Corriere della Sera

«Per chi mi ha attaccato all’europarlam­ento è stato il canto del cigno»

Sui gilet gialli: piaccia o no, cercano di interpreta­re il nuovo

- di Massimo Franco

«Me li aspettavo, gli attacchi. Non prevedevo la scompostez­za, le falsità. Ho avuto l’impression­e che per alcuni parlamenta­ri europei, il discorso di martedì sia stato un po’ il canto del cigno...». Serafico, e confermand­o la sua fama di incassator­e, il premier Giuseppe Conte racconta l’aggression­e verbale che ha subito nell’aula di Strasburgo, come un prezzo inevitabil­e pagato a quello che ritiene di rappresent­are. «Il mio», osserva, «è un governo che esprime il cambiament­o in atto in Italia e in Europa. Per questo mi hanno attaccato. Molti di loro sanno che non verranno rieletti. Sono figli di forze con una vecchia ispirazion­e. Il nuovo vento li spiazza. Ma dispiace solo che per colpirmi siano ricorsi a falsità, tipo che facciamo morire i bambini africani in mare o che difendiamo il venezuelan­o Nicolás Maduro».

Eppure, quegli insulti hanno materializ­zato l’immagine di un’italia accerchiat­a, isolata dagli alleati storici: nonostante il paradosso per il quale le parole più dure sono state pronunciat­e da Guy Verhofstad­t, il leader liberale e europeista belga che due anni fa aveva trattato a lungo un accordo con i Cinque Stelle per farli entrare nel suo gruppo Alde. Lo spettacolo di martedì ha mostrato quanto tempo, politicame­nte, sia passato da allora; ma anche soltanto da dicembre, quando Conte riuscì a concludere una mediazione difficile con le istituzion­i europee, evitando una procedura di infrazione contro l’italia a causa della sua manovra economica: esito che sem- In aula

Il premier Giuseppe Conte, 54 anni, martedì nell’aula del Parlamento europeo a Strasburgo, dove è stato contestato (Ap) brava quasi inevitabil­e.

Il dubbio che gli attacchi segnino un logorament­o della credibilit­à di Conte emerge spontaneo. Ma il premier lo scansa. Non avverte i limiti della maggioranz­a Cinque Stelle-lega, né le diffidenze diffuse e trasversal­i che raccoglie; o meglio, le osserva da una prospettiv­a opposta a quella avversaria. «Semmai, ho visto nella polemica contro di me il tentativo di esorcizzar­e le novità di cui il mio governo è portatore», sostiene. «Tutti parlano di stabilità finanziari­a, meno di stabilità politica e sociale. E si trascura il consenso interno altissimo che la mia maggioranz­a ha, altri Paesi no. Il premier socialista Pedro Sánchez, in Spagna, sta andando diritto verso il voto anticipato. In Belgio sul fiscal compact c’è stata una crisi di governo».

L’italia, invece, a sentire Conte, rimarrebbe un’isola di stabilità circondata dall’instabilit­à altrui. «Nei quaranta minuti del mio intervento ho cercato di far capire lo stato di crisi dell’unione Europea e di indicare le strategie per uscirne. Sono stato critico e costruttiv­o. Loro, invece, no. Doveva essere la loro vetrina, ma non l’hanno occupata bene». Ascoltando­lo, viene spontaneo

pensare alle vetrine rotte in queste settimane dai gilet gialli francesi, scelti come interlocut­ori dal vicepremie­r grillino Luigi Di Maio: un episodio che ha provocato una crisi diplomatic­a con la Francia di Emmanuel Macron e il ritiro dell’ambasciato­re a Roma. La telefonata di due giorni fa tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e Macron, sembra avere ricucito i rapporti. «Il presidente Mattarella come sempre si è mosso molto bene. D’altronde, non pensavo che la polemica potesse protrarsi a lungo».

Difficile fargli ammettere che Di Maio ha commesso un errore vedendo i rappresent­anti della protesta francese. «Più che di errore, parlerei di divergenza su un episodio. Sarebbe stato un errore se Di Maio si fosse mosso nel suo ruolo di governo», è la tesi di Conte. «È andato come leader del M5S. Anche quando l’ungherese Viktor Orbán di recente è venuto a incontrare il vicepremie­r leghista Matteo Salvini, è stato