Cimbri: «Il riassetto di Unipol? Più forti nelle assicurazioni»
«Puntiamo sui servizi, dalla mobilità alla sanità». «Al 20% in Bper»
«Con la vendita di Unipol Banca completiamo un lungo percorso, cominciato nel 2010, che ha condotto il gruppo a rifocalizzarsi pienamente nel settore assicurativo, il nostro core business. Nel 2012 abbiamo rilevato Fonsai, diventando il primo operatore nazionale nei rami danni. Oggi siamo un gruppo esclusivamente assicurativo. Questa sarà la base di partenza per il nuovo piano industriale che presenteremo in maggio, dopo aver rinnovato il consiglio». Carlo Cimbri, che guida il gruppo Unipol, sottolinea così il valore strategico della cessione della banca a Bper comunicata ieri. E aggiunge: «In quanto primi azionisti siamo pronti a supportare l’istituto modenese in eventuali scelte in direzione di un consolidamento, che riteniamo necessario in Italia. E in quanto importanti investitori istituzionali vogliamo fare la nostra parte per riportare il Paese a crescere. Un dovere per noi e per tutti».
In Bper salirete dal 15 al 20%?
«Ne abbiamo l’autorizzazione. E mi sento di poter dire una cosa, con una battuta: a meno che Bper nel piano industriale che renderà noto a fine mese non dica che desidera trasformarsi in una società ricreativa, penso che aumenteremo la nostra partecipazione. La banca sarà così in una posizione unica nel caso intenda procedere a nuove aggregazioni: ha alla spalle un azionariato stabile con due soci, Unipol e la Fondazione Banco di Sardegna. Noi siamo intenzionati a dare il supporto necessario per la crescita. Bper a sua volta deve completare l’opera di pulizia, rispetto alla quale noi abbiamo dato una mano in questa occasione rilevando un portafoglio di crediti deteriorati».
L’accordo prevede che Bper vi corrisponda cash 220 milioni. Perché non avete concordato anche un pagamento in azioni?
«Perché così non siamo vincolati a crescere: vorremmo farlo solo se lo riterremo opportuno sulla base del piano strategico Bper».
E sulla bancassurance?
«Siamo usciti dalla partnership con Banco Popolare per concentrarci nella banca assicurazione con B pere Popolare Sondrio. Funziona benissimo e non abbiamo intenzione di cambiar estrada ».
L’intesa prevede anche l’acquisto di crediti deteriorati dal gruppo Bper attraverso Unipolrec, la vostra società che gestisce npl. Volete crescere nel settore?
«Non è una linea di business in cui il gruppo intende diversificare gli investimenti ma un asset. Valuteremo sui risultati se converrà tenerlo, fare alleanze o cederlo».
Quali saranno le linee guida
Aggregazioni
Come azionisti stabili sosterremo i modenesi in altre eventuali iniziative di consolidamento
del nuovo piano?
«Partiamo da quello concluso a fine 2018. Unipolsai ha realizzato utili cumulati per 1,86 miliardi rispetto al target di 1,4-1,6 e distribuito dividendi per 1,17 miliardi superando l’obiettivo fissato a un miliardo. Unipol ha fatto 1,8 miliardi di utili e assegnato quasi 400 milioni di dividendi nonostante la maxipulizia della banca per 1,2 miliardi. Bene, passando al nuovo business plan posso dire che ci stiamo pensando con un’ottica bifronte: proiettandoci sull’unipol che verrà, con un orizzonte ad almeno 10 anni, e restando al breve, cioè sui tre anni».
Da quale cominciamo?
«Dall’evoluzione sul lungo periodo: desideriamo ci veda sempre più protagonisti in settori contigui a quelli che costituiscono il nostro portafoglio. In estrema sintesi intendiamo far crescere i ricavi da servizi legati alle polizze».
Non siete gli unici.
«Noi procederemo sulla base delle nostre attuali caratteristiche, che in certi casi sono peculiari, e ciò potrà favorirci non poco sotto il profilo competitivo. Qualche esempio. Siamo i primi in Italia nell’assicurazione auto con 10 milioni di assicurati e il 25% del mercato e siamo leader europei nella scatola nera con 4 milioni di dispositivi installati. Bene: ci sono altre cose che possiamo fare nell’ambito della mobilità? Sì. In quella condivisa (car sharing e noleggio a lungo termine) o in servizi che possono avere come base la disponibilità gigantesca di dati sullo stile di guida dei nostri clienti. Un altro settore è il welfare. Siamo leader nella salute. Stiamo insomma guardando a macrosettori di bisogni sui quali intervenire allargando la nostra prospettiva di assicuratori».
E sul breve termine?
«Intendiamo migliorare la redditività in ogni settore».
Lei ha parlato di welfare, di salute. Qual è il futuro ruolo delle compagnie in questi settori “pubblici”?
«Nel 2015 sono intervenuto sul Corriere sul tema dell’integrazione pubblico-privato nella sanità e nei rischi catastrofali. Lo Stato, che dispone di risorse decrescenti, ha già ridotto le prestazioni nella sanità e le famiglie pagano ogni anno 40 miliardi, un terzo rispetto alla spesa sanitaria nazionale. Se non vogliamo che la salute resti privilegio di pochi dobbiamo coprire i rischi di tanti con la mutualità, attraverso fondi integrativi. E lo stesso vale per terremoti e alluvioni. In presenza di una sotto-assicurazione massiccia, possiamo pensare ad assicurazioni obbligatorie anche per equità fiscale. Oggi interviene lo Stato con le risorse provenienti dalle imposte sul reddito. Sarebbe più equa una mutualità estesa a tutti proprietari di case. In entrambi i temi le compagnie possono svolgere un ruolo importante a fianco dello Stato».
Il percorso
Con la vendita di Unipol Banca completiamo un lungo percorso, cominciato nel 2010
L’ania ha parlato di un patto sulle infrastrutture.
«Concordo, è sempre più evidente la necessità di infrastrutture sulle quali far marciare una crescita che ora non c’è. Le compagnie sono investitori proiettati per natura sul lungo periodo. Le infrastrutture possono essere investimenti che soddisfano queste caratteristiche in presenza di un rendimento, anche se non “portentoso”, stabile e duraturo».