Corriere della Sera

Ducati, la novità è il gioco di coppia La promessa di Dovizioso e Petrucci

Ecco la Rossa e la new entry Danilo: «Nessuno scudiero, con Andrea si lavora bene» La Vonn va piano Goggia: «Sto bene»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini Flavio Vanetti

Se Marc Marquez negli ultimi due anni ha sentito qualche brivido gelato sulla schiena è solo per merito della Ducati e di Andrea Dovizioso: loro sono stati gli unici capaci di ingolfargl­i ogni tanto il motore, confonderg­li qualche acrobazia e farci credere (o anche solo sognare, comunque non è poco) che sarebbe potuta finire diversamen­te. Ecco perché ieri alla presentazi­one ufficiale della Rossa 2019 a Neuchatel, nella sede del Centro di ricerca della Philip Morris, l’antico sponsor legato a Ducati fino al 2021, la domanda metafisica fondamenta­le era solo una: riuscirann­o i nostri eroi a conquistar­e quel titolo Motogp vinto una sola volta nel 2007 con Casey Stoner oppure resteranno soltanto dei magnifici guastatori?

La risposta, ovviamente, è piena di fiducia. «L’obiettivo è lottare per il titolo, anche se non siamo i favoriti», dice il gran capo di Ducati Corse, Gigi Dall’igna. E Andrea Dovizioso, alla sua settima stagione in rosso, spiega: «Non ho mai avuto un feeling così buono. Mi sento più comodo nei miei panni e con questa moto. Dopo sei anni di alti e bassi e tante litigate produttive, direi che ci siamo». Come sempre, Andrea non parla a vanvera. Viene infatti da due argenti mondiali di fila, ha vinto 6 gare nel 2017, 4 nel 2018, in totale ne ha conquistat­e 11 su 38 da quando in Malesia nel 2016 la sua storia ducatista è cambiata radicalmen­te. Nello stesso periodo solo Marquez ha fatto di più e neanche di tantissimo (15). Non solo: con il suo lavoro, la sopportazi­one delle pesanti delusioni iniziali, il rapporto non facile ma efficace con Dall’igna, Dovi ha fatto della Ducati una moto completa, capace di volare anche dove arrancava (la vittoria di Valencia a novembre è emblematic­a) e, in sostanza, di essere il riferiment­o tecnico del campionato. La differenza, ahilui, l’hanno fatta il super talento di Marquez, la continuità «media» (cioè i podi) e la capacità di ridurre l’errore. «Io ne ho fatti l’anno scorso — ammette —. Ma sono tutta esperienza che servirà quest’anno».

La vera novità però — al di là della nuova moto che verrà varata nei primi test 2019 il 6-8 febbraio in Malesia (per ora sappiamo che è molto rossa e assai aggressiva, in puro stile Ducati) — è il gioco di coppia che Bologna ha deciso di organizzar­e una volta salutato Lorenzo, passato alla Honda. Al suo posto infatti è arrivato Danilo Petrucci, promosso dal team satellite Pramac, e lui e Dovizioso hanno già cominciato a lavorare insieme in un modo mai visto in questo motomondo così individual­ista: «È vero, è un’anomalia. Vedremo se sarà un vantaggio», sorride Andrea. Di certo, come dice Claudio Domenicali, ceo di Ducati, «l’atmosfera nel box sarà migliore».

Ma non è solo questione di pacche sulle spalle. Racconta Danilo, con il «cuore che mi batte come quando sono arrivato in Motogp», che «Andrea Piloti

Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci sorridono davanti alla Ducati 2019: la nuova coppia in rosso punta in alto (Milagro) mi ha insegnato già un nuovo metodo di allenament­o e alimentazi­one, in più ho un nuovo psicologo e mi sono trasferito a Forlì vicino a casa sua. Lo scopo è doppio: per me sfruttare l’occasione della vita, finalmente su una moto ufficiale; per lui avere un compagno forte. Mi ha detto: “Io sono egoista, voglio che tu mi possa aiutare quando sarò in difficoltà”. E io cerco di farlo anche quando ci alleniamo in motocross…». Attenzione, però, a non equivocare: «Non dite che sarò lo scudiero che lo difenderà da Marquez… Io corro per me e questa benedetta prima vittoria in Motogp la voglio trovare». Servirebbe a lui (che ha un solo anno di contratto e la motivazion­e doppia di tenere il posto), a Dovizioso e alla Ducati. Mai stata così squadra, vedremo se sarà vincente come mai.

CORTINA «È facile tornare e puntare al podio. Ma tutto deve andare a modo mio: invece stavolta poco ha funzionato» dice Lindsey Vonn, al rientro dopo due mesi e attapirata dal 15° posto in discesa, nella Cortina dove ha vinto 12 volte. «Intanto io sono pronta: verifica la prossima settimana a Garmisch» le fa sapere Sofia Goggia a metà pomeriggio, presentand­o Radio Rtl 102.5 quale nuovo sponsor. Eccole qui, le regine della velocità. Separate nei duelli da due infortuni, ma unite da un filo invisibile che dal 2018 tiene viva una rivalità costruita sul rispetto reciproco: l’americana, caduta in novembre a Lake Louise, non ha convinto nella gara in cui l’austriaca Siebenhofe­r ha centrato la prima vittoria della carriera, battendo la favorita Stuhec e la connaziona­le Venier; l’azzurra, invece, ha annunciato «che il momento dei test è giunto». Prove di Garmisch, giovedì e venerdì: Sofia ci sarà e tirerà; invece la presenza nella libera di sabato resta sospesa: «Deciderò all’ultimo». Però dopo i dubbi lasciati a Natale dalla prima sciata — «Ho temuto di non farcela» — il malleolo peroneale, in cura dal 19 ottobre, s’è messo a fare giudizio. «Ho provato curve da superg, è tutto ok. Il Mondiale? Credo di andarci. E non per fare la comparsa». Un pensiero sulla Vonn? «In tv l’ho vista in difficoltà. Ma non dimentico che ha scritto la storia». Wonder Woman non ha convinto. Un po’ se lo aspettava: «Sono realista: non scio da due mesi». Nell’unico punto gelato ha scarroccia­to: errore irrimediab­ile anche perché la pista, causa la nevicata della notte, era stata accorciata. L’americana aveva poi il tutore non su un ginocchio solo (lo usa da tempo), ma su entrambi. Sembra un’atleta ai titoli di coda, eppure Lindsey non concepisce la rottamazio­ne e invita a seguirla oggi nella discesa bis, sul percorso completo delle Tofane. Medita la zampata tanto quanto Nicol Delago, che ieri ha scarabocch­iato un capolavoro: era virtualmen­te al comando, ma è uscita. «Butto via quella spigolata — dice — e mi tengo le cose positive. Oggi ci riprovo». Domani in superg avrà poi a fianco la sorella Nadia: sarà la prima volta assieme, in Coppa del Mondo, per le Delago sisters.

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(Milagro) Boss Claudio Domenicali, ceo di Ducati, e Gigi Dall’igna, direttore generale

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