Un mese senz’alcol E si impara a moderarsi
L’idea nat a nel Regno Unito nel 2012 si conferma anche ora vincente. L’invito a rinunciare a bere ha dato ottimi risultati , non solo a breve termine
L’alcol fa male e non è certo un segreto: danneggia il fegato, provoca disturbi mentali, può mettere a rischio la vita a causa di comportamenti incauti, è corresponsabile di almeno sette tipi di tumore fra cui quelli a esofago e colon-retto, laringe e mammella.
Spesso, però, non si pensa che anche solo bere di meno per un periodo di tempo limitato è un perfetto «antidoto» in grado di garantire tantissimi benefici, alcuni immediati: lo dimostrano i dati raccolti da ricercatori dell’università del Sussex, in Inghilterra, sui circa ottocento partecipanti all’iniziativa Dry January («gennaio asciutto») promossa dall’organizzazione Alcohol Change UK.
Pensata per i bevitori di livello moderato o elevato, la campagna si ripete ogni anno dal 2012 e punta sul mese di gennaio perché è il momento dell’anno in cui si pensa ai buoni propositi e anche perché molti durante le feste esagerano coi brindisi.
Come spiega però Richard Piper, presidente di Alcohol Change UK: «Il mese senza alcol può essere seguito in qualsiasi momento dell’anno. Non bere per 31 giorni può dimostrare a chiunque che non c’è bisogno di un cocktail per divertirsi, rilassarsi o socializzare; regala benefici rapidi e tangibili sul benessere e consente di rivedere il proprio rapporto con l’alcol in generale, per evitare di esagerare senza quasi accorgersene come accade a tanti».
I risultati del Dry January 2018 dimostrano che i vantaggi sono duraturi, innanzitutto proprio sulla riduzione della quantità di alcol introdotto nei mesi successivi: ad agosto gli 800 partecipanti analizzati bevevano meno rispetto a prima dell’esperienza «detox», tre giorni alla settimana anziché quattro, ed erano passati da nove a sette unità alcoliche consumate nella giornata di «libertà». Si è poi quasi dimezzata l’eventualità di ubriacarsi e, come aggiunge Richard de Visser, coordinatore dell’indagine: «L’astensione dall’alcol per un mese porta a vantaggi nel lungo periodo, ma ci sono ripercussioni immediate altrettanto considerevoli: il 90 per cento di chi fa questa esperienza spende di meno e si sente bene per essere riuscito a staccarsi dall’alcol per un po’; il 70 per cento dichiara di dormire meglio e di avere più energia; quasi due su tre perdono peso e un po’ più della metà nota benefici come miglioramento della pelle e della capacità di concentrazione. Peraltro le conseguenze positive sono visibili anche in chi non è riuscito ad astenersi completamente dall’alcol: sebbene in misura minore, anche chi ci ha soltanto provato ne ha tratto vantaggi».
«Gli organi che risentono subito e positivamente dell’eliminazione dell’alcol sono parecchi — conferma Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia e coordinatore del Centro alcologico regionale all’ospedale San Martino di Genova —. Nel cervello, per esempio, l’alcol fa aumentare l’infiammazione: finché si beve non si ha la percezione di un deterioramento, ma appena ci si astiene ci si sente subito più lucidi. La funzionalità epatica migliora nell’arco di tre mesi, la fertilità e le prestazioni sessuali degli uomini ci guadagnano, chi ha problemi di reflusso gastroesofageo o di malattie infiammatorie intestinali migliora. Gli ipertesi vedono la pressione scendere e i diabetici notano una riduzione della glicemia: tutte ottime motivazioni per smettere del tutto, proseguendo l’astinenza anche dopo il “mese asciutto”. Che può essere quindi realmente un’occasione per ripensare definitivamente il proprio rapporto con il bere».
L’iniziativa, però, non è pensata per chi ha problemi di dipendenza (si veda box in alto, ndr) ma per tutti coloro che consumano abitualmente alcol e si chiedono se talvolta non stiano esagerando, nonostante i ripetuti inviti a «bere responsabilmente».
In Italia, secondo i dati della Società di alcologia, 34 milioni di persone bevono alcolici e di questi ben dodici milioni lo fanno ogni giorno: una buona fetta di popolazione che può rischiare danni alla salute, per cui il «mese asciutto» potrebbe rivelarsi molto utile.
«Se si è astemi è meglio, ma se proprio si vuole bere alcol senza grandi ripercussioni sulla salute, bisogna stare al di sotto delle dosi considerate a basso rischio, ovvero meno di 10 grammi di alcol al giorno per le donne e meno di 20 per gli uomini, che lo metabolizzano meglio (corrispondenti in media a un bicchiere di vino per le donne e a due per gli uomini, ndr) — raccomanda Testino —. Questa soglia è il risultato della valutazione del rischio oncologico connesso al consumo di alcol: mantenendosi entro questi limiti il pericolo di sviluppare un tumore per colpa dei drink, purtroppo assai sottovalutato dalla popolazione, resta molto basso. L’indicazione di una soglia si deve alla necessità di non essere proibizionisti, ma è necessaria anche perché non ci siano equivoci e non si pensi, per esempio, a incrementare il consumo di alcol perché “fa bene al cuore”».
«Non possiamo consigliare una sostanza che può essere molto dannosa per la salute allo scopo di prevenire gli infarti — chiarisce Testino — i problemi cardiovascolari vanno tenuti alla larga con un sano stile di vita fatto di dieta corretta e movimento. Chi vuole bere per il piacere di farlo deve conoscere il dosaggio da non superare. E dovrebbe ricordarsi anche che per ogni riduzione di unità alcolica bevuta al giorno scende del 10 per cento il pericolo di conseguenze negative per la salute».
Malintesi Spesso la frase «fa bene al cuore» viene usata come scusa per esagerare