Strage nel ritiro dei campioncini del Flamengo
I giovani del Flamengo, la squadra più popolare, carbonizzati nel centro di allenamento: 10 le vittime
Sette giovanissimi atleti del Flamengo e tre impiegati della società brasiliana sono morti l’altra notte, sorpresi da un incendio che ha parzialmente distrutto il centro di allenamento. Anche tre feriti.
RIO DE JANEIRO Jorge Eduardo, Vitor, Cristian, Athila il loro sogno lo stavano già vivendo. Quattordici e quindici anni, l’età in cui qualcuno ha già deciso che un futuro nel pallone lo puoi avere, e stai vestendo la maglia più famosa del Brasile. Quasi tutti scuri di pelle, di origini modeste, arrivati dalle periferie di tante città diverse, i «pulcini» del Flamengo morti carbonizzati nell’incendio di un centro di allenamento. In tutto le vittime sono dieci, tre adulti e sette adolescenti, e in ospedale uno dei tre feriti è molto grave, con metà del corpo ustionato.
La tragedia nella notte, forse a causa di un corto circuito nell’ aria condizionata, ha gettato nello sconforto l’intero Brasile. Il Flamengo, si dice qui, non è una tifoseria, è una «nazione», dall’alto dei suoi 30 milioni di fan sparsi per tutto il gigantesco Paese. «Il giorno più triste nei 123 anni
di storia del nostro club», ha detto il presidente Rodolfo Landim. La maglia rossonera a strisce orizzontali, se mai verrà fatta un’indagine, dev’essere il capo di abbigliamento più diffuso nel Brasile, dentro e soprattutto fuori gli stadi. Obbligatoria o quasi per i tifosi nei giorni delle partite.
Si chiamava «Ninho do Urubu», il nido dell’avvoltoio, questo centro di allenamento a una trentina di chilometri dal centro di Rio, non lontano dalla cittadella olimpica del 2016. Qui i ragazzini che avevano passato le selezioni per entrare nelle giovanili, a partire appunto dai 14 anni, vi si trasferivano a vivere. Dai pulcini del Flamengo è passato un pezzo della storia del futebol brasiliano: da Zico a Julio Cesar, da Aldair a Leonardo, e poi Adriano, Felipe Melo e le ultime promesse partite per l’europa come Vinicius Jr e Paquetá. Il sogno, appunto, di tutti i ragazzini innamorati del pallone; una realtà per quelli baciati dal talento e dalla fortuna.
Come stava succedendo a Cristian Esmerio, 15 anni, portiere. Aveva conquistato non solo la maglia rossonera ma anche quella verde-oro della Seleção. Era già stato convocato per la nazionale Under 17, dopo aver partecipato e vinto un torneo giovanile Nike per quindicenni lo scorso anno. In semifinale aveva parato un rigore, in finale altri due. Eroe del trionfo, aveva riempito i social di foto sue con la coppa. Arthur Silva veniva da lontano, dal Sergipe, e passava la sera al telefonino con parenti e amici. L’altra notte, ansioso e insonne per l’imminenza del suo compleanno - avrebbe compiuto 15 anni oggi - aveva mandato messaggi fino alle 4 del mattino, poco prima dell’incendio. Vitor Isaias, 14 anni, giurava che sarebbe diventato il prossimo grande artilheiro (goleador) del Flamengo. Abile in area, veniva da Florianopolis, nel Sud, dove aveva già vinto a 11 anni un torneo locale e il titolo di capocannoniere.