Quota di tasse alle Regioni, il gettito extra resta sul posto Ma i Cinque Stelle frenano
Il documento prevede una verifica ogni due anni dei fabbisogni
Autonomia, le risorse son queste. Al termine di un’ultima riunione al ministero delle Autonomie, è stato messo nero su bianco il testo dell’accordo necessario ad avviare il nuovo corso per Veneto, Lombardia ed Emilia-romagna. La novità è contenuta all’articolo 5 dei decreti «cugini» che riguarderanno ciascuna delle tre regioni e saranno discussi questa sera in Consiglio dei ministri. Certo, restano da sciogliere alcuni «nodi politici», per dirla con la ministra alle Autonomie Erika Stefani, che riguardano le competenze da trasferire, dalla sanità alle infrastrutture. E certamente tra i 5 Stelle c’è chi concorda, almeno su questo, con la ministra. Ma al vertice del Movimento restano i dubbi: «Un accordo politico ancora non c’è». La cornice finanziaria però sarebbe stata acquisita durante la riunione a cui hanno partecipato, oltre che Stefani, anche i sottosegretari al ministero delle Finanze Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci.
L’attribuzione delle risorse sarà determinata da commissioni paritetiche Stato-regioni che per stabilire le cifre faranno inizialmente riferimento alla spesa sostenuta dallo Stato nella Regione, la cosiddetta spesa storica. Poi, per ogni singola materia, andranno stabiliti entro un anno dall’entrata in vigore del decreto i cosiddetti «fabbisogni standard». Trascorsi tre anni, se non fossero ancora stati adottati i fabbisogni, l’ammontare delle risorse «non potrà essere inferiore al valore medio nazionale procapite della spesa statale» per l’esercizio di quelle funzioni. Al comma 2 è scritto ben chiaro che «dall’applicazione dell’intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Come saranno finanziate le nuove competenze? In primo luogo grazie a «una compartecipazione al gettito maturato nel territorio regionale» dell’irpef e di «eventuali altri tributi erariali». E poi, da «aliquote riservate» nell’ambito di quelle già esistenti. Il comma 3 della bozza prevede «l’eventuale variazione di gettito» maturato nella Regione «è di competenza della Regione». Insomma, l’eventuale di più incassato sul territorio rispetto ai tributi compartecipati, rimarrà alla Regione. La commissione Stato-regione ogni due anni dovrà verificare «la congruità delle compartecipazioni e delle riserve di aliquota prese a riferimento per la copertura dei fabbisogni Insieme
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, 50 anni, con il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, 47 anni standard», mentre questi ultimi saranno individuati da un «apposito Comitato Statoregioni che il governo si impegna a istituire».
Per la Lega, la materia è incandescente. Si tratta di uno storico cavallo di battaglia per cui sono stati portati al voto referendario milioni di veneti e di lombardi. Mentre l’ostilità di una parte dei 5 stelle — non quelli delle due regioni che sono andate a referendum — è certificata da innumerevoli dichiarazioni e interrogazioni parlamentari. Matteo Salvini ne è consapecuni vole. Non per nulla l’altra sera, alla riunione dei parlamentari leghisti da lui convocata, è stato molto netto nella raccomandazione di «abbassare i toni e non cadere nelle provocazioni» per non compromettere l’equilibrio delicato su cui si basa la trattativa. Al- degli eletti presenti hanno avuto la sensazione che Salvini parlasse a loro «ma il destinatario vero del messaggio fossero i governatori» che in questi mesi non hanno fatto mancare al governo sollecitazioni vivaci.
I finanziamenti
I fondi attraverso l’irpef. Nei primi tre anni il riferimento sarà la spesa «storica»