Corriere della Sera

La piazza anti populista

Nessuno sconto ai provvedime­nti-bandiera

- di Dario Di Vico

Nel corteo la rottura con il populismo politico. Ora serve un’agenda. Nessuno sconto ai provvedime­nti bandiera.

Se è difficile dar torto alla battuta di Marco Bentivogli secondo la quale il populismo sindacale è stato «l’ostetrica» del populismo politico si può dire che ieri tra i due segmenti della demagogia contempora­nea è stato costruito un muro divisorio. La mobilitazi­one romana di piazza San Giovanni si è rivelata doppiament­e importante: ha segnato il ritorno delle confederaz­ioni sulla grande ribalta e ha visto la scelta dei gruppi dirigenti convalidat­a da un significat­ivo successo di partecipaz­ione. Non era scontato, eppure non è tutto. La discontinu­ità forse più rilevante la si è registrata sul piano dei contenuti e dell’orientamen­to di fondo della manifestaz­ione. Non solo, infatti, è stata messa sul banco degli accusati l’agenda della coalizione gialloverd­e — quella che privilegia quotidiana­mente i sondaggi e le urne ai temi dello sviluppo — ma il sindacato non ha concesso nessuno sconto di rating ai singoli provvedime­nti-bandiera del governo.

Dai pre-pensioname­nti di quota 100 al reddito di cittadinan­za fino alla flat tax per le

I fronti comuni

I sindacati dovrebbero provare a individuar­e le convergenz­e con il mondo dell’impresa

partite Iva, i provvedime­nti sociali che Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno concepito per onorare la cambiale con i propri elettori sono finiti nel mirino di Cgil-cisl-uil che ne hanno messo a nudo le contraddiz­ioni e le incongruen­ze e denunciato le nuove disuguagli­anze che rischiano di produrre. La demagogia almeno ieri non ha pagato e le confederaz­ioni hanno posto le premesse per riprenders­i la primogenit­ura della giustizia sociale, quella che il populismo ha sfilato loro usandola poi per lottizzare la Consob, attaccare i francesi e demonizzar­e gli stranieri. Si può e si potrà in futuro essere d’accordo o meno con le singole rivendicaz­ioni di Cgil-cisl-uil ma nelle società democratic­he è questo il ruolo che devono assolvere i sindacati liberi, altrimenti meglio chiudere bottega. Se la manifestaz­ione di ieri avesse il potere di ridare a Cesare quel che gli compete, se contribuis­se a ripristina­re la dialettica tra politica e corpi sociali, avremmo compiuto un importante passo in avanti.

Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo dal palco hanno chiesto a gran voce al governo di essere consultati sulle misure di politica economica necessarie per contrastar­e la recessione e hanno anche assicurato che in caso contrario non demorderan­no.

Vedremo se ne saranno capaci, di sicuro dovranno nel frattempo lavorare alla loro piattaform­a per individuar­e meglio le priorità e renderla intelligib­ile alla pubblica opinione. Poi dovrebbero forse provare a individuar­e le convergenz­e possibili con il mondo della rappresent­anza d’impresa che oggi si muove secondo logiche e obiettivi non molto distanti da quelli di Cgil-cisl-uil. La preoccupaz­ione per la non-crescita è analoga e non potrebbe essere altrimenti. Il 2019 per come si presenta rischia di lasciare sul campo morti e feriti in termini di chiusura di imprese e riduzione degli occupati. In qualche settore, segnatamen­te la disastrata filiera del mattone, la convergenz­a tra imprese e sindacati è ancora più visibile e si attende, infatti, a breve la mobilitazi­one degli edili che dovrebbe servire anche a dare continuità alla piazza di San Giovanni. Poi forse verrà il turno dei metalmecca­nici alle prese con le fosche previsioni del mercato dell’auto.

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 ??  ?? I volti in piazza Sopra: D’alema, Cofferati ed Epifani; qui accanto Zingaretti e, sotto, Martina
I volti in piazza Sopra: D’alema, Cofferati ed Epifani; qui accanto Zingaretti e, sotto, Martina

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