Gli ascolti di Sanremo: un’edizione che ha conquistato i giovani
Sono 1.043.000 (ovvero 3,2 punti percentuali di share) gli spettatori persi dall’edizione di quest’anno di Sanremo rispetto a quella dello scorso anno (media delle prime quattro serate), e i dati sulla finale serviranno a tirare le somme di un’edizione in chiaroscuro. Sanremo 2018, primo Festival dell’era Baglioni, aveva ottenuto risultati veramente ottimi, e difficilmente replicabili (una media di 10.919.000 spettatori, per una share del 52,3%).
Questo del 2019 (non si capisce se Baglioni tornerà per i 70 anni della kermesse, nel 2020) è partito bene (12.282.000 per la prima parte di martedì), ma perdendo comunque quasi un milione e mezzo di spettatori rispetto alla stessa serata del 2018. Un Festival, dunque, in chiaroscuro anche dal punto di vista dei dati. Per sostenere un po’ gli ascolti rispetto a uno show iniziato piuttosto ingessato, il primo giorno il Festival è cominciato alle 21.16, «scorporando» tutta la contro-programmazione di Striscia la notizia.
Poi, nelle serate successive, con la concorrenza azzerata sulle altre reti, Sanremo ha sostanzialmente «tenuto». L’analisi della composizione dei pubblici è in questo caso estremamente interessante. Rispetto allo scorso anno, grazie alle scelte musicali che hanno portato sul palco in Riviera diversi cantanti molto popolari fra le generazioni «millennials», sono cresciuti in termini di share i target più giovani: 56% fra i 15-24enni, 50,4% fra gli 8-14enni. Ma l’ascolto complessivo è sceso perché si è perso terreno invece sugli adulti e gli anziani: tutti i target più alti scendono sotto il 50% di share, perdendo 4 o 5 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Il pubblico sanremese è prevalentemente femminile (52%, in calo di tre punti), e raccoglie un ascolto soprattutto al Centro-sud (56% di share in Puglia), con le regioni del Nord che si attestano poco sopra il 40%. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel