«Hanno sparato per uccidere e possono rifarlo»
«Inverosimili» le dichiarazioni sul perché sono tornati sul luogo della rissa, «gravemente lacunosa» la ricostruzione del movente, «ostinata» la reticenza nell’indicare la vera provenienza dell’arma. Preso atto del loro silenzio nell’interrogatorio di garanzia, il gip Costantino De Robbio accoglie la richiesta di arresto a carico di Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. «Nulla da aggiungere» alla ricostruzione fornita in questura, spiegano gli avvocati Giulia Cassaro e Francesco De Federicis. Ma è proprio in virtù di quanto detto (e omesso) dai due rei confessi dell’agguato a Manuel Bortuzzo che il giudice non solo accoglie l’impostazione della Procura — tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi — ma traccia per i due un profilo di «assoluta pericolosità». Scrive il gip: «I due indagati, dopo aver programmato un omicidio non riuscito per cause indipendenti dalla loro volontà, hanno poi ideato un piano tendente a garantire almeno parzialmente la loro impunità, dimostrando la proclività al delitto e l’assoluta mancanza di resipiscenza». Altro che addolorati e mossi da un senso di giustizia verso la loro incolpevole vittima, come hanno sostenuto. «Appare evidente che i due — prosegue il gip — una volta appreso dagli organi di stampa del ritrovamento dell’arma con (verosimilmente) le impronte del Marinelli abbiano deciso di costituirsi provando a circoscrivere la responsabilità al solo sparatore, senza riuscire a fornire però una ricostruzione dei fatti minimamente convincente». Le modalità del delitto e la personalità dei due soggetti denotano anzi «la mancanza di scrupoli e controllo», tanto da costituire «un rischio altissimo di reiterazione di delitti della spessa specie».