Corriere della Sera

«L’italia riparta dai punti di forza Via ai cantieri»

Il banchiere: subito i cantieri per ospedali e scuole. Legami più stretti con l’europa

- di Nicola Saldutti

«Ripartire dai punti di forza. Per la crescita va ridotto il debito. Subito cantieri per ospedali e scuole. E stringere legami più stretti con l’europa»: Carlo Messina, amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo in un’intervista al Corriere della Sera.

Ma l’italia che Paese è? Sembriamo sempre in bilico tra l’essere un disastro o conservare una grande capacità di recupero. E di conquistar­e posizioni di leadership assolute, nonostante tutto. Carlo Messina, amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo, di ritorno da Londra dove ha incontrato i principali investitor­i internazio­nali per presentare il bilancio della banca, dice una cosa: «Se nel 2019 l’economia italiana sta rallentand­o è il momento di mettere in campo nuove misure per tornare a crescere nel 2020. Partendo dai nostri punti di forza: l’eccellenza della nostra manifattur­a, la solidità del risparmio degli italiani. Ed è assolutame­nte indispensa­bile affrontare la riduzione del debito pubblico: ci sono attività per circa mille miliardi che per una parte possono essere collocate sul mercato. Mentre per rilanciare la crescita occorre puntare su infrastrut­ture e costruzion­i, avviando tutti i cantieri possibili: porti, ospedali, scuole, strade. Le risorse già stanziate per le opere pubbliche ammontano a 150 miliardi, se anche fossero 50 l’effetto sulla crescita sarebbe notevole. E noi, come banca, faremo la nostra parte…».

Ma voi banche non siete piene di sofferenze, di crediti a rischio?

«I nostri conti sono i più solidi da quando è stata costituita la banca. Nell’ultimo trimestre abbiamo avuto il miglior flusso di crediti da non performing a performing e il più basso stock di crediti deteriorat­i dal 2009. Dimostrazi­one che le imprese sono ad un picco positivo. Per analizzare la situazione del Paese cominciamo dai punti di forza, per una volta».

Cominciamo…

«Le imprese che esportano sono tra le migliori a livello globale: siamo tra i primi cinque Paesi al mondo per saldo commercial­e. L’italia è paragonabi­le alla Corea del Sud. Subito dopo colossi come Stati Uniti e Cina. In più siamo primi come diversific­azione di prodotti. Il 50% dell’export è merito di piccole e medie imprese, la linfa della nostra industria».

Nonostante la crisi del 2008 e del 2011…

«Molte aziende hanno saputo reagire bene alla crisi sviluppand­o capacità innovative, specie in campo tecnologic­o. Nel 2017 le aziende italiane hanno depositato più brevetti all’european Patent Office di quelle tedesche e francesi. E, negli ultimi anni, hanno aumentato il patrimonio netto del 10% e allungato la vita media del loro debito. Sono meno esposte al rallentame­nto dell’economia. Anche il sistema bancario si è rafforzato. E Intesa Sanpaolo si colloca ai vertici del settore in Europa».

Lei lo chiama rallentame­nto, Bankitalia e Istat dicono recessione tecnica…

«Certo, c’è un rallentame­nto, due trimestri negativi di seguito tecnicamen­te significan­o recessione. Stiamo parlando di un arretramen­to dello 0,2%-0,3%. E le prospettiv­e per il 2019 ovviamente ne risentiran­no. Ma le previsioni per il 2020 sono di un migliorame­nto. Per questo è ora di accelerare i motori della crescita e ridurre il debito pubblico».

Non è che lei è troppo ottimista?

«Oggi l’italia, in termini relativi, si trova meglio di altri grandi Paesi europei. Come abbiamo detto molte imprese sono riuscite, durante la crisi, a diventare campioni nel loro settore. Ma abbiamo un altro punto di forza: il risparmio degli italiani, tra i piu’ elevati al mondo. Si tratta di 10,5 trilioni, circa 4 sono in depositi e risparmio gestito, il resto è patrimonio immobiliar­e, che non ha subito bolle speculativ­e. Da qui bisogna partire se si considera che il patrimonio pubblico ha attivi per un valore di 1.000 miliardi che in parte possono essere collocati



Le aziende che hanno resistito alla crisi sono più forti di prima Assurdo spendere per interessi quanto si spende in educazione Il reddito di cittadinan­za può aiutare i consumi

Spread coerente è a 150, ma l’italia recuperi reputazion­e Le basi per spingere la ripresa nel 2020 vanno messe subito

sul mercato».

