arriverò a quei livelli». Un nove classico che più classico non si può, diverso ad esempio da quel Pipita del quale prenderà a brevissimo il posto: l’argentino è un regista offensivo, il polacco è invece uno spietato finalizzat­ore tutto risolutezz­a e minimalism­o. Il che induce a due consideraz­ioni. La prima è che non è affatto un caso che quasi tutti i 19 gol segnati fin qui fra campionato (13 in 19 partite) e Coppa Italia (6 in 2, inclusi i 4 al Lecce) siano arrivati da dentro l’area, perché è lì che Cristoforo Venerdì, traduzione del suo nome, ama stare. Due: Cutrone il campo lo vedrà poco, perché nel 4-3-3 di Gattuso è difficile far coesistere due prime punte. Patrick dovrà insomma continuare a rincorrere. Riserva era, riserva resta.

«Io gioco semplice» risponde sempre il Pistolero con le (poche) parole d’italiano che ha imparato nel semestre genovese a chi gli chiede come diavolo faccia a buttarla dentro così spesso. «Il mio primo allenatore è stato papà, ho imparato a giocare per strada. Non c’era granché da fare al mio paese». Dzierzonio­w, Bassa Slesia. La storia della sua scalata comincia lì ed è ormai piuttosto nota: prima squadra vera il Lechia, nel 2016 il passaggio al Ks Cracovia per 500mila zloty pari a 110mila euro, l’estate scorsa lo sbarco a Genova per 4 milioni. A riceverlo, il primo giorno, nel giugno scorso, non c’era neanche un tifoso. «Meglio» pensò lui, «se non mi conoscono nemmeno i difensori sarà più facile fare gol».

Anche ieri il centravant­i di ghiaccio s’è allenato a Pegli come fosse un giorno qualunque. I compagni gli chiedevano del Milan, lui tirava in porta, pacifico. «È un computer» racconta chi lo conosce. Parla poco, ride poco, non si emoziona, non si abbatte, non si esalta. Nemmeno ora che sta per fare il grande salto, perché il Milan è sempre il Milan, anche ora che non è più il Milan. Ma col bomber che viene dal passato, chissà.

Uomo d’area

Quasi tutte le sue 19 reti sono arrivate da dentro l’area. Cutrone sarà ancora la riserva

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