Che errore l’esultanza e gli insulti in sala stampa contro i ragazzi del Volo
Foa, presidente Rai: sproporzione tra il pubblico e gli altri giudizi La Giuria d’onore: nessuna congiura, Mahmood meglio di Ultimo
Processo al regolamento. Il primo ad attaccare è stato Ultimo, pochi minuti dopo la proclamazione di Mahmood. Si è sentito usurpato del titolo perché con il televoto lui era al 48,5 per cento dei consensi, contro il 30,26% del Volo e il 20,95 di Mahmood.
A Festival chiuso, Baglioni stesso aveva suggerito di rivedere il meccanismo utilizzando solo il televoto per mantenere «il carattere popolare del Festival» o scegliere «giurie ristrette di addetti ai lavori» come accade nei festival di cinema o per Oscar e Grammy. Nel dibattito si inserisce Marcello Foa, presidente della Rai: «C’è stata una sproporzione tra il voto popolare e una giuria composta da pochi. Il sistema va corretto perché il pubblico si senta rappresentato». Il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio parla di «distanza tra popolo ed élite, tra le sensibilità dei cittadini comuni e quelle dei radical chic». Per capire i termini del ribaltamento sarebbero utili le percentuali che però la Rai diffonde solo sul televoto. Un deficit di trasparenza che non aiuta.
Nando Pagnocelli è il presidente di Ipsos, istituto di ricerca che ha affiancato la Rai dal 2005 al 2018 (con un salto nel 2012): «Nel corso degli anni avevamo incluso e dato rappresentanza a diverse componenti per evitare che un solo sistema potesse andare fuori controllo».
Sanremo muove interessi economici e pensare che il televoto sia solo popolo è ingenuo. È stato introdotto nel 2004, vinse Marco Masini, e ha dimostrato i suoi limiti come strumento per fotografare la volontà popolare. Nel migliore dei casi vince chi ha le fan base più organizzate; nel peggiore chi investe in sistemi automatici. La Rai (che ci guadagna visto che gli sms si pagano) non può garantire il divieto di utilizzo dei call center e quello di voto ai minorenni. Un codice unico per gli abbonati Rai sarebbe più rappresentativo ma premierebbe la popolarità assoluta e non quella tra chi ascolta la musica come fa una giuria demoscopica selezionata fra consumatori che investono abbonamenti, dischi e concerti.
Altri i limiti invece delle giurie di esperti/qualità. Il caso Avion Travel, vincitori grazie a un accordo interno della giuria, ha fatto scuola e da allora il sistema è stato corretto con l’obbligo di distribuire i punteggi fra più artisti. «Era così anche quest’anno. Ultimo impari a perdere — dice Mauro Pagani, presidente della giuria d’onore di quest’anno —. Non è bella la tendenza che qualunque parere che non sia il parere popolare tout court è visto con sospetto». Rilancia Camila Raznovich, collega di giuria: «Nessun golpe, nessun complotto».
Regolamento che fai, deluso che trovi. Lo scorso anno Ultimo vinse fra i Giovani. In finale al televoto risultò al terzo posto, ma era previsto che si cumulassero tutte le serate e nella prima lui finì in un girone debole e stravinse. Si fosse trovato degli altri avversari chissà cosa sarebbe accaduto.
Il televoto introdotto nel 2004: il rischio di fan organizzati o di uso di call center