«Né espulsi né respinti L’ho scritto al ministro: i giovani devono sbarcare»
La giudice Ajello: norme chiare, si controlli a bordo
SIRACUSA Ha scrutato il mare della costa siciliana dal finestrino di un aereo per una partenza già programmata, nonostante un febbrone a 38, ma prima di lasciare lo specchio d’acqua incattivito sotto l’etna imbiancato, Caterina Ajello, capo della Procura dei minori presso il tribunale di Catania, ieri mattina ha firmato otto lettere. Due per Matteo Salvini e Danilo Toninelli. Sei in copia per procuratore generale, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, prefetto di Siracusa, comandante della Capitaneria di Porto di Siracusa, Garante nazionale per l’infanzia e ufficio del Difensore dei diritti dei bambini presso il Comune di Siracusa.
Per dire che i minori a bordo della Sea-watch devono sbarcare?
«Per ricordare soprattutto al ministro dell’interno e al ministro competente sui porti un dato elementare e cioè che, nel rispetto del diritto italiano e delle norme internazionali, i minori lasciati sull’imbarcazione alla fonda, se ci sono, non possono essere né respinti né espulsi».
Se ci sono? Potrebbero non esserci?
«Le forze di polizia e le autorità marittime non hanno eseguito controlli, come mi è stato riferito al momento in cui ho inviato le missive. Spero lo facciano per avere dati certi e obiettivi. Ma, pur in assenza di notizie ufficiali, ho sentito il bisogno di intervenire, avendo ricevuto una allarmata richiesta da parte del garante dei minori di Siracusa sulla presenza di 13 bambini o ragazzi, fra i quali 8 non accompagnati, a bordo di questo natante che vediamo galleggiare a due passi dalla città».
Che cosa ha scritto a Salvini e Toninelli?
«La storia si ripete. Ho ricordato quanto prevede la normativa, come avevo dovuto fare nell’agosto 2018, quando si negava l’attracco alla nave Diciotti e poi si lasciavano altri minori a bordo, vietando così lo sbarco a chi ha diritto al permesso di soggiorno».
I ragazzi della Sea-watch hanno questo diritto?
«Bisognerà accertarlo con un controllo finora mancato. Allora i diritti furono elusi, trattandosi peraltro di soggetti eritrei che potevano essere ricollocati in altri Paesi membri dell’unione europea. Se adesso, come sostengono il garante e altre fonti, si trattasse di minori in condizioni analoghe, lasciandoli in mare, si violerebbero delle norme chiare».
Commettendo lo stesso reato contestato per il caso Diciotti a Salvini, come indicato dal Tribunale dei ministri di Catania?
«Siamo davanti ad un altro episodio da valutare dopo avere accertato il contesto e le identità dei soggetti. Possiamo dire che il fenomeno è lo stesso e che le norme interne e le convenzioni internazionali sono le stesse, imponendo in questi casi il divieto di respingimento e di espulsione. Come ho scritto nelle lettere, per i minori che “non possono beneficiare di strutture di accoglienza idonee, costretti a permanere in una condizione di disagio sino a quando la situazione politica internazionale non sarà risolta”, si determinerebbe “una grave violazione dei loro diritti”».
È il tema echeggiato in mattinata al tribunale di Catania dove ieri mattina per l’inaugurazione dell’anno giudiziario è esploso un applauso dedicato ai tre giudici del Tribunale dei ministri sotto attacco dei sostenitori di Salvini sui social per la richiesta di processare il ministro sul caso Diciotti. Ma Caterina Ajello era già lontana da quel mare in subbuglio, con il marito, un collega a capo dei Gip di Catania, entrambi iscritti a Magistratura indipendente, la componente «moderata» dei magistrati.