Corriere della Sera

Zeus, il cigno invaghito di Leda Le mille metamorfos­i di un dio

Tramutato anche in toro o aquila. Così il cosmo si unisce alla vita umana

- Di Giuseppina Norcia

IGreci lo chiamavano Hieros gamos, il matrimonio sacro tra gli dei che diedero origine al mondo. Così Urano dio-cielo, si unì alla sua sposa Gaia, madre terra; così fecero Zeus ed Era, distesi su un immenso letto di fiori. Ci sono anche dee innamorate di uomini, come Afrodite invaghita di Anchise, e donne amate da un dio che le insegue fino ai confini del mondo.

Sono innumerevo­li le unioni di Zeus con donne mortali, «nozze» sovrannatu­rali e insieme carnali in cui il dio, nel suo gioco di inganno e seduzione, assume la forma di animali diversi.

Eccolo, il mutaforme, trasformat­o in un toro dal manto dorato: emana un profumo più intenso di quello dei fiori per ammaliare la giovane Europa; altrove lo troviamo in forma di aquila per possedere Asteria, o di cigno, per unirsi a Leda, cingendola con le sue ali bianche. Così lo raffigura Aracne tessendo la tela meraviglio­sa con cui sfida Atena prima d’essere trasformat­a in ragno dalla dea, punita per la sua tracotanza (e per la sua bravura) nei versi immortali di Ovidio.

Nel susseguirs­i delle unioni metamorfic­he, le forze del cosmo, della natura e del mondo animale si intreccian­o ad antichi simboli cultuali, «incontrano» la vita umana.

Leda è figlia di Testio, re d’etolia, e sposa di Tindaro, re di Sparta. Quando Zeus si invaghisce di lei, della sua avvenenza, si muta in cigno fingendosi inseguito da un’aquila per trovare accoglienz­a tra le braccia della donna. È in questa forma che si unisce a lei sulle rive dell’eurota, il fiume ricco di allori dove le ragazze spartane correvano in gara, unte come uomini.

Ancor più della loro unione, è sovrannatu­rale il frutto di quell’amplesso, simbolo stesso dell’origine della vita: l’uovo deposto da Leda che, schiudendo­si, genera Elena. In quell’intreccio di riti, storie e luoghi che è la quintessen­za del pensiero mitico, descrivend­o la Laconia Pausania narra di averlo visto pendere, ravvolto in fasce, dal soffitto del santuario delle Leucippidi. Gli abitanti lo credevano l’uovo di Leda, quasi che quel guscio potesse davvero durare secoli e non perire mai, come la creatura che ne era emersa. «Dicono che un giorno Leda trovò un

Incanto e complessit­à La caccia amorosa di molti racconti mitici, un pericoloso intreccio di animali, uomini, divinità

uovo, color giacinto», canta la divina Saffo.

Man mano che ci addentriam­o nel labirinto delle storie, l’intreccio si complica. Così altrove si narra di Zeus-cigno unito non a Leda ma a Nemesi. Lui la vede — la guardiana della legge cosmica è bella come Afrodite — e la insegue, attraversa­ndo la terra ferma e il mare, mentre lei muta instancabi­lmente forma per sfuggirgli: è un’oca selvatica nell’istante in cui la raggiunge. Quando poi dal ventre di Nemesi fuoriesce un uovo, Hermes lo prende e lo porta a Sparta, ponendolo sul grembo di Leda: così lei alleva, come fosse sua, la minuscola figura di donna emersa dal prezioso scrigno.

Nasce dunque da Leda o da Nemesi, divina emissaria della necessità, la bellezza che incanta, quella che può scatenare una guerra? Il tessuto senza orli del mito non dà mai una risposta univoca.

«Per la più bella». Il pomo della discordia cadde con un tonfo dinanzi alle tre dee. Era il pranzo di nozze di Peleo e Teti. Anche loro si erano amati inseguendo­si, in quella forma antichissi­ma della caccia amorosa in cui i racconti mitici sembrano sovrappors­i.

Come Nemesi, Teti si trasforma molte volte prima di cedere all’amore di Peleo, quasi a voler mettere alla prova le capacità del suo pretendent­e mortale: prima fiamma, poi leone, è una seppia quando cede alla forza dell’amplesso.

Non è un caso che Achille ed Elena, gli impareggia­bili per grandezza e solitudine, nascano da una fuga, da un gioco di metamorfos­i, da un intreccio che unisce pericolosa­mente animali, uomini e dei. Sono figli dello squilibrio e della complessit­à.

Fu forse un vagheggiam­ento, un sogno di poeti e viaggiator­i l’idea di una terra incantata in cui congiunger­li: Leukè, l’isola Bianca in cui Achille ed Elena si sarebbero incontrati, dopo la morte, per trascorrer­e insieme l’eternità.

Si dice che la notte i due sposi banchettin­o e cantino la loro stessa storia; lontani e fulgidi come simulacri, celebrano la poesia che li ha resi immortali.

Giuseppina Norcia, scrittrice, grecista e divulgatri­ce culturale è autrice di «L’ultima notte di Achille» (Castelvecc­hi editore, 2018)

 ??  ?? Seduzione Francesco Ubertini detto Bachiacca (1494 - 1557), «Leda e il cigno», olio su tavola, provenient­e da Bergamo, Accademia Carrara
Seduzione Francesco Ubertini detto Bachiacca (1494 - 1557), «Leda e il cigno», olio su tavola, provenient­e da Bergamo, Accademia Carrara

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy