Corriere della Sera

Pd, Zingaretti al 51% nei circoli Pranzo con Prodi: l’ue torni centrale

Martina al 32,6%, poi Giachetti. Calenda: non farò da paravento all’allargamen­to

- di Giuseppe Alberto Falci

Non c’è ancora un vero e proprio endorsemen­t ma l’incontro tra Romano Prodi e Nicola Zingaretti è destinato a scuotere la corsa per la segreteria del Pd. Ieri, lontani da occhi indiscreti, il padre fondatore dell’ulivo e il governator­e del Lazio si sono visti a Bologna, a casa del Professore, a pochi passi da piazza Santo Stefano. Un pranzo di lavoro durato più di due ore nel corso del quale Prodi e Zingaretti si sarebbero confrontat­i sul destino dell’europa «che deve tornare protagonis­ta», sul destino dell’italia, non perdendo di vista la costruzion­e di un’alternativ­a alle destre populiste e sovraniste.

I due si conoscono da diversi anni, si stimano reciprocam­ente e hanno una comune visione dell’europa e del centrosini­stra unito e allargato. Non a caso, fanno notare, nel 2004 Zingaretti è stato il capo delegazion­e a Bruxelles di Uniti nell’ulivo nel Pse, la

L’incontro

Più di dure ore a casa del Professore

Tra i temi, come affrontare il populismo

creatura del professore che ottenne il 31% dei consensi, risultando la lista più votata. Ed entrambi poi condividon­o anche la stessa preoccupaz­ione: la partecipaz­ione alle primarie sarà la prima tappa «per riscoprire tutti insieme un percorso comune e cambiare così il destino».

Quanto al congresso del Pd, si aspettano i dati ufficiali delle Convenzion­i dei circoli che martedì dovrebbero essere diffusi dalla commission­e di garanzia. I dati parziali con oltre 136 mila iscritti fotografan­o una partita che registra Zingaretti al 50,8%, Martina al 32,6%, Giachetti 12,2%, Boccia 2,9% Corallo 0,8, Saladino 0,7%. Sarà possibile votare ancora entro oggi ma in alcune regioni del Sud le convenzion­i dei circoli procedono al ralenti. Ad esempio, in Sicilia mancherebb­ero all’appello i dati di quattro province: Siracusa, Palermo, Trapani ed Enna. E

in quest’ultima non si dovrebbe addirittur­a votare.

Intanto Zingaretti osserva i primi dati e incassa il risultato, seppur parziale: «Dal congresso sta venendo un bel segnale per me di affermazio­ne in tutto il Paese, dal Nord al Sud, questo mi fa piacere». Poi il governator­e si ferma e guarda avanti: «Ora uniti — scandisce — dobbiamo chiedere all’italia di mobilitars­i e

di venire ai gazebo il 3 marzo».

Dall’altra parte, il segretario uscente Maurizio Martina non si arrende. E dalla Capitale nel corso di un incontro cui ha preso parte anche Don Mazzi lancia la sfida a Zingaretti: «Possiamo vincere. Dobbiamo vincere. Siamo la mozione dell’unità. Al tempo dei muri la nostra idea deve essere quella di una comunità

forte, dove i legami sociali diventano la protezione delle persone». Martina crede nella remuntada e scalda i motori, martedì a Milano parteciper­à a un evento «Cambiare l’europa, cambiare l’italia» con Sala e l’ex ministro Calenda. E fa sapere che il 2 marzo, giorno della chiusura delle campagna per le primarie, sarà a Ventotene, luogo simbolo perché ricorda il manifesto Per un’europa libera e unita redatto da Altiero Spinelli.

Intanto Carlo Calenda, ospite del congresso di Più Europa e promotore di un manifesto unitario di stampo europeista e antisovran­ista, avvisa il Nazareno: «Se il Pd non è d’accordo fino in fondo, io non farò da paravento per un’operazione di allargamen­to del Pd».

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