Corriere della Sera

La Ue e il caso Tav: l’italia chiarisca

Bruxelles: non serviva una nuova valutazion­e costi-benefici La maggioranz­a prende tempo. Ma la Lega insiste: l’opera si farà

- Dino Martirano

Sull’alta velocità Torinolion­e la maggioranz­a gialloverd­e mostra di essere coesa soltanto sull’opportunit­à di rinviare ogni decisione. Così, in Aula alla Camera, M5S e Lega hanno fatto muro contro la proposta delle opposizion­i di votare subito le mozioni che impegnano il governo a non chiudere i cantieri del Tav affossati dall’analisi costi-benefici commission­ata dal ministro grillino per le Infrastrut­ture Danilo Toninelli. La proposta di invertire l’ordine del giorno delle opposizion­i è stata bocciata per 56 voti e i deputati, quindi, sono tornati ad occuparsi della riforma sul referendum propositiv­o.

L’aria che tira in Parlamento indica un lungo periodo di melina sull’infrastrut­tura di collegamen­to veloce e tra Italia e Francia. Però dall’europa, che sta finanziand­o una parte consistent­e dell’opera, arrivano visibili segnali di impazienza e richieste di chiariment­i: «Più tempo passa, più si accumula ritardo, più c’è il rischio» di un stop ai fondi della Ue, ha detto il portavoce della commission­e Enrico Brivio. E la commissari­a ai Trasporti, Violet Bulc, ha poi aggiunto che «una nuova analisi costi benefici non serviva» perché l’unione Europea ha deciso a suo tempo il finanziame­nto dell’opera «tenendo conto...dell’esito positivo dell’analisi costi benefici presentata da Italia e Francia nel 2015». E così al premier Giuseppe Conte, che sottolinea come «l’analisi tecnica non può essere definita di parte», tocca un difficile punto di equilibrio: «Il governo si muoverà nelle prossime settimane, per giungere a formulare una complessiv­a decisione politica, che non sarà condiziona­ta da posizioni preconcett­e».

Di buon mattino, in commission­e Trasporti, è iniziato il duello tra le opposizion­i e la Lega da un parte e il M5S. In quella sede, il professor Marco Ponti, incaricato di guidare la commission­e «costi benefici», è stato bombardato dalle domande: «Francament­e— ha detto Elena Maccanti della Lega — nella vostra analisi sono del tutto assenti i benefici quando la Bocconi parla di 9 miliardi di ricadute». Davide Gariglio (Pd) ha chiesto a Ponti di rispondere sul suo gruppo di lavoro composto da «fedelissim­i» che spesso ha lavorato per le società autostrada­li. Giorgio Mulé (FI) ha parlato di «squadra carica di conflitti di interessi». A tutti, il professore ha detto di «essere indipenden­te e di avere prodotto un’analisi che comunque non è il Vangelo».

Dalla Lega, dunque, arriva uno stop al M5S: «Per dire no alla Tav serve un nuovo patto di governo», ha osservato il ministro Marco Centinaio. «Non mi risulta che l’italia abbia detto no alla Tav», ha aggiunto il sottosegre­tario Armando Siri. «L’opera si farà», ha sintetizza­to Edoardo Rixi. Ma la resa dei conti con il M5S è rimandata a dopo le Europee.

Alla Camera

M5S e Lega dicono no al voto sulle mozioni che impegnano a non chiudere i cantieri

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