Corriere della Sera

Berlusconi: prego che il governo cada

L’ex premier torna all’aquila dopo il sisma del 2009. Iniziative in tutta Italia per i 25 anni di Forza Italia

- DALLA NOSTRA INVIATA Virginia Piccolillo

L’AQUILA Si affaccia dal balconcino della famiglia Ussorio ed esulta: «Vedete che non cade giù?». Silvio Berlusconi è tornato. Dieci anni dopo il terremoto, sceglie la città distrutta dal sisma che con fatica tenta di rinascere per risvegliar­e il suo elettorato in vista delle regionali d’abruzzo e delle Europee. E riparte dalle casette consegnate in fretta con tanto di spumante in frigo.

Sembra un secolo fa: i 309 morti, i 1.600 feriti e gli 80.000 sfollati. Il G8 spostato a L’aquila. I cantieri aperti giorno e notte. Poi le contestazi­oni, ripetute. E il lungo addio. Lo dice l’ex premier: «Sono commosso. Non ero mai tornato a L’aquila. Perché? Temevo di essere troppo rattristat­o dal fatto che non era ultimata la nostra opera di ricostruzi­one. E infatti è così». E aggiunge: «E poi temevo le manifestaz­ioni ben organizzat­e da parte della sinistra, tese a sminuire il mio operato. Mi accusarono di non raccoglier­e le macerie. Io stavo facendo anche questo con il genio militare, ma una delibera del consiglio comunale del sindaco Cialente ci impose di fermare l’opera di raccolta dicendo che l’avrebbero affidata a società locali. E dovetti sospendere le visite».

Ma nel 25esimo anniversar­io della fondazione di Forza Italia marca la differenza con chi è venuto dopo. E nei quartieri del Progetto Case va sul sicuro. Qui in molti la pensano come Emilio Pagani: «Dovrebbero baciare tutti dove cammina Silvio. Abbiamo avuto subito una casa vera, calda, con i mobili. Non una baracchett­a come quelle di Amatrice». La figlia concorda: «Se qualcuno ha imbrogliat­o sui materiali e due balconi sono caduti non è colpa sua».

Eppure il bagno di folla non c’è. Stanchi di attendere la ripresa gli aquilani sono andati via e molte «case» sono sfitte. Lui ricorda: «Consegnamm­o la prima casa dopo 4 mesi, inventai tre turni di lavoro per tenere aperti i cantieri anche di notte». Si prende qualche «Silvio sei grande» e se ne va.

All’auditorium della Cna i 350 posti sono esauriti. Anche in piedi ascoltano le sue parole contro i «veri» comunisti, i Cinquestel­le. Gridano «Silvio sei unico». Fuori e dentro, ragazzi con i gilet azzurri, che hanno accompagna­to iniziative del partito in tutta Italia. Ma c’è chi fa il paragone con l’arrivo di Matteo Salvini, che, all’aperto, aveva raccolto un migliaio di persone. Berlusconi lancia la stoccata al «governo che ogni giorno prego che cada: dice “sì” un giorno per dire “no” il secondo e “forse” il terzo. Ci sono persone inadeguate». Infine l’invito a votare Marco Marsilio, candidato di centrodest­ra alla Regione (FDI). Selfie. Una signora grida: «Silvio fagliela vedere ai traditori che ti hanno abbandonat­o». Lui sorride: «Se i traditori vanno via è meglio».

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Campagna Silvio Berlusconi, 82 anni, ieri all’aquila per la campagna elettorale di FI alle Regionali in Abruzzo

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