«Pronto il ritorno dell’ambasciatore a Roma Macron e Mattarella custodi delle relazioni»
L’ ambasciatore della Francia farà presto ritorno a Palazzo Farnese. La distensione è in corso. Il ministro degli Esteri Jean-yves Le Drian dice al Corriere che Parigi «è stata oggetto da qualche mese di attacchi ripetuti e di accuse esagerate. Noi consideriamo che l’amicizia franco-italiana sia un bene da proteggere. Il presidente Mattarella e il presidente Macron si sono parlati martedì sera, sono i custodi di questa relazione tra i nostri due Paesi».
PARIGI A quasi una settimana dal richiamo a Parigi dell’ambasciatore, il ministro dell’europa e degli Affari esteri Jean-yves Le Drian accoglie il Corriere al Quai d’orsay per parlare dei rapporti tra Francia e Italia. Settantuno anni, appena confermato dai sondaggi come il ministro più popolare del governo francese, Le Drian annuncia che l’ambasciatore Christian Masset farà presto ritorno a Palazzo Farnese. La distensione sembra in corso.
Signor ministro, dopo il richiamo a Parigi dell’ambasciatore, qual è oggi lo stato delle relazioni franco-italiane?
«La Francia e l’italia sono Paesi vicini, amici e alleati da molto tempo. Se abbiamo deciso di richiamare a Parigi il nostro ambasciatore è precisamente perché questa relazione storica, alla quale teniamo tanto, era messa in discussione. La Francia è oggetto da qualche mese di attacchi ripetuti e di accuse esagerate. Ora, noi consideriamo che l’amicizia franco-italiana è un bene comune, che è importante proteggere. Perché questa situazione sollevava dubbi sulle intenzioni reali del governo italiano, abbiamo giudicato necessario richiamare il nostro ambasciatore. Questo gesto simbolico punta a comprendere meglio la situazione e a dargli il mandato più appropriato. Martedì sera il presidente Mattarella e il presidente Macron, che sono i custodi della relazione tra i nostri due Paesi, si sono parlati. Condividono la stessa visione di questo rapporto che ci rafforza a vicenda e ci impegna fortemente».
Quando l’ambasciatore tornerà a Roma?
«Oggi, posso dirle che il ritorno del nostro ambasciatore avverrà molto presto».
Come il Quai d’orsay e la Farnesina hanno lavorato assieme per risolvere la crisi?
«C’è stata una serie di attacchi contro la Francia e avevo fatto sapere all’ambasciatrice italiana a Parigi che la successione di prese di posizione di più membri di primo piano del governo quanto alla politica interna francese cominciava a porci seri problemi. L’iniziativa del vice-presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, è stato l’episodio di troppo. Intanto perché la sua visita in Francia è avvenuta al di fuori di qualsiasi quadro diplomatico, in base al quale un ministro dovrebbe informare le autorità del Paese in cui va. E poi perché Di Maio ha incontrato qualcuno (il gilet giallo Christophe Chalençon, ndr) che invocava e invoca un’insurrezione e un intervento dell’esercito. Il limite è stato oltrepassato».
In seguito Di Maio ha spiegato di agire nel contesto del dibattito politico, in vista delle elezioni europee.
«Ancora una volta, non si tratta di una situazione politica classica. Si tratta di un incontro pubblico tra una persona che vuole l’insurrezione armata e un membro del governo italiano, senza rispettare le consuetudini elementari tra partner europei».
Quali sono le richieste della Francia perché crisi simili non si ripetano?
«Abbiamo dei disaccordi, ma possiamo comunque avere una cooperazione leale, rispettosa di entrambi i Paesi. Siamo alleati, siamo due membri fondatori dell’unione europea, siamo due Paesi che hanno una lunga storia comune. È importante dunque che possiamo trattare i nostri disaccordi con il dialogo e non lo scontro, in uno spirito di rispetto reciproco. Questi sono i principi fondamentali».
Tra i punti di disaccordo sottolineati dal governo italiano, c’è la politica sui migranti.
