È importante comprendere le ragioni di quanto accadde
Caro Aldo, condivido ciò che lei ha scritto circa Giampaolo Pansa e la sua ricerca storica sulla guerra civile fra il '43 e il '45 del secolo scorso, e i suoi strascichi. C’è sempre un rapporto di causa ed effetto negli eventi che si succedono, effetto che a sua volta diventa causa di un altro effetto e così via all’infinito. Luigi Leoni
A parer mio, la criticità che caratterizza l’analisi della Resistenza sta proprio nel non aver mai parlato dei suoi tanti e tragici lati oscuri, almeno fino al momento in cui ci ha pensato Pansa. Si sa benissimo ciò che accadde prima quando, come lei giustamente sostiene, i «vinti» avevano il coltello dalla parte del manico. Si sapeva e forse si sa ancora poco di quanto avvenne dopo il 25 aprile. Nicolò Tinebra
Riporto il racconto di mio suocero che, dodicenne, vide deportare il padre perché «non simpatizzante» del regime su denuncia di un conoscente. Dopo la guerra quel giovane, si avvicinò a mio suocero dicendo: «Ero amico di tuo padre...», probabilmente all’oscuro che il deportato, fortunatamente, era rientrato in Italia. Mio suocero avrebbe voluto ucciderlo. Poi decise di ignorarlo. Ma che fatica fece!
Marco C.
Caro Aldo, condivido la sua risposta sul libro di Pansa. Vi si dicono fatti veri, che mettono in corretto contesto i fatti – veri – scritti nel libro. I buoni furono perseguitati dai vinti quando questi avevano il «coltello in mano». Successivi decenni di retorica hanno fissato la differenza fra buoni e vinti nella superiorità morale dei primi. E può dirsi, in complesso, che ciò sia vero. Ma siamo sicuri di poter equiparare le turpitudini degli uni e degli altri? Credo che il merito del (non eccezionale) libro di Pansa sia di tenere sveglio il dubbio. Specie in epoca di profeti improvvisati, detentori di certezze assolute, a prescindere…
Roberto Invernizzi Caro Roberto non si tratta di equiparare e neanche di giustificare, ma di comprendere le ragioni di quel che accadde.