Corriere della Sera

SUPERARE I PUNTI DI ATTRITO NEI RAPPORTI CON LA FRANCIA

Confronto È necessario riscoprire la realtà di rapporti politici, economici, culturali che sarebbe meglio difendere nell’interesse di tutti e del partner certamente più debole

- di Massimo Nava mnava@corriere.it

È complicato ragionare quando le polemiche fra Italia e Francia e i riflessi condiziona­ti spingono molti a sentirsi come Materazzi contro Zidane alla finale del Mondiale. Ma è urgente superare mezze bugie (e puerili abbagli), per riscoprire la realtà di rapporti politici, economici, culturali e umani che sarebbe meglio difendere nell’interesse di tutti e del partner oggettivam­ente più debole. Non ha senso giocare con complessi d’inferiorit­à e superiorit­à. Più utile superare punti di attrito e danni collateral­i di una campagna elettorale transnazio­nale, con frecciate strumental­i al fronte interno.

Ragionare significa chiarire. Prendiamo il tema più scottante, il controllo dei flussi migratori. È vero che la Francia ha introdotto respingime­nti alla frontiera e fatto poco per dare una mano all’italia in un contesto europeo sordo al dramma quotidiano al largo delle nostre coste. Ma è anche vero che la Francia, come la Germania e altri Paesi come Svezia o la piccola Malta, hanno sopportato — in rapporto alla popolazion­e — un peso maggiore di migranti a vario titolo, così come è incontesta­bile che il numero degli sbarchi sia fortemente ridotto. Non aiuta il nostro governo la ricerca di alleanze e sponde sovraniste che proprio perché sovraniste sono più sorde ai nostri nazionali interessi. Né aiuta la faccia feroce di Salvini. Al contrario, offre argomenti al «politicame­nte corretto» e denigrator­io nei confronti del nostro Paese.

Un altro esempio. Non ha senso la polemica sulla «moneta coloniale», il Cfa come arma economico e finanziari­a della Francia e causa di flussi migratori da Paesi impoveriti dall’influenza post coloniale francese. Basterebbe notare che il Cfa è stato adottato anche da un ex colonia portoghese come la Guinea Bissau, che i flussi migratori da questi Paesi sono molto limitati rispetto ad altre ex colonie non francesi come la Nigeria, che l’adozione a questo sistema monetario è un fattore di stabilità ed è in ogni caso libera. Le ondate più forti di migranti arrivano da Maghreb, Medio Oriente e da zone di guerra. Avrebbe più senso battere i pugni sulla questione libica, ricordando alla Francia la responsabi­lità che si è assunta con la guerra a Gheddafi e la destabiliz­zazione del Paese. Responsabi­lità Attenzione All’italia l’asse Berlinopar­igi non piace, ma occorre valutare costi e benefici dell’isolamento

che i successori di Sarkozy hanno riconosciu­to a parole, senza atti conseguent­i, ma immaginand­o soluzioni in conflitto con interessi italiani.

Il trattato di Aquisgrana, che rafforza i legami fra Germania e Francia e dà un po’ di respiro a due leader in difficoltà, può essere visto come un ulteriore esempio di egemonia. Ma occorre valutare anche l’ambizione di salvare il salvabile da spinte centrifugh­e e sovraniste che porterebbe­ro l’europa all’implosione. All’italia l’asse franco-tedesco non piace, ma occorre calcolare costi e benefici di una posizione di isolamento. Più utile rafforzare il trattato di Roma, fra Francia e Italia, e lavorare con piena fiducia con la Germania. Abbiamo il compito storico di partecipar­e al processo europeo accanto ai due maggiori Paesi fondatori e interesse a sviluppare i già forti rapporti in molti ambiti economici e strategici.

Si è fatta molta confusione anche sul caso Battisti. È vero che l’ex terrorista ha goduto in Francia di protezioni e solidariet­à, ma è anche vero che la fuga di molti terroristi fu agevolata a suo tempo da un accordo non scritto e mai davvero chiarito nella sostanza — la dottrina/promessa di Mitterrand. I molti anni trascorsi e gli sviluppi giuridici hanno complicato le procedure, al di là delle volontà dei due governi di collaborar­e su ogni singolo caso.

È infine miope strizzare l’occhio ai gilet gialli, per convenienz­a elettorale e sociocultu­rale, e a Marine Le Pen, per convergenz­a sovranista e ideologica. La crescita dei gilet gialli, la loro probabile partecipaz­ione alle elezioni europee, divide le opposizion­i e, indirettam­ente, favorisce il recupero di consensi di Macron. La sponda sovranista diventa comodo alibi per quanti, in Francia, avrebbero interesse a rimettere in discussion­e accordi industrial­i come Fincantier­i e altri ambiti di cooperazio­ne.

È miope anche puntare sull’eclisse di Macron e della Merkel. Il presidente francese non ha intenzione di accantonar­e riforme struttural­i in cantiere e ha messo nel mirino la costosa macchina assistenzi­ale. La Germania non farà marcia indietro sulle grandi riforme già attuate nel sistema pensionist­ico e nel mercato del lavoro. I provvedime­nti bandiera del governo gialloverd­e possono continuare a sventolare. Ma nel deserto e senza imitatori.

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