«È un tema che riguarda anche noi, al massimo grado: la Francia è il secondo Paese in Europa per numero di richieste di asilo. Siamo presenti per affrontare i problemi concreti che si pongono oggi. Penso in particolare alla nave Sea Watch. La Francia ha preso degli impegni e li mantiene, senza ambiguità, come ha mantenuto gli impegni presi a proposito dell’aquarius. Un’équipe francese si trova in Sicilia, proprio adesso mentre parliamo, a questo scopo. Continuiamo peraltro a difendere una soluzione europea solidale».
Ci sono temi più locali, come le tensioni alla frontiera sulle Alpi, con il vicepremier Matteo Salvini che ha parlato di controlli francesi più insistenti sui cittadini italiani.
«Molte difficoltà di ordine tecnico possono sorgere nella relazione di vicinato tra due Paesi. Bisogna affrontarle nel quadro di un dialogo franco e sereno, nel quale le soluzioni si trovano sempre. Mantenendo i contatti a tutti i livelli, in particolare locale. E sul campo, la cooperazione è molto buona».
E i disaccordi sulla situazione in Libia?
«Siamo partner, e complementari. Quando il presidente del Consiglio Conte ha organizzato una riunione a Palermo nel novembre scorso ci sono andato. E quando è emersa una road map che permetteva lo svolgimento di elezioni rapidamente e il ritiro dei gruppi armati, eravamo d’accordo. Non c’è stato contenzioso allora e non è necessario aprirlo adesso».
In Italia si ricorda spesso che la compagnia francese Total e l’italiana Eni sono concorrenti in Libia.
«A dire il vero, contano solo la sicurezza e il ritorno della pace e di un’autorità legittima in Libia».
Altro dossier che pone problemi, i 15 ex terroristi rifugiati in Francia. A quando una prima estradizione?
«Conosco la grande sensibilità che esiste su questo tema in Italia. Sulla base delle domande rivolte dalle autorità italiane, dei magistrati francesi e italiani da ieri a Parigi si stanno dedi-
«Un bene da proteggere»
Per noi l’amicizia franco-italiana è un bene da proteggere. I presidenti Mattarella e Macron sono i custodi di questa relazione tra i nostri due Paesi cando a un esame giuridico caso per caso. Occorre valutare le cose nel loro merito, e non strumentalizzare le situazioni; anche in questo ambito, la cooperazione è buona».
Il governo italiano oggi è diviso sul progetto Lione-torino, ovvero la Tav. La Francia è ancora convinta?
«Esiste un accordo tra governi, il presidente Macron l’ha ricordato nell’ultimo vertice francoitaliano del settembre 2017 a Lione. Ero presente. Posso comprendere che il governo italiano abbia chiesto un’analisi costi-benefici. Noi siamo molto attenti al calendario, alle scadenze che condizionano il finanziamento europeo. Adesso il governo italiano deve prendere una decisione rapidamente».
Le autorità anti-trust di Francia e Germania hanno chiesto il parere della Commissione europea sull’accordo Fincantieri-chantiers de l’atlantique. La Francia non sostiene più totalmente quell’intesa?
«Si tratta di un buon accordo. Auspico che prenda corpo. Peraltro, le autorità anti-trust francese e tedesca sono indipendenti dai governi. Per quel che riguarda il governo francese, noi siamo favorevoli a questo accordo».
Il nuovo Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania è stato seguito in Italia con preoccupazione. Il Trattato del Quirinale tra Francia e Italia è ancora di attualità?
«Noi vogliamo ancora che la Francia e l’italia stipulino un grande trattato di amicizia, un progetto evocato più volte con il governo precedente. Un lavoro è cominciato. Il tema è sul tavolo e noi siamo sempre disponibili».
Il presidente Macron parla con il presidente Mattarella, la cui posizione di tutela degli impegni europei è nota. Ma, poi, c’è la pratica quotidiana dei due governi. Lei ha fiducia che a livello dei ministri la collaborazione possa rinascere tra Francia e Italia?
«Siamo legati a due principi: il rispetto reciproco e la volontà di cooperare. Se vengono osservati, possiamo lavorare insieme, nonostante le nostre divergenze politiche. La Francia è pronta a lavorare su tutti i temi nel quadro di questi principi».
Sulla Tav bisogna che il governo italiano prenda una decisione rapidamente Comprendo la necessità di una analisi costi-benefici, allo stesso tempo noi siamo molto attenti alle scadenze che condizionano il finanziamento europeo