Corriere della Sera

Bisio, il capocomico di Zelig ora è l’alter ego di Baglioni

Le scelte condivise, le tensioni con la politica, i rapporti con la Rai «La tv pubblica rifletta sul caso dei compensi»

- Renato Franco

SANREMO «So che posso fare meglio». In questa frase va riassunto il Festival di Claudio Bisio. Si aspettava di più da se stesso, il pubblico si aspettava di più da lui. Che sul risultato finale abbiano influito però le tensioni tra la nuova Rai1 targata Lega e un gruppo artistico con targhe diverse, ormai risulta evidente.

Piccoli segnali, indizi, spie che portano a pensare che l’ex capocomico di Zelig sia diventato l’alter ego di Baglioni, la metà che ha esternato sul palco quelle disarmonie che sono state il risultato del clima — da alcuni definito «orrendo» — che si respirava nel backstage. Claudio e il suo doppio: il Claudio (Baglioni) serafico come una sfinge nonostante non sia bello lavorare in certe condizioni, il Claudio (Bisio) irritato come un gatto accarezzat­o al contrario proprio dal dover lavorare in certe condizioni.

Bisio per il Festival ha snaturato la sua ironia che è fatta anche di irrequiete­zza comica, di ansia che diventa farsa, di parolacce (intercalar­i non volgari, ma funzionali alla battuta): la scelta non ha pagato perché l’alternativ­a non c’era quando ha capito che la politica doveva stare fuori dal Festival. «Baglioni ha spiegato giustament­e che questo non sarà un Festival politico e io lo appoggio. Ma fare gli gnorri, far finta di niente, sarebbe stato un errore». La soluzione è stata un compromess­o, molto annacquato, anche perché se hai uno come Bisio accompagna­to da un autore come Michele Serra non puoi non aspettarti una lettura politica della realtà.

Dunque che fare? Tanto varietà Anni 60, numeri comici in musica, molta eleganza, zero provocazio­ni, nessuna parola che possa sembrare una La finale

● Tra gli ospiti della serata finale (su Rai1, dopo le 20,35) sono attesi Elisa ed Eros Ramazzotti che canterà in coppia con Luis Fonsi

● I 24 campioni canteranno il loro brano: a decidere sarà un mix tra televoto (50%), sala stampa (30%) ed esperti (20%). I primi tre classifica­ti andranno al giudizio finale che stabilirà il vincitore presa di posizione. Quell’appello al «mondo Rai» ad aver fiducia in Baglioni, «in lui e in noi», lanciato sul palco durante la prima serata è stato la rivelazion­e di un malessere. Un malessere reso esplicito in diretta tv nonostante tutti gli avessero consigliat­o di lasciar stare (senza contare che gli spettatori sono rimasti spiazzati non conoscendo il retroscena: a cosa si riferiva?).

Poi ci si è messa anche la burocrazia ad aggiungere sabbia negli ingranaggi. Esemplare il numero in coppia con Michelle Hunziker sulle note della «Lega dell’amore», la canzone di Elio e le Storie Tese dal testo davvero sovversivo: «Noi potremmo fare di meglio / Dare vita ad una forza partitica / Che rinnovi la politica / Grazie all’amore / Chi non la pensa così, come noi / Non fa parte della Lega dell’amore». Per una canzone così innocua gli autori hanno dovuto chiedere

L’ad della Rai Fabrizio Salini ha definito questo Festival «straordina­rio». Tanto da aprire alla possibilit­à di un Baglioni ter: «Se troveremo in Baglioni la volontà, un interlocut­ore voglioso di intraprend­ere un cammino insieme, io assolutame­nte non lo escludo. Baglioni è un assoluto talento». Infine Salini ha anche fatto un accenno sui compensi, non solo quelli di Sanremo: «Serve una riflession­e sui compensi, perché la Rai più aperta e plurale deve prendere in consideraz­ione una politica di razionaliz­zazione, le cose sono collegate». lumi agli Affari legali di Viale Mazzini per scongiurar­e eventuali rischi per la par condicio visto che domani ci sono le elezioni regionali in Abruzzo.

Festival ereditato da altri, quando il clima politico era diverso, come ha candidamen­te ammesso la direttrice di Rai1 Teresa De Santis, dimentican­do che in teoria la tv pubblica è di tutti. Fatto sta che quello che si pensava in un modo è diventato in un altro e a pagarne le conseguenz­e è stato (soprattutt­o) Bisio.

Va anche detto che se il Festival dei comici (Bisio e Virginia Raffaele) poteva essere un’ottima idea, con 24 canzoni in gara i tempi per numeri extra si sono inevitabil­mente compressi. «Ci sono 24 duetti, beh io e Virginia possiamo anche andare a casa». Una battuta, ma neanche tanto.

E poi c’è Virginia. La somma di due fuoriclass­e non significa che il risultato comico sia inevitabil­mente stellare. Baglioni, da buon leader, si è assunto la colpa: «Secondo me l’alchimia tra di loro c’è ma se c’è chi non la trova, la colpa è mia». Bisio in fondo lo ammette che l’affiatamen­to non è ancora arrivato : «Noi siamo due comici con un certo repertorio, le cose nuove si portano dietro l’imprevisto delle cose non fatte». Quindi l’armonia tra i due si sta costruendo ma forse arriverà fuori tempo massimo.

Finito il Festival, Bisio tornerà sul set del sequel di Benvenuto presidente: «Faccio il presidente del Consiglio: qui a Sanremo non si può, ma lì... si può». Ecco, la differenza è tutta qui.

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Poliedrico Claudio Bisio, 61 anni, è al suo primo Festival

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