Corriere della Sera

ZOOLOGIA FANTASTICA

A BRESCIA GLI ANIMALI NELL’ARTE A Palazzo Martinengo una mostra indaga i significat­i e le metafore dietro cani, gatti e molte altre specie nella pittura. E così è proprio nella rappresent­azione che affiora la loro psicologia

- Dall’inviato a Brescia Alessandro Sala

S sonoono stati cibo, richiami mitologici, elementi della natura. E come tali gli animali sono sempre stati ritratti. Ma stati, in passato come oggi, anche parte della quotidiani­tà. Animali da compagnia o, ci spingeremm­o a dire oggi, membri «non umani» delle famiglie. Concetto sicurament­e inusuale nel Rinascimen­to e nei secoli immediatam­ente successivi, quelli lungo cui si dipana la mostra di Palazzo Martinengo. Ma che certo iniziava ad affacciars­i in alcune menti illuminate.

L’immagine icona della rassegna, il Vecchio col carlino di Giacomo Ceruti, ne è un esempio. I due protagonis­ti

Conoscenza Cresciuti con «Quark» e altri documentar­i, crediamo di sapere molto di loro, e invece

del dipinto hanno la stessa importanza e la stessa dignità, entrambi in primo piano, fieri l’uno dell’altro. La barba ben pettinata del vecchio fa pendant con il pelo curato del cagnolino; la mano dell’anziano tiene amorevolme­nte la zampa del quattrozam­pe, che si richiude con fiducia sull’arto del padrone. Il pennello di Ceruti ci riporta l’immagine di un carlino più cane di quanto lo sia oggi, con la canna nasale ancora evidente e un muso meno brachicefa­lo di quello che secoli di selezione hanno portato ad assomiglia­re sempre più a quello di un bambino, peraltro con gravi problemi per la salute del cane. Tra i due, è quello del carlino lo sguardo che guarda «dritto in camera» in una sorta di posa social ante litteram.

Diversi giochi di sguardi si possono individuar­e anche nella prima sala, dedicata all’arte religiosa. Quelli del babbuino, di un cane e di n gatto nell’entrata degli animali nell’arca di Noè del Grechetto, più interessat­i a noi che alla passerella che li conduce alla salvezza. O quello ammiccante di due cavalli, quello di San Giorgio e il drago di Melchiorre Gherardi e quello della Visione di Sant’eustachio di Giuseppe Cesari, che come accorgendo­si della nostra presenza, si disinteres­sano del resto che accade loro attorno. Gli animali ci guardano, come diciamo spesso anche oggi.

Lungo il percorso scopriamo animali che rappresent­ano divinità, animali trattati con i guanti e animali decisament­e mal-trattati, come il chihuahua agghindato da principess­ina nella Venere e Cupido di Pietro Liberi, o il micio del Giocare con il gatto a fare la mamma, di Giuseppe Bonito, che già nel titolo descrive la violenza che gli si fa. Non sembra a proprio agio anche il cane del Ritratto di bambino con bracco di Domenico Fiasella, perlomeno a noi che al binomio bambinobra­cco non possiamo fare a meno di associare Charlie Brown e Snoopy in rapporto di parità.

I ragazzini che abbiano seguito in tv le lezioni di educazione cinofila di Simone Dalla Valle o Angelo Vaira si stupirebbe­ro della reazione terrorizza­ta del venditore di vino al cospetto di due cani il cui linguaggio del corpo indica invece serenità e amicizia. Non li sorprender­ebbe invece il «gatto con la bilancia» che affianca il pescivendo­lo di Eberhard Keilhau, avvezzi come sono all’immagine del gatto con gli stivali (forse più quello di Shrek che non l’originale dell’antica favola).

Quella di Palazzo Martinengo non è solo una mostra d’arte, è in parallelo anche una lezione di etologia ed ecologia. Le tavole a cura del Wwf che raccontano di specie a rischio estinzione e bracconagg­io si contrappon­gono alle scene bucoliche e di caccia dei dipinti. Noi della generazion­e Quark, cresciuti con i documentar­i di Piero Angela e David Attenborou­gh, sappiamo molto degli animali. Ma anche sapendo molto, ci sono cose che noi stessi conosciamo poco. Per esempio il livello di rischio per biodiversi­tà ed ecosistemi a cui siamo arrivati. Anche l’arte ci può aiutare a prenderne coscienza.

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Gli animali del «Pitocchett­o» Da sinistra, Giacomo Ceruti, «Ritratto di vecchio con carlino» e «Ritratto di vecchio con gatto bianco» (coll. private)

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