Corriere della Sera

«Ci giochiamo le carriere»

L’inter a Parma per la svolta Spalletti scuote la squadra e aspetta i gol di Icardi a secco da 2 mesi in serie A

- Alessandro Bocci

MILANO Per fare l’inter ci vuole Icardi, quello vero, non la fotocopia sbiadita che ha indossato la maglia numero 9 nelle prime settimane del nuovo anno. Maurito è il capitano e la speranza di una squadra che deve ritrovare in fretta se stessa dopo un gennaio nero in cui è stata sbattuta fuori dalla Coppa Italia e non ha vinto neppure una partita in campionato. Un brusco richiamo alla realtà dopo l’autunno d’oro. Andando avanti così il terzo posto è a rischio, come la panchina di Spalletti, nonostante le inevitabil­i assicurazi­oni dei dirigenti. E allora al Tardini, dove l’inter ha vinto uno scudetto ma la tradizione resta sfavorevol­e, e contro quel diavolo imprendibi­le di Gervinho che ha appena segnato una doppietta alla Juventus, serve una svolta «perché in ballo ci sono le nostre carriere», racconta l’allenatore. Ed è facile, nelle sue parole, leggere l’urgenza del momento.

Non è una vigilia banale, non lo è soprattutt­o per Spalletti che sa quanto sia indispensa­bile «ripartire». E non è solo una questione tattica: «In campo bisogna mettere tutte le nostre conoscenze, ma anche un po’ di cuore che può fare la differenza», il messaggio rivolto al gruppo, apparso apatico, quasi demotivato, contro Torino e Bologna, partite senza gioco e senza gol.

Tocca a Icardi scuotere l’ambiente. E un centravant­i ha una sola strada per riuscirci: i gol. Maurito non segna, a parte la Coppa, da quasi due mesi, 56 giorni e 6 partite in cui più che del suo rendimento in campo si è parlato del rinnovo del contratto. Chissà

Questione di cuore In campo bisogna mettere tutte le nostre conoscenze, ma anche un po’ di cuore

che i due argomenti non siano legati da un filo invisibile, ma resistente. È probabile di sì perché l’incertezza, specialmen­te nei giocatori, provoca uno strano malessere e si riflette sul prato verde. Il resto lo ha fatto l’ingombrant­e Wanda, moglie ma anche manager del campione, che sbandiera tutto sui social o nelle comparsate televisive, alimentand­o sottili tensioni nell’ambiente nerazzurro. Secondo Spalletti non mancano solo i gol del centravant­i «ma l’ultimo pezzetto delle nostre immense qualità. Icardi ha talento, ma il talento viene dopo il lavoro di squadra. Un giocatore da solo non basta. È

il gruppo che ci deve evitare certe cadute e rilanciare la nostra classifica». Può darsi. Ma quando Icardi segna, l’inter vola. Il contratto, invece, arriverà. Marotta non ha fretta anche perché non ha alcuna intenzione di accontenta­re Wanda, che di milioni per il marito nel vuole quasi 10 netti a stagione e per adesso non è arrivato neppure a 7. Ma nel frattempo l’inter deve ricomincia­re a correre perché la stagione sta entrando nel vivo e gli appuntamen­ti, con l’arrivo dell’europa League, si moltiplich­eranno senza tregua.

Giocare, in un momento così, è anche un vantaggio. Ogni settimana si riparte da zero, ogni partita è un’occasione di rivincita, una nuova partenza. «La situazione è quella che è, servono risposte forti, subito», dice il tecnico. Vincere per riaggiusta­re la classifica e scacciare il fantasma di Conte, che ha messo pressioni su una squadra all’improvviso senza certezze. Spalletti però dice di non tremare per la sua panchina: «Con l’inter in estate ci siamo legati tre anni perché eravamo consapevol­i di dover fare un percorso che avrebbe richiesto tempo. Per me la prospettiv­a non è cambiata». Il rischio è che sia cambiata per la società.

La prospettiv­a

Con la società ci siamo legati tre anni, perché eravamo consapevol­i che serve del tempo

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(Ansa, Getty Images) Tensione Luciano Spalletti, 59 anni, e Mauro Icardi, 25

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