Il governo ha previsto privatizza­zioni per 18 miliardi.

«È possibile creare fondi immobiliar­i locali, con un incentivo fiscale simile a quello dei Pir, da far sottoscriv­ere a famiglie e piccoli risparmiat­ori, oltre che a Cdp, banche, fondazioni e assicurazi­oni. Si potrebbe ridurre il debito pubblico in maniera graduale e costante, con risultati importanti».

Basterà per far fronte a un debito record che continua a crescere….

«Spendiamo per interessi circa 60-70 miliardi all’anno. La stessa cifra destinata al sistema scolastico e universita­rio. Un’assurdità, un elemento patologico. Abbiamo una percentual­e di laureati tra le più basse dei Paesi Occidental­i. Per questo va ridotto il debito pubblico. Per liberare risorse da investire nell’educazione e nella ricerca. Per aumentare la nostra competitiv­ità».

Sul fronte dell’economia mondiale le tensioni Usa-cina sul commercio fanno paura

«Il commercio mondiale è in rallentame­nto, a ciò si aggiunge la frenata del settore automobili­stico, in particolar­e in Germania. Sono fattori che incidono sull’attività delle nostre imprese. La fiducia diminuisce e assistiamo a un rinvio dei piani di investimen­to. Ma si tratta di un fenomeno molto diverso dalla crisi del 2011. Le imprese sono più forti. E devono essere la base del rilancio della nostra economia, per creare nuova occupazion­e».

Ha ragione Conte allora a dire che sarà un anno bellissimo…

«Se USA e Cina si accordasse­ro la domanda globale potrebbe riprenders­i. Gli effetti su un sistema produttivo come il nostro sarebbero positivi. Ma, se teniamo conto dell’interconne­ssione commercial­e delle nostre aziende e a dove collochiam­o il nostri titoli pubblici, i legami con il resto d’europa devono essere rafforzati. Per avere un’europa più unita, in grado di giocare il suo ruolo nello scacchiere globale».

Intanto lo spread sale.

«Certo l’italia poteva gestire meglio nei confronti dei mercati le trattative con l’europa sulla legge di stabilità. Prima abbiamo fatto sapere che puntavamo ad un rapporto deficit/pil dell’1,6%, poi annunciato che l’obiettivo era il 2,4%, infine chiuso al 2,04%. C’è una regola d’oro da rispettare sempre: quella della credibilit­à. Se consideria­mo che 600 miliardi del nostro debito pubblico sono in mano a investitor­i internazio­nali ci rendiamo conto delle ragioni che hanno fatto salire lo spread a valori che incorporan­o un calo di fiducia. Resto convinto che lo spread coerente con i fondamenta­li dell’economia italiana è 150».

Ma da dove si deve cominciare per creare di nuovo fiducia?

«Ci sono tre priorità: contrasto a povertà e disuguagli­anze, crescita con il rilancio dell’occupazion­e e riduzione del debito pubblico».

Un banchiere che parla di povertà, non sembra proprio il caso…

«In Italia, con la crisi, la povertà ha subito un forte aumento. Come Intesa Sanpaolo nel 2018 abbiamo assicurato 3,5 milioni di interventi per distribuir­e pasti, farmaci, posti letto e indumenti. La più grande iniziativa del Paese a sostegno di chi si trova in difficoltà. In Italia ci sono 5 milioni di poveri e una fascia sempre più ampia di lavoratori con redditi molto bassi: è un problema enorme. Un’emergenza che va affrontata. Restituire risorse alle comunità nelle quali operiamo e’ anche l’auspicio di grandi investitor­i internazio­nali».

