Goggia sbaglia discesa ma si gode l’eredità Vonn
L’americana chiude con un bronzo: «Ora è il turno di Sofia»
Si sono abbracciate e Lindsey Vonn le ha sussurrato: «Ora che smetto, desidero che tu prenda il mio posto». È il giorno della discesa «spezzata» di Sofia Goggia, rotolata al quindicesimo posto in una libera accorciata per il vento «senza mai entrare in gara e senza acciuffare le linee giuste». Fanno meglio Nadia Fanchini e soprattutto Nicol Delago, «deb» che chiude sesta ed è invitata alla cerimonia di Medal Plaza. Ma per Sofi è pure il momento di una bella e pesante eredità. «Lindsey ha tirato una bomba. Quella frase me l’aveva già pronunciata Tina Maze; adesso la sento dalla più forte di sempre, dalla Queen of the Snow».
Una regina che all’addio ha invitato Ingemar Stenmark — al quale non strapperà il primato di successi nella Coppa del Mondo — e che chiude con un bronzo, scippata per l’argento dalla svizzera Corinne Suter: è l’ottava medaglia ai Mondiali e due sono d’oro; la Vonn è l’unica a essere salita sul podio iridato in sei edizioni differenti e ora è la più anziana della storia nella top three, con 34 anni e 115 giorni contro i 32 e 214 di Veronika Velez-zuzulova. «Battere record all’epilogo della carriera è speciale». Particolare è anche l’attenzione che la ragazza con il cappello da Mickey Mouse riserva all’amica italiana. Sofia è degna di raccogliere il testimone, spiega Lindsey: «Ha personalità e carisma per farlo».
Vonn & Goggia, il binomio che quasi offusca l’impresa di Ilka Stuhec, la slovena che bissa il titolo di St.moritz e che diventa, 30 anni dopo l’elvetica Maria Walliser, la prima discesista a centrare un back to back ai Mondiali. Peccato per lei e per una storia altrettanto bella: dominante nel 2017, infortunata nel 2018, di nuovo al vertice oggi. Ma Lin- dsey è Lindsey. Campionessa e personaggio totale, festeggiata dal padre Alan Kildow, dalla sorella Karin e dai nipoti oltre che dal fratello Dylan, osannata dal clan, riverita dalle colleghe: Victoria Rebensburg s’è inginocchiata davanti a lei. Sofia è convocata a gran voce per la foto ricordo. Da due anni e mezzo è battaglia con alterne fortune, stavolta ha prevalso la Vonn. «Sono contenta per Lindsey, così come lo sono stata per Svindal — dice l’azzurra —: entrambi hanno messo la ciliegina sulla torta. Io, invece, mi tengo stretta l’argento del superg e considero la discesa andata male come una tappa del mio percorso».
Stenmark consegna un enorme mazzo di fiori alla Regina che lascia e che ha con sé tutte le 11 medaglie vinte tra Giochi e Mondiali. «Ingemar è di poche parole — racconta Lindsey —. Però mi ha detto che ho sciato bene: una frase speciale in un addio perfetto». È l’epilogo di una giornata «very emotional», dura nell’approccio dopo la caduta in superg («Mai stata tanto nervosa. E avevo dolore, certo: il collo voleva uccidermi»), intensa per una battaglia interiore («Ho pesato il rischio di farmi di nuovo male e l’ho bilanciato con la volontà di chiudere alla grande»), esaltante adesso che Aare, dove nel 2007 vinceva le prime medaglie iridate, chiude un cerchio: «Contavo di imitare Svindal e ce l’ho fatta: ho sciato con il cuore».
Con il cuore Lindsey ripercorre pure la carriera, ammettendo la tristezza dei recenti giorni di Cortina e conceden-
dosi agli aneddoti e ai sogni. Kjetil André Aamodt ha ricordato che la Vonn degli albori andò a Monaco ad allenarsi con lui e pianse dalla fatica. È vero? «Sì: cercavo il limite del corpo. Però Kjetil, sotto sforzo, sparava puzzette… ». Il desiderio irrealizzabile, invece, è il tennis: «Con queste ginocchia, non è una grande idea. Ma se ci fosse Federer…». In realtà il suo futuro sarà più semplice, con un retrogusto esaltante. «Gareggiando contro certe avversarie mi sono sentita anziana. Ma ora che torno nel mondo normale mi scopro ancora giovane: i 30 anni sono i nuovi 20».