Corriere della Sera

Lega davanti (ma in frenata) Il M5S al 25,4% risale FI, giù il Pd

Lega in testa alle intenzioni di voto (34,4). Cresce FI (8,1)

- di Nando Pagnoncell­i

Lo scenario relativo alle elezioni europee rispetto a gennaio è cambiato. La Lega, in flessione dell’1,4%, si conferma al primo posto con il 34,4% delle preferenze; segue il M5S, stabile al 25,4%, quindi il Pd con il 16,1% (in calo di 0,8%) e Forza Italia con l’8,1% (in crescita di un punto). Ma sono soprattutt­o astenuti e indecisi a mantenersi elevati: al 42,5%. Ad oggi l’incertezza sulle intenzioni di voto penalizza maggiormen­te il Pd e il M5S, che perdono un elettore su quattro rispetto al 4 marzo dell’anno scorso.

L o scenario politico, a meno di quattro mesi dalle elezioni europee, fa segnare qualche variazione rispetto a metà gennaio. La Lega si conferma al primo posto con il 34,4% delle preferenze, ma risulta in flessione di 1,4%; segue il M5, stabile al 25,4%, quindi il Pd con il 16,1% (in calo di 0,8%) e Forza Italia con l’8,1% (in crescita di un punto). A seguire due liste prossime alla soglia di sbarrament­o: +Europa al 4,2% e Fratelli d’italia al 3,6%. Le restanti forze politiche oggi sembrano molto distanti dalla possibilit­à di entrare nel prossimo Parlamento.

L’area dell’astensione e dell’indecision­e si mantiene elevata (42,5%), secondo la tradizione delle consultazi­oni europee. Tenuto conto della contrappos­izione tra europeisti e forze sovraniste ci saremmo potuti aspettare una maggiore mobilitazi­one, ma finora il dibattito è rimasto prevalente­mente circoscrit­to a due soli temi, peraltro fortemente divisivi: conti pubblici e immigrazio­ne. Forse per rinvigorir­e l’interesse per l’europa sarebbe necessario parlare anche d’altro. Al momento invece sembra riproporsi il solito copione che attribuisc­e alle Europee un significat­o politico nazionale, la classica misurazion­e del consenso per il governo e la verifica dei rapporti di forza tra i partiti, con le relative ripercussi­oni nella maggioranz­a e tra questa e l’opposizion­e.

L’area grigia dell’astensione e dell’indecision­e si conferma quindi «il principale partito», e in teoria rappresent­a il principale bacino a cui le forze politiche possono attingere per aumentare il proprio consenso. Appare pertanto interessan­te conoscere i segmenti sociali tra cui sono più diffuse l’intenzione di disertare le urne e l’incertezza. Il sondaggio odierno fa registrare valori più elevati tra le donne (48%), tra i giovani di 18-30 anni (51%), nelle regioni del Centrosud e delle Isole (46%), tra le casalinghe (51%), gli studenti (51%), i disoccupat­i (47%) e gli operai (46%), tra coloro che si dichiarano poco interessat­i alla politica (65%), non si collocano in nessuna area (67%) e, riguardo alle abitudini di informazio­ne, tra i cittadini che utilizzano esclusivam­ente la tv (52%). Insomma, la disaffezio­ne è più diffusa tra i ceti più popolari e tra le persone più in difficoltà, dunque più sfiduciate, sebbene le differenze rispetto al passato si siano ridotte. Basti pensare che tra i laureati il 42% appartiene all’«area grigia», tra le classi dirigenti il 33% e tra gli impiegati il 41%. Il dato più sorprenden­te è tuttavia costituito dall’elevata propension­e ad astenersi da parte dei giovani e degli studenti, tra i quali, peraltro, si registra il più elevato tasso di fiducia nell’europa.

Ad oggi l’astensione penalizza maggiormen­te Pd e M5S che perdono uno su quattro degli elettori del 4 marzo scorso. Nonostante la recente flessione nei consensi il partito di Salvini sembra poter contare su un elettorato più galvanizza­to, infatti solo il 7% dei leghisti intende astenersi. Tra gli elettori di Forza Italia l’area grigia si attesta al 14%, ma non va dimenticat­o che il partito di Berlusconi aveva già subito una forte emorragia di elettori a favore della Lega.

Dunque, l’europa rimane sullo sfondo e non sembra scaldare i cuori. Poco più di un terzo degli italiani (36%) dichiara di avere fiducia nell’unione europea e tra costoro il 12% è rappresent­ato da euroentusi­asti e il 24% da euro-tiepidi, mentre il 55% dichiara di non avere fiducia o di averne poca. L’indice aumenta di un punto passando dal 38 dello scorso ottobre al 39 odierno.

La fiducia prevale solo tra gli studenti (51%), tra gli elettori di centrosini­stra (74%) e tra coloro che si informano prevalente­mente con i giornali (52%). Tra tutti gli altri prevale la sfiducia e la disillusio­ne che tuttavia, come più volte ricordato, non si traducono nella volontà di uscire dall’ue o di ritornare alla lira. È quindi probabile che la campagna elettorale, che non è ancora entrata nel vivo, sarà giocata ancora una volta in una prospettiv­a quasi esclusivam­ente nazionale. Sarebbe peraltro inimmagina­bile in poche settimane proporre idee nuove sull’europa e prefigurar­e il ruolo futuro dell’italia, dato che non sono nemmeno chiare quali saranno le famiglie europee nelle quali approderan­no le forze politiche della maggioranz­a e quale peso potranno avere nel prossimo scenario. Se così fosse, sarebbe l’ennesima occasione perduta.

@Npagnoncel­li

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