Corriere della Sera

Burattino senza feeling

- di Massimo Gramellini

Signor Verhofstad­t, quando un giocatore della mia squadra sbaglia un gol, il che purtroppo capita abbastanza spesso, lo esorto con una certa vivacità a cambiare mestiere. Ma se qualcun altro osasse ridicolizz­arlo, lo azzannerei cortesemen­te alla giugulare. Lei, all’europarlam­ento, ha allestito un artificio retorico degno del Marco Antonio shakespear­iano sul cadavere di Cesare. Ha elogiato l’italia e gli italiani del passato per meglio insolentir­e quelli del presente, dando del burattino al primo ministro in carica, benché molti politici del Nord Europa, incapaci di far pagare le tasse alle multinazio­nali dove talvolta si trasferisc­ono a fine carriera, in materia di burattini potrebbero tenere corsi di specializz­azione a Pinocchio.

Non è tutta colpa sua, signor Verhofstad­t. Siamo noi ad avervi abituati così male. Sono almeno vent’anni che incoraggia­mo i politici stranieri a trattare da macchiette i nostri governanti, persino quando lo sono e perciò andrebbero protetti dal disprezzo altrui per godersi soltanto il nostro.

Ma è proverbial­e la capacità degli italiani di dissociars­i da sé stessi, addossando la responsabi­lità dei risultati elettorali a un popolo ignoto e ostile, composto dalla maggioranz­a dei loro connaziona­li. Stavolta, invece, ci siamo sentiti offesi quasi tutti. Forse perché quel Conte che si lasciava insultare da lei con tanta dignità non sembrava neanche un italiano.

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