La vergogna di Koulibaly: «Dura dirlo a mia madre»
No al ricorso, il difensore del Napoli resta fuori. De Laurentiis: «Così viene punita la vittima»
NAPOLI Quando è arrivato il momento di raccontare ai giudici della Corte d’appello della Figc la mortificazione subita a San Siro durante Inter-napoli, Kalidou Koulibaly ha preso fiato. Provando a distendere il volto, a contenere l’imbarazzo. Poi di getto: «Quando mia madre ha chiesto cosa era accaduto, mi sono vergognato. Il razzismo fa male, molto male. Ho fatto fatica a dirle che, ancora una volta, migliaia di persone mi avevano offeso, insultato, umiliato».
Il difensore del Napoli dovrà scontare anche la seconda giornata di squalifica, il ricorso presentato dal club è stato respinto. Per i giudici l’applauso di Koulibaly era e resta una reazione irriguardosa nei confronti dell’arbitro Mazzoleni, come tale va sanzionata.
Alla discussione era presente anche il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che alla Corte aveva chiesto di dare un segnale: «Questa è un’occasione per interrompere
d Koulibaly Il razzismo fa molto male. Ho fatto fatica a dire a mia madre che migliaia di persone mi avevano insultato A San Siro non mi aspettavo un’accoglienza simile
la vergogna della discriminazione territoriale che il Napoli subisce su tutti i campi. È un sistema che va fermato, dimostriamo che si può e si vuole». Poi l’esito della sentenza va in tutt’altra direzione, e lui non riesce a comprendere: «Hanno colpito la vittima e non il carnefice», riferendosi evidentemente all’arbitro di Inter-napoli, Mazzoleni, che nel referto non aveva segnalato i cori razzisti che provenivano dagli spalti.
Il gigante d’ebano non sarà in campo domani sera contro la Lazio, eppure i giudici gli avevano espresso solidarietà e, dal punto di vista umano, anche comprensione. A loro aveva anche detto: «Non mi sono sentito tutelato, in campo i cori erano assordanti, ed io ero da solo contro gli insulti. Non è facile sopportare emotivamente la tensione. A San Siro non mi aspettavo un’accoglienza simile. Succede spesso, specie a Verona e Bergamo, ma lo so e in qualche modo mi preparo. Ecco, a Milano sono stato spiazzato».
Per De Laurentiis, la sentenza «rappresenta una umiliazione per tutto il calcio italiano, bisognava ridare a Kalidou la dignità che merita un ragazzo del Senegal. La squalifica andava tolta a prescindere dai regolamenti e dalla burocrazia. È stata persa la battaglia che l’uefa porta avanti e che il Napoli sostiene contro tutte le discriminazioni». Il presidente è deluso e amareggiato: «Così il calcio muore». www.corriere.it