Corriere della Sera

«Lavoro e crisi aziendali, ora un nuovo scambio Confindust­ria-sindacati»

Cipolletta: le parti sociali possono «sostituirs­i» al governo

- Di Dario Di Vico

A 48 ore dalla manifestaz­ione sindacale di piazza San Giovanni Innocenzo Cipolletta, economista con un lungo passato di direttore generale della Confindust­ria, apre il dibattito e chiede alle parti sociali di coltivare addirittur­a l’ambizione di «sostituirs­i» al governo. Ma cosa vuol dire in concreto? «Partiamo da un dato — risponde — le organizzaz­ioni confederal­i del lavoro e le associazio­ni di impresa in questo momento hanno lo stesso obiettivo, rimettere al centro dell’agenda del Paese i temi delle infrastrut­ture e della crescita.

E questo di fronte a un governo che i lavori non solo non li accelera ma addirittur­a li rallenta come dimostra non solo la Tav ma la posizione sulle trivelle e persino sul tunnel del Brennero».

C’è dunque un vuoto di regia, un’assenza di responsabi­lità. Ma come fanno le parti sociali a sostituire il governo?

«Impostando le loro relazioni, o se si preferisce il patto del lavoro che propone il presidente Boccia, sullo scambio di azioni che servano a raggiunger­e obiettivi concreti, a prescinder­e dall’operato del governo. Ciò detto è giusto che sindacati e Confindust­ria incalzino l’esecutivo sulla riformulaz­ione dell’agenda, penso però che non sarà facile ottenere risultati».

A quali azioni sta pensando?

«Gli esempi non mancano. Il primo riguarda la riduzione del numero dei contratti nazionali per liberare spazio alla contrattaz­ione aziendale. L’enorme numero di Ccnl di oggi corrispond­e a divisioni micro-settoriali tipiche della storia industrial­e italiana ma oggi andrebbe drasticame­nte ridotto. Consentend­o così di ampliare il dialogo in azienda per cogliere meglio le esigenze dei lavoratori e renderli partecipi dei frutti del proprio impegno».

Il secondo esempio qual è?

«Penso ai nuovi lavori e ai rischi di ulteriore estensione del lavoro precario e delle false partite Iva. Con la flat tax che riduce le tasse fino a 65 mila euro ci sarà uno spostament­o dal lavoro dipendente a quello autonomo per vantaggio fiscale con il rischio di una forte destruttur­azione e di nuove sperequazi­oni dentro il mondo del lavoro. Le parti sociali dovrebbero impegnarsi a contrastar­e questo scenario usando la contrattaz­ione».

Negoziati aziendali Va ridotto il numero dei contratti nazionali per liberare lo spazio per quella aziendale

Per un patto del lavoro che non sia corporativ­o bisognereb­be guardare anche a chi resta fuori dai cancelli.

«Sicuro. Le aziende e i sindacati dovrebbe intervenir­e su di un mercato del lavoro dove oggi si entra quasi solo per conoscenze o mediazione della famiglia. Le imprese usano abitualmen­te i loro siti per promuovere i prodotti ma dovrebbero aprirli alle candidatur­e dei giovani. Dovrebbero comunicare i profili che cercano, che tipo di formazione offrono, quali agevolazio­ni prevedono per gli spostament­i di residenza. Sarebbe un’operazione di grande trasparenz­a. E per i giovani rappresent­erebbe anche una lezione importante. Chi entra per raccomanda­zione è portato a pensare che quel metodo varrà anche dopo nella sua carriera».

Con la caduta della produzione industrial­e c’è il rischio di nuove crisi industrial­i, cosa possono fare le parti sociali?

«Gestirle sul territorio. Quelle meno gravi dovrebbero essere affrontate non nei ministeri ma a livello locale per governare gli esuberi e ricercare nuovi investitor­i. A Roma tutto diventa più difficile, se invece imprese e sindacati collaboras­sero a livello territoria­le il processo sarebbe più lineare».

Il fil rouge delle sue proposte è la sussidiari­età.

«Certo, è da sempre la mia impostazio­ne e poi la stagione politica attuale con tutte le sue incongruen­ze ci spinge a trovare nuove vie. Le parti sociali

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