Corriere della Sera

Che errore l’esultanza e gli insulti in sala stampa contro i ragazzi del Volo

Foa, presidente Rai: sproporzio­ne tra il pubblico e gli altri giudizi La Giuria d’onore: nessuna congiura, Mahmood meglio di Ultimo

- di Andrea Laffranchi

Processo al regolament­o. Il primo ad attaccare è stato Ultimo, pochi minuti dopo la proclamazi­one di Mahmood. Si è sentito usurpato del titolo perché con il televoto lui era al 48,5 per cento dei consensi, contro il 30,26% del Volo e il 20,95 di Mahmood.

A Festival chiuso, Baglioni stesso aveva suggerito di rivedere il meccanismo utilizzand­o solo il televoto per mantenere «il carattere popolare del Festival» o scegliere «giurie ristrette di addetti ai lavori» come accade nei festival di cinema o per Oscar e Grammy. Nel dibattito si inserisce Marcello Foa, presidente della Rai: «C’è stata una sproporzio­ne tra il voto popolare e una giuria composta da pochi. Il sistema va corretto perché il pubblico si senta rappresent­ato». Il vicepresid­ente del Consiglio Luigi Di Maio parla di «distanza tra popolo ed élite, tra le sensibilit­à dei cittadini comuni e quelle dei radical chic». Per capire i termini del ribaltamen­to sarebbero utili le percentual­i che però la Rai diffonde solo sul televoto. Un deficit di trasparenz­a che non aiuta.

Nando Pagnocelli è il presidente di Ipsos, istituto di ricerca che ha affiancato la Rai dal 2005 al 2018 (con un salto nel 2012): «Nel corso degli anni avevamo incluso e dato rappresent­anza a diverse componenti per evitare che un solo sistema potesse andare fuori controllo».

Sanremo muove interessi economici e pensare che il televoto sia solo popolo è ingenuo. È stato introdotto nel 2004, vinse Marco Masini, e ha dimostrato i suoi limiti come strumento per fotografar­e la volontà popolare. Nel migliore dei casi vince chi ha le fan base più organizzat­e; nel peggiore chi investe in sistemi automatici. La Rai (che ci guadagna visto che gli sms si pagano) non può garantire il divieto di utilizzo dei call center e quello di voto ai minorenni. Un codice unico per gli abbonati Rai sarebbe più rappresent­ativo ma premierebb­e la popolarità assoluta e non quella tra chi ascolta la musica come fa una giuria demoscopic­a selezionat­a fra consumator­i che investono abbonament­i, dischi e concerti.

Altri i limiti invece delle giurie di esperti/qualità. Il caso Avion Travel, vincitori grazie a un accordo interno della giuria, ha fatto scuola e da allora il sistema è stato corretto con l’obbligo di distribuir­e i punteggi fra più artisti. «Era così anche quest’anno. Ultimo impari a perdere — dice Mauro Pagani, presidente della giuria d’onore di quest’anno —. Non è bella la tendenza che qualunque parere che non sia il parere popolare tout court è visto con sospetto». Rilancia Camila Raznovich, collega di giuria: «Nessun golpe, nessun complotto».

Regolament­o che fai, deluso che trovi. Lo scorso anno Ultimo vinse fra i Giovani. In finale al televoto risultò al terzo posto, ma era previsto che si cumulasser­o tutte le serate e nella prima lui finì in un girone debole e stravinse. Si fosse trovato degli altri avversari chissà cosa sarebbe accaduto.

Il televoto introdotto nel 2004: il rischio di fan organizzat­i o di uso di call center

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 ??  ?? Podio Da sinistra, il trio de Il Volo, arrivato terzo a Sanremo, il vincitore Mahmood e il secondo classifica­to Ultimo, sul palco del Teatro Ariston
Podio Da sinistra, il trio de Il Volo, arrivato terzo a Sanremo, il vincitore Mahmood e il secondo classifica­to Ultimo, sul palco del Teatro Ariston

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