Corriere della Sera

Conte: attacchi scomposti

«In Europa il canto del cigno dei vecchi. Di Battista? Non è il governo»

- di Massimo Franco

L’ attacco dei parlamenta­ri europei di martedì è stato il «loro canto del cigno». E «Di Battista non è il governo», dice al Corriere il premier Conte. Mentre oggi l’esecutivo sigla il patto per l’autonomia con le Regioni. Liti Lega-m5s.

«Hai visto com’è andata a finire in Abruzzo? Ecco, se continuiam­o così alle Europee finisce anche peggio». E ancora: «Alessandro, questi tuoi toni appaiono troppo arroganti, non vanno bene, non funzionano. Dobbiamo recuperare voti, se vai avanti così finiremo per perderne ancora. Salvini viene percepito come il “buono”, quello che dà ascolto ai più deboli. Noi invece…». La notte abruzzese è alle spalle ma gli incubi che porta con sé sono difficili da scacciare. La situazione è molto più drammatica di quanto non appaia a occhio nudo e il traguardo delle Europee è sufficient­emente lontano da non consentire di trascurare alcun dettaglio. Nessuno, nemmeno i più sinistri presagi delle cassandre che temono il sorpasso del Pd.

E così, lunedì, Pietro Dettori mette attorno a un tavolo Luigi di Maio e Alessandro di Battista. Non c’è neanche bisogno di riflettere su chi sia il mandante della riunione e su quanto ampi siano i margini di manovra dell’ufficiale di collegamen­to tra la Casaleggio associati, il governo Conte e il Movimento 5 Stelle.

I toni della riunione sono perentori. Se qualcuno ha in mente «piani B» rispetto alla maggioranz­a con la Lega, quei piani vanno abbandonat­i. Se qualcuno pensa di fare una campagna elettorale tentando esclusivam­ente di colpire Salvini, sappia che fino a nuovo ordine la strategia non trova l’appoggio della Casaleggio e associati. Dettori e Di Maio, sul punto, sono chiarissim­i. «Dobbiamo ripartire dalla nostra gente, dagli emarginati, dagli ultimi. E dobbiamo farlo in modo diverso da come abbiamo fatto finora, visto che i nostri voti stanno finendo dritti dritti alla Lega».

Il giorno dopo, e siamo a martedì, spuntano ovunque ricostruzi­oni informate sui

«colpevoli» della disfatta abruzzese. Anzi, sul «colpevole». Di Battista, che pure era stato chiamato a furor di popolo a dare una mano per salvare la baracca, viene considerat­o l’imputato numero uno. La «linea Casaleggio» passa di bocca in bocca fino ad arrivare al gruppo parlamenta­re, che è in subbuglio. «Alessandro deve cambiare toni. Alle elezioni politiche del 2018, la linea cauta e moderata di Di Maio ci aveva consentito di riportare una vittoria storica e di arrivare al governo. Ecco, dobbiamo tornare a quei toni», sussurra uno dei deputati più ascoltati tanto a Palazzo Chigi quanto negli uffici della Casaleggio e associati.

A Di Battista non rimane che una strada, per ora. Adeguarsi.

Qualcuno gli attribuisc­e la tentazione di mollare tutto e di riprendere lo zaino in spalla assieme alla famiglia. Sia come sia, quando martedì sera si presenta negli studi di La7 partecipar­e alla trasmissio­ne Dimartedì di Giovanni Floris, l’ex parlamenta­re tutto sembra tranne che il leader dell’ala barricader­a del Movimento.

«Devo tenere conto degli equilibri interni», dice a più riprese prima e durante il confronto. Sul leader della Lega, i toni sono improvvisa­mente soft. «Su dieci iniziative parlamenta­ri, nove vengono dal Cinquestel­le. Salvini in questa fase è bravo a vendersi delle altre cose, certo. Ma su questo possiamo migliorare anche noi». Della performanc­e, la prima del «nuovo vestito» che qualcuno sta provando a cucirgli addosso, rimane agli atti la polemica sugli applausi invocati al pubblico e la sua «coda», un botta e risposta con Enrico Mentana su Facebook.

Il resto, per ora, è silenzio. La «bomba», per adesso, rimane inesplosa. Ma sotto la cenere ci sono due linee. Una che passa attraverso lo status quo, l’alleanza con Salvini, il voto contrario all’autorizzaz­ione a procedere contro il leader leghista, il governo Conte. L’altra, attribuita a Di Battista, che prevede l’esatto contrario. Ed è quella, per ora, che deve passare sotto silenzio. Per ora.

La riunione

Il messaggio è che la Casaleggio non appoggia una strategia di attacchi a Salvini

In tv

Già martedì su La7 l’ex deputato ha messo da parte l’aria barricader­a: «Ci sono equilibri...»

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In piazza Alessandro Di Battista, 40 anni, insieme a Sara Marcozzi, 41, candidata governatri­ce in Abruzzo alle ultime Regionali per i Cinque Stelle

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