Italia a processo per le frasi dei ministri sui migranti
La Corte Europea per i Diritti dell’uomo: ammissibile il ricorso di due sbarcati l’estate scorsa
I ministri Salvini e Toninelli saranno «processati» da Strasburgo: non personalmente, ma nel senso che, a motivo delle loro dichiarazioni colpevoliste sui migranti della nave Vox Thalassa nel luglio 2018, l’italia rischia ora una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’uomo (Cedu), che ha registrato ammissibile (diversamente dalla stragrande parte cestinata in partenza) il ricorso di un sudanese e un ghanese per violazione dell’articolo 6 della Convenzione (diritto a un equo processo).
Vos Thalassa è il rimorchiatore italiano che l’8 luglio 2018, dopo aver salvato 65 persone, ricevette l’ordine di riportarli in Libia. Proprio come ieri avvenuto per gli oltre 100 migranti partiti da est di Tripoli e recuperati in mare dalla Guardia costiera libica, che li ha riportati in Africa per la soddisfazione di Salvini («Tutti salvi, tutti tornati da dove erano partiti. Bene») e le proteste invece di «Mediterranea saving humans», la piattaforma delle associazioni per le quali «non si tratta di salvataggio ma di cattura».
Nel caso della Vox Thalassa, il ritorno in Libia era stata prospettiva così terrificante che i migranti avevano circondato il comandante, inducendolo a fare retromarcia: nel frattempo era arrivata la nave militare italiana Diciotti, che aveva imbarcato i 65 migranti senza però potere attraccare a Trapani prima di 5 giorni di paralisi politica, infine sbloccata solo da una telefonata del presidente Mattarella al premier Conte. All’arrivo erano stati sottoposti a fermo un sudanese e un ghanese, nei confronti dei quali deve ancora iniziare il processo per le ipotesi di violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale e atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso di stranieri.
E qui sta il punto del ricorso dei due migranti assistiti dagli avvocati Maria Silvia Mori e Paolo Oddi. Il 10 luglio il ministro dei Trasporti in un tweet dava già per scontato che fossero «facinorosi» da «punire» e «senza sconti», mentre il titolare degli Interni, su Facebook e poi in tv, annunciava che «i delinquenti» e «i violenti dirottatori dovranno scendere in manette», e «finire in galera».
Sul punto la giurisprudenza della Cedu, ancora di recente nelle condanne nel 2017 dell’islanda o della Russia, è stabile: il diritto all’equo processo è violato quando autorità pubbliche rilasciano dichiarazioni dalle quali emerga un anticipato giudizio di colpevolezza di chi ancora deve essere processato. Metro sul quale l’italia, per il tramite delle parole di Toninelli e Salvini, sarà ora «processata» da Strasburgo.
Soccorsi
Ieri la guardia costiera libica ha soccorso in mare un barcone con oltre 100 persone