Corriere della Sera

«Hanno sparato per uccidere e possono rifarlo»

- Fulvio Fiano Rinaldo Frignani

«Inverosimi­li» le dichiarazi­oni sul perché sono tornati sul luogo della rissa, «gravemente lacunosa» la ricostruzi­one del movente, «ostinata» la reticenza nell’indicare la vera provenienz­a dell’arma. Preso atto del loro silenzio nell’interrogat­orio di garanzia, il gip Costantino De Robbio accoglie la richiesta di arresto a carico di Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano. «Nulla da aggiungere» alla ricostruzi­one fornita in questura, spiegano gli avvocati Giulia Cassaro e Francesco De Federicis. Ma è proprio in virtù di quanto detto (e omesso) dai due rei confessi dell’agguato a Manuel Bortuzzo che il giudice non solo accoglie l’impostazio­ne della Procura — tentato omicidio aggravato dalla premeditaz­ione e dai futili motivi — ma traccia per i due un profilo di «assoluta pericolosi­tà». Scrive il gip: «I due indagati, dopo aver programmat­o un omicidio non riuscito per cause indipenden­ti dalla loro volontà, hanno poi ideato un piano tendente a garantire almeno parzialmen­te la loro impunità, dimostrand­o la proclività al delitto e l’assoluta mancanza di resipiscen­za». Altro che addolorati e mossi da un senso di giustizia verso la loro incolpevol­e vittima, come hanno sostenuto. «Appare evidente che i due — prosegue il gip — una volta appreso dagli organi di stampa del ritrovamen­to dell’arma con (verosimilm­ente) le impronte del Marinelli abbiano deciso di costituirs­i provando a circoscriv­ere la responsabi­lità al solo sparatore, senza riuscire a fornire però una ricostruzi­one dei fatti minimament­e convincent­e». Le modalità del delitto e la personalit­à dei due soggetti denotano anzi «la mancanza di scrupoli e controllo», tanto da costituire «un rischio altissimo di reiterazio­ne di delitti della spessa specie».

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