Tensioni sul governo dopo il voto
Bankitalia, Salvini si rimette a Conte e Tria, frena sul ricambio. La Ue: tutelare l’indipendenza
Sale la tensione nella maggioranza dopo il voto in Abruzzo. Il risultato negativo del M5S fa crescere il malumore contro gli alleati della Lega. Il vice presidente della Commissione Ue, Dombrovskis, sottolinea che il caos sulla manovra ha fatto danni. E l’europa interviene sul caso Bankitalia: rispettare l’indipendenza.
ROMA La lezione che arriva dalle urne dell’abruzzo evidenzia anche un calo dei voti complessivi raccolti dai partiti di governo rispetto alle politiche del 2018. Il forte balzo in avanti della Lega (27,54%) e il flop del M5S (19,70%) danno, se sommati, un segno negativo rispetto al bottino di consensi raccolto il 4 marzo che allora superava il 53 e che oggi supera di poco il 47%.
Il più veloce a cogliere anche questo aspetto del voto è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ieri ha fatto un lungo tour passando, oltre che da Campobasso, da Potenza e da Cagliari: «Sto vedendo adesso i dati, sono elezioni regionali ma aspettiamo ora di leggerli con le valutazioni che spettano ai vari esponenti delle forze politiche. Il dato mi sembra abbastanza chiaro, ma questo non cambia nulla per il governo centrale. Continuiamo a lavorare, non c’è alcun cambiamento».
E così Matteo Salvini, che ha convocato una prima conferenza stampa alla Camera, ha subito sposato la linea tracciata dal premier Conte. Ma poi ha spinto di più sulle rassicurazioni da dare all’alleato grillino uscito con le ossa rotte da questa tornata elettorale: «Per quanto riguarda il governo non cambia nulla, non penso che il M5S abbia nulla da temere... La Lega non imporrà nulla a nessuno, più voti prendiamo e più umili restiamo». E così, avanti per tutta la giornata pure con una seconda conferenza stampa all’aquila, anche per tenere a bada le indiscrezioni che indicano un’imminente accelerazione della Lega sui dossier caldi della Tav, dell’autonomia regionale e del processo per il caso Diciotti: «Quello che è successo resta qui in Abruzzo. A Di Maio e Conte questo l’ho già detto. E quindi nessuno utilizzi questo dato per fare polemiche perché a Roma c’è tanto da fare».
Tra i grillini, il vento del centrodestra che arriva dall’abruzzo provoca una duplice reazione. Da un lato sono entrati in azione i pompieri per provare ridimensionare la sconfitta: «Non possiamo ritenerci davvero sconfitti alle elezioni abruzzesi se abbiamo corso, come sempre contro le solite larghe coalizioni. Vere e proprie accozzaglie di interessi», scrive il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli. Ma ora i distinguo si fanno avanti meno timidamente anche nel M5S: per il giornalista e deputato Emilio Carelli, «ora bisogna accertare errori nella scelta di uomini, temi e toni». Più duro Andrea Colletti: «Bisogna essere meno verticistici perché non possiamo essere i pigia-bottoni di scelte prese in altri luoghi».
Molti sondaggisti ritengono che, viste le condizioni in cui versa il Pd, il 31,2% ottenuto da Giovanni Legnini sia un mezzo miracolo: «La nostra proposta politica — avverte Legnini — vale per l’abruzzo e anche per il nostro Paese a patto che si provveda a strutturare un centro sinistra unito e aperto al civismo contro il sovranismo».
È dal primo giorno che sento previsioni su una crisi di governo ma queste sono state sempre contraddette Giuseppe Conte, presidente del Consiglio