Stefanel, tra la cassa e i trasferimenti a Milano
Primo giorno di cassa integrazione per i lavoratori Stefanel quello di ieri. L’azienda di Ponte di Piave, provincia di Treviso, è alle prese con il secondo concordato in bianco in pochi anni. Il via libera alla procedura è arrivato dal tribunale di Treviso e serve a tutelare il marchio di abbigliamento dalle richieste dei creditori ma presuppone un piano di ristrutturazione da presentare entro metà aprile. Nell’attesa giovedì scorso azienda e sindacati hanno firmato al ministero dello Sviluppo economico un’intesa che prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori Stefanel per gestire questo momento di crisi. A molti è stato proposto il trasferimento a Milano da Ponte di Piave e alcuni hanno già accettato. I vertici dell’azienda, che deve il suo nome al fondatore Carlo Stefanel e nata alle origini con il nome di «Maglificio Piave», stanno provando a ristrutturare un modello di business non più adeguato, travolto dalla concorrenza del fast fashion di Zara e H&M. Nel 2017 sono entrati in azienda al 71% i fondi di private equity Oxy e l’inglese Attestor con un piano di ristrutturazione che prevedeva il ridimensionato della rete dei negozi retail e lo spostamento in Europa della produzione che per il 70% avviene in Estremo Oriente in modo da riposizionare il marchio poco al di sopra di Benetton e della stessa Zara. Tentativo finora rimasto incompiuto.