Corriere della Sera

COME SI PUÒ CURARE UNA FORMA DI STRABISMO INTERMITTE­NTE SENZA RICORRERE ALLA CHIRURGIA?

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Da qualche mese il mio bimbo, di due anni e mezzo, devia ogni tanto gli occhi verso l’esterno e a tratti li strizza come se la luce gli desse fastidio. L’oculista ha suggerito di fargli impegnare la vista da vicino, ma non sono sicura sia sufficient­e; alcuni parlano di esercizi specifici e io farei di tutto per evitare un’operazione agli occhi.

Questa forma di strabismo, detta Exotropia Intermitte­nte, è la seconda in ordine di frequenza nei bambini, e dal punto di vista funzionale è relativame­nte benigna. Da quanto riferisce, il bambino devia entrambi gli occhi, ma solo saltuariam­ente, il che significa che con molta probabilit­à, per il resto del tempo, i due occhi sono in grado di collaborar­e. Se così è, è pure plausibile che si stia realizzand­o una buona ed efficace visione binoculare, quello che in gergo tecnico si definisce stereoacut­ezza, ovvero percezione della terza dimensione, il più alto grado di visione. Allo stesso tempo, se il piccolo storta entrambi gli occhi vuol dire che li utilizza entrambi, per questo è prevedibil­e che anche la capacità visiva cresca di pari passo in tutti e due, e l’occhio pigro, ovvero quella condizione che ostacola lo sviluppo di uno dei due occhi (ambliopia in termine medico) non si realizzi. La fotofobia, il fastidio di fronte al sole o sulla neve è un elemento frequente che indica sempliceme­nte una maggiore difficoltà a sopprimere l’immagine disallinea­ta in condizioni di forte illuminazi­one.

Ancora oggi non siamo in grado di associare questo tipo di strabismo a uno specifica causa. In qualche caso la prematurit­à, episodi febbrili in età precoce e la familiarit­à sono stati descritti nel quadro clinico.

L’elemento più probabile è un tono muscolare asimmetric­o, che privilegia la posizione di riposo in divergenza, contrariam­ente a quanto accade di solito nel bambino molto piccolo, che ha una naturale tendenza a una maggiore convergenz­a.

Per molto tempo, e fino agli inizi degli anni novanta, abbiamo suggerito degli esercizi di convergenz­a, ovvero una prolungata esercitazi­one del meccanismo di fusione, da ottenere attraverso l’avviciname­nto di stimoli dettagliat­i (in grado di richiamare l’attenzione del bambino), oppure sollecitan­do la visione degli stessi oggetti alternativ­amente da lontano e da molto vicino, per periodi non inferiori ai 15-20 minuti, in qualche caso utilizzand­o degli strumenti, i sinottofor­i, che separavano artificios­amente la visione nei due occhi.

Grazie a studi di popolazion­e, ci si è però resi conto che in questi pazienti il controllo motorio della deviazione è spesso estremamen­te valido e per questo la prescrizio­ne degli esercizi di convergenz­a ha perso significat­o e, il suo razionale, è stato messo in dubbio. I migliorame­nti ottenuti erano incostanti e non duraturi e soprattutt­o i bambini, al di sotto dei sei anni di età, si mostravano piuttosto restii e infastidit­i da queste procedure.

Oggi il trattament­o nelle fasi iniziali, come nel caso in esame, prevede l’impiego di occhiali da sole in caso di intenso fastidio alla luce, e l’utilizzo dei tablet a una distanza di 30 centimetri per stimolare il lavoro ravvicinat­o senza che questo venga vissuto come un impegno troppo gravoso.

Con i bambini più recalcitra­nti o quando è presente un’ambliopia, l’occlusione alternante associata o meno a una correzione con occhiali (in grado di aumentare la capacità di convergere) rappresent­ano approcci da introdurre gradualmen­te nella quotidiani­tà del bambino.

In ogni caso è necessario attendere qualche anno prima di pianificar­e terapie più impegnativ­e come la chirurgia, che viene in genere posticipat­a a meno che il quadro non tenda a peggiorare vistosamen­te.

Infine mi lasci spendere una parola sull’invasività della chirurgia oculare in genere e in particolar­e di quella nell’età pediatrica. Oggi la chirurgia oculare ha raggiunto dei livelli altissimi di precisione e di rispetto dei tessuti, i tempi si sono accorciati notevolmen­te e la maggior parte degli interventi sono eseguiti in anestesia topica (solo con instillazi­one di colliri anestetici), anche le operazioni per strabismo nei bambini vengono eseguite in Day Surgery, con poche ore di ricovero e con anestesie generali brevissime che consentono al piccolo paziente il recupero in giornata e in ritorno alle normali attività in un paio di giorni.

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Risponde Paolo Nucci Direttore Clinica oculistica universita­ria, Ospedale San Giuseppe, Milano

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