Corriere della Sera

DIRITTO COLLETTIVO E DATI SANITARI Cannabis Droga leggera?

Che cosa sappiamo davvero degli effetti sul cervello causati da un’assunzione prolungata della marijuana? Interrogat­ivi e polemiche, partiti dagli Stati Uniti, sono approdati anche al di qua dell’atlantico . Vediamo quali sono le indicazion­i che danno per

- di Giovanni Corrao*

Ogni volta che riceviamo una prestazion­e medica da una struttura pubblica o privata convenzion­ata, lasciamo un’impronta captata dagli archivi elettronic­i regionali, che registra i dati sull’oggetto della prestazion­e, sulla struttura che la eroga, e sull’identità di chi la riceve. La Regione la usa per gestire il sistema, ad esempio per rimborsare chi ha erogato la prestazion­e ma questi dati possono fornire indirizzi per orientare i processi decisional­i: per esempio sulle cure che ottengono migliori successi a costi minori. Però quando si prospetta la possibilit­à di utilizzare questi dati per fini non direttamen­te istituzion­ali si entra in un terreno scivoloso, come è stato ricordato nei giorni scorsi a Milano nel convegno «Cancer real world: from need to challenges», organizzat­o dalla Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dal Centro Interatene­o Healthcare Research & Pharmacoep­idemiology. Quale rischio corriamo, infatti, che dati sensibili come quelli sulla nostra salute, escano dalle piattaform­e istituzion­ali che li custodisco­no? Chi è autorizzat­o ad accedervi? Quali misure devono essere adottate per garantirne il sicuro e corretto utilizzo?

La ricerca medica si fonda su due principi etici. Il primo, basato sull’etica individual­e, si traduce in una serie di norme tese a garantire che il cittadino venga tutelato dal rischio che la sua identità sia svelata a chi analizza i dati. Il secondo, basato sulla cosiddetta etica collettiva, è espression­e del diritto all’avanzament­o della conoscenza finalizzat­a al continuo migliorame­nto delle cure. La storia ha insegnato che il diritto debba basarsi sull’equilibrio tra questi due principi. La protezione del singolo individuo è da salvaguard­are, e per questo il Garante per la Protezione dei Dati Personali raccomanda l’utilizzo di sistemi che consentano di anonimizza­re le informazio­ni che identifica­no una persona. Ma anche l’etica collettiva è un valore, ovvero al cittadino deve essere garantito che i suoi dati vengano utilizzati per la comunità. Ciò comporta che il rischio dal quale ognuno di noi dovrebbe essere tutelato è di mettere a disposizio­ne i nostri dati per uno studio scientific­o mal disegnato e/o dietro al quale si nascondano finalità di mercato. Entrambi questi principi devono pertanto guidare la definizion­e dei vincoli di utilizzo dei dati del mondo reale per fini di ricerca.

* Ordinario Statistica Medica Univ. Milano-bicocca. Dir. Centro Interatene­o Healthcare Research & Pharmacoep­idemiology

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