«L’accordo sui 500 anni di Leonardo Collaborare con Parigi è necessario»
Caro direttore, domani sarò a Parigi, alla Gare de Lyon, per presentare alla stampa francese il programma «Milano Leonardo 500», ricco palinsesto di iniziative che la nostra città realizza in occasione del cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci. Milano è la città in cui Leonardo ha vissuto più che in ogni altro luogo, ma al tempo stesso la sua vicenda biografica e artistica è fortemente intrecciata con la Francia, dove il genio italiano morì nel 1519, nel castello di Amboise. Questa è la ragione per cui il programma milanese si è alimentato del costante dialogo e della preziosa collaborazione con diversi soggetti culturali e istituzionali d’oltralpe. Potrei citarne molti aspetti, ma mi sembra particolarmente significativo ricordare, proprio in questi giorni di accalorato dibattito sulla Tav, come il Tgv che collega quotidianamente Milano e Parigi sarà per tutto l’anno rivestito con immagini di Leonardo; in particolare gli interni del treno saranno dedicati alla nostra città, con raffigurazioni dal Codice Trivulziano e dalla Sala delle Asse, la cui riapertura al pubblico, nel cuore del Castello Sforzesco, svelerà dopo anni di restauro tratti inediti del visionario progetto originario.
Appare pleonastico richiamare le ragioni di ordine storico, sociale, culturale e soprattutto economico che dovrebbero garantire una solida collaborazione tra i due Paesi: tuttavia proprio la figura di Leonardo da Vinci, che incarna i valori fondativi del pensiero creativo e della ricerca scientifica, appare il più potente ponte simbolico che possa unire Francia e Italia per condividere una feconda e reciproca amicizia.
D’altra parte proprio questo significato è già stato riconosciuto con notevole lungimiranza dalla più importante istituzione culturale parigina, il Museo del Louvre, che ha collaborato in maniera determinante, concedendo il prestito di ben tre capolavori pittorici e alcuni disegni dell’artista italiano, alla grande mostra realizzata a Milano su Leonardo da Vinci per Expo 2015.
Risulta quindi incomprensibile, ed anzi stupefacente, la posizione del sottosegretario al ministero per i Beni e le attività culturali Lucia Borgonzoni, che avrebbe negato il prestito di tutte le opere di Leonardo custodite in musei italiani per l’esposizione che il Louvre sta programmando per settembre 2019, e che si preannuncia, per valore e interesse, pari alla mostra di Palazzo Reale del 2015.
Fortunatamente il ministro Alberto Bonisoli sembra avere assunto sul tema posizioni più concilianti e soprattutto coerenti con quelle che dovrebbero ispirare le politiche culturali di un grande Paese europeo: tuttavia l’eventualità di una mancata collaborazione di parte italiana alla mostra parigina rimane sicuramente un’inutile fonte di ulteriore imbarazzo nei rapporti oggi già portati a un grado di tensione inimmaginabile tra due membri fondatori dell’unione Europea.
Il treno che mi conduce a Parigi richiama esplicitamente un principio sostanziale dell’idea stessa di Europa, che ha attraversato molti secoli prima di arrivare ad una definizione geografica e politica: le idee e le persone che le generano non appartengono né a un popolo né a una nazione, ma rappresentano un patrimonio condiviso e indivisibile. Sicuramente ben altri erano i mezzi su cui Leonardo ha viaggiato tra Italia e Francia, insieme alle proprie opere, custodendo il valore supremo della propria libertà di ricerca ed espressione, ma la sua aspirazione ad una connessione sempre più immediata ed agile tra genti e luoghi diversi rimane un orizzonte irrinunciabile per il futuro dell’europa e del mondo intero.
La tensione con la Francia «Incomprensibile il sottosegretario Borgonzoni che avrebbe negato il prestito delle opere. Per fortuna il ministro Bonisoli è più conciliante»