Corriere della Sera

E Di Battista fa il parigino

La linea soft dell’ex deputato: ce l’hanno con i 5 Stelle per la storia del franco coloniale

- di Tommaso Labate

«Ma certo che sì, assolutame­nte sì», risponde senza neanche mezzo secondo di esitazione Alessandro di Battista a chi è riuscito a chiedergli nelle ultime quarantott’ore — quelle della crisi diplomatic­a tra Parigi e Roma — se considera la Francia un Paese amico. «Ma come potrei non considerar­e amico il popolo francese? La mia compagna è francese...», aggiunge sorridendo. C’è un’altra domanda, forse addirittur­a più importante della prima. Il leader dell’ala barricader­a del Movimento Cinque Stelle pensa che «l’incontro» con i gilet gialli e il percorso tutto da scrivere in vista di una convergenz­a a Bruxelles possono essere scambiati per un’istigazion­e alla rivolta contro il governo di un Paese amico? «Ma certo che no», è la sua riflession­e. «Nella maniera più assoluta». Nessuno all’interno del partito di maggioranz­a relativa in Italia — sono i suoi pensieri — può immaginars­i di voler supportare una rivolta contro una democrazia vicina, anzi confinante, e amica. E, se non proprio nessuno, di certo non lui.

Nelle ultime ore, Di Battista è scomparso dai radar italiani. Si trova in Francia, guarda caso, adesso. Militanti e osservator­i lo cercano sempre, di questi tempi, soprattutt­o nei momenti in cui la temperatur­a registrata dal termometro dello scontro interno alla maggioranz­a gialloverd­e sale fino a indicare una febbre alta. Sta succedendo spesso, succede spesso, succederà ancora più spesso da lunedì, quando uno tra M5S e Lega uscirà sconfitto dalle elezioni abruzzesi. Di Battista attaccherà Salvini? Di Battista scavalcher­à a sinistra Di Maio? Che cosa farà Di Battista, quale sarà la sua prossima mossa? Sulla questione diplomatic­a italo-francese, la sua posizione potrebbe rappresent­are una sorpresa. La Francia è un Paese amico e nessuno può incitare alla rivolta contro un governo confinante democratic­amente eletto. Risposte nette come netta è la consapevol­ezza che un percorso comune tra Movimento Cinque Stelle e gilet gialli sia tutto da costruire, da verificare, da vedere. Con i punti di domanda che sono legati all’eterogenei­tà dei ribelli francesi, che non hanno piattaform­a nazionale definita né leader riconosciu­ti o riconoscib­ili.

Su un punto, probabilme­nte, l’analisi di Di Battista sulla tensione italo-francese diverge da quella di molti altri esponenti del governo Conte, a cominciare dai leghisti. La «bandiera» del Movimento Cinque Stelle è convinta che dietro le rimostranz­e diplomatic­he dell’eliseo «non ci sia affatto» la questione della vicinanza del movimento coi gilet gialli. «La questione è un’altra», ha spiegato nelle ultime ore evocando quali sarebbero, secondo lui, «le cose che hanno dato veramente fastidio» all’eliseo. A cominciare dalla «luce che abbiamo acceso» sul mancato processo di decolonizz­azione dei francesi in Africa, culminato col dibattito sul Franco Cfa. «Noi abbiamo sollevato una serie di questioni», aveva scritto su Facebook. «Il controllo da parte dei governi francesi delle risorse africane; il tema del Franco Cfa, una moneta stampata a Lione e poi mandata a quattordic­i Paesi africani, che toglie sovranità monetaria all’africa; il superament­o di una serie di regole stupide per una nuova politica europea sull’immigrazio­ne». Sono tasselli che, ripete Di Battista dalla Francia, che «fanno parte del dibattito in corso dentro i partiti di opposizion­e a Macron. Non solo i gilet gialli ma anche nella sinistra di Melenchon si parla di questo…».

Già, l’immigrazio­ne. Di Battista è uno consapevol­e che il flusso migratorio dall’africa non potrà diminuire e convinto che nessuno potrà consentire il remake del film andato in scena con la destituzio­ne di Gheddafi, «voluta soprattutt­o dalla Francia». Che, però, anche a dispetto della ricostruzi­one fatta da Conte ad Angela Merkel e immortalat­a nel fuorionda di Piazzapuli­ta su La7, resta un Paese amico.

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Ex deputato Alessandro Di Battista, 40 anni, del Movimento Cinque Stelle

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