Anche le matite spiano, vero Giardino?
«Fumetti d’intelligence» di Giuseppe Pollicelli (Nuova Argos) racconta un genere e cinque storie inedite
Lo spionaggio come genere «non smette di fornire spunti, stimoli e suggestioni a chi si cimenta nella narrazione». È la conclusione a cui giunge Giuseppe Pollicelli nel volume Fumetti d’intelligence. Lo spionaggio a strisce dalle origini ad oggi (edito da Nuova Argos), una cavalcata appassionata e documentata, lunga oltre 360 pagine, che parte da un dato reale: le spie a fumetti piacciono, il filone che coniuga l’arte dei comics con il testo spionistico negli ultimi vent’anni è sensibilmente cresciuto.
La copertina, firmata da Lorenzo Mattotti, è un invito a «spiare» tra le pagine, poi non occorre essere fumettari per farsi catturare. Il volume di Pollicelli, esperto dei due ambiti e coautore di alcune graphic novel de «la Lettura», ha una doppia anima: per alcune caratteristiche (il grande formato, l’apparato bibliografico e l’indice di nomi) è uno strumento d’uso, una «bibbia» da consultare per scoprire un mondo; dall’altro lato è un oggetto capace di fare la felicità dei collezionisti. La narrazione segue l’ordine cronologico dalla prima spia a fumetti, Don Winslow della Marina militare americana, creata nel 1934 da Frank Victor Martinek, poi la superstar 007 (e i suoi «fratelli» italiani come l’agente SS018), il Tom Ficcanaso di Jacovitti, l’alan Ford di Max Bunker e altri fino a «The Man in Black» e alla giovane eroina di «Spygal».
La ricostruzione è intervallata da storie inedite, omaggi a classici letterari del genere spionistico (disegnati da Giancarlo Alessandrini, Onofrio Catacchio, Massimo Rotundo e Walter Venturi) e da un contributo di Vittorio Giardino: una storia, pure inedita, della spia Max Friedman, con tavole realizzate per Fumetti d’intelligence; una di queste mostra il protagonista che sfoglia una rivista e osserva: «Davvero sorprendente!». Lo stesso commento che si trova a fare il lettore scoprendo il volume di Pollicelli.