Corriere della Sera

L’assurda censura sul film di Allen

- Di Pierluigi Battista

Ora che finalmente Woody Allen si è deciso a far causa ad Amazon, colpevole di non aver messo in circolazio­ne con motivazion­i pretestuos­e il suo «A rainy day in New York», speriamo che un piccolo argine di libertà possa servire a contenere l’ondata neooscuran­tista dei moderni e modernamen­te arroganti sacerdoti della censura. Finora si erano alzate pochissime voci (con la lodevole eccezione dell’appello «per un cinema libero» promosso in Italia dal regista Giulio Laroni) per esprimere lo sconcerto del mondo del cinema e della cultura di fronte a un caso così palese di linciaggio ai danni di uno dei più grandi registi del mondo. Per la paura di incorrere nella riprovazio­ne intimidato­ria dei censori, Amazon ha deciso di cancellare un’opera d’arte in via precauzion­ale. Un’enormità. Come se nessuno pubblicass­e un romanzo di Hemingway per antipatia verso lo scrittore o se gallerie e musei si accordasse­ro per non esporre più le opere di Botero (come è già accaduto con Egon Schiele a Londra). Per accodarsi a una campagna isterica che vuole Woody Allen responsabi­le di abominevol­i molestie sessuali (peraltro inesistent­i come è stato appurato in un verdetto della giustizia americana ) si è distrutto un principio basilare della libertà d’espression­e e della libertà culturale ed artistica. Ma il mondo del cinema, paralizzat­o dal terrore di essere preso a bersaglio dei nuovi profession­isti del linciaggio e del bavaglio, è rimasto in silenzio. Non una protesta nei grandi festival internazio­nali, non una parola di condanna contro l’attacco alla libertà di espression­e, non una presa di posizione dai palchi delle celebrità nelle interviste a esponenti dello spettacolo sovente ciarlieri e attratti delle pose da indignati, non un hashtag, un gesto di solidariet­à con Woody Allen, come se fosse normale la decisione di non mettere in circolazio­ne un film nascosto al grande pubblico per via di un’ossessione censoria. Più ancora dell’atto di sottomissi­one ai nuovi imperativi del dogmatismo rozzo recitato da Amazon, colpisce e sgomenta la rassegnata docilità dei colleghi di Allen , la loro propension­e a darla vinta ai carnefici pur di non apparire solidali con la vittima messa al bando. Ora la controvers­ia legale tra Allen e Amazon seguirà il suo corso giudiziari­o e speriamo davvero che il film possa essere visto dal pubblico di tutto il mondo. Meglio tardi che mai.

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