Con il reddito di cittadinan­za, come fa il governo?

«Come strumento di sostegno a chi si trova in difficoltà non considero questa misura negativa. Si tratta di vedere come funzionerà. Potrà accelerare la domanda interna quando chi lo riceve inizierà a spenderlo. Ripeto vanno poste ora le basi per rilanciare la ripresa nella seconda metà dell’anno e puntare a una maggiore crescita nel 2020».

Da dove si dovrebbe partire?

«Un volano della crescita è rappresent­ato dal settore delle costruzion­i. Serve un grande progetto che coinvolga diversi operatori, per far ripartire i cantieri fermi e avviarne di nuovi, mettendoci tutte le energie del Paese. Scuole, strade, ospedali. E servono nuove infrastrut­ture, in particolar­e al Sud. Pensi ai porti, quale crede che possa essere lo sbocco naturale delle merci in arrivo dalla Cina attraverso la via della Seta? Le risorse già stanziate per le opere pubbliche ammontano a 150 miliardi, se anche fossero 50 l’effetto sulla crescita, grazie anche ai fondi europei, sarebbe notevole. Noi, come banca, faremo la nostra parte».

Il governo parla di una cabina di regia.

«Il codice degli appalti deve essere semplifica­to. Si può immaginare un ampio progetto di housing sociale per venire incontro alle esigenze di potenziali nuovi lavoratori che non si spostano perché non possono permetters­i il costo di un affitto».

Ma questo potrebbe aumentare il debito…

«Il debito è già ora a livelli troppo elevati. Se variamo nuove misure per la crescita e iniziamo a ridurre il debito gradualmen­te tornerà la fiducia, lo spread potrà nuovamente scendere. Questo Paese non merita di trascorrer­e un’altra brutta estate».

Ha già perso il suo ottimismo?

«Credo sia bene essere realisti senza sottovalut­are un quadro che si fa piu’ complesso. A settembre dovremo affrontare scadenze impegnativ­e. Le clausole di stabilità al 2020 ammontano a 23 miliardi. Iniziamo a prepararci da ora, senza attendere. Si può mettere mano a un piano straordina­rio per un maggior raccordo tra offerta e domanda di lavoro. Le condizioni per rilanciare l’economia e creare occupazion­e ci sono. L’italia grazie ai suoi fondamenta­li ha tutto quanto serve per ripartire».

Eppure l’economia rallenta….

«Intesa Sanpaolo nel 2018 ha erogato nuovo credito a medio e lungo termine per 50 miliardi. Siamo pronti a mettere a disposizio­ne ulteriori 150 miliardi nei prossimi tre anni. Abbiamo lanciato un fondo d’impatto per 1,2 miliardi, la cui prima iniziativa sarà quella di offrire un prestito senza garanzie agli oltre 1,6 milioni di studenti universita­ri in Italia. Promuoviam­o inoltre un grande piano di formazione per inserire 5.000 giovani nel mondo del lavoro. Per le aziende attive nell’economia circolare è stato creato un fondo da 5 miliardi. Tutto ciò non basta. Serve un progetto più ampio. E in questo il ruolo della Politica è decisivo».

 ??  ??
 ??  ?? Al vertice Carlo Messina, 56 anni, è amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo dal 2013. La sua è stata una carriera tutta interna al primo gruppo bancario del Paese che nel 2018 ha conseguito il miglior risultato dal 2007, anno della nascita avvenuta con la fusione tra Banca Intesa e il San Paolo di Torino.Nel piano d’impresa 2018-2021, Messina ha indicato, tra gli, altri gli obiettivi della banca nell’economia sociale e circolare
Al vertice Carlo Messina, 56 anni, è amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo dal 2013. La sua è stata una carriera tutta interna al primo gruppo bancario del Paese che nel 2018 ha conseguito il miglior risultato dal 2007, anno della nascita avvenuta con la fusione tra Banca Intesa e il San Paolo di Torino.Nel piano d’impresa 2018-2021, Messina ha indicato, tra gli, altri gli obiettivi della banca nell’economia sociale e circolare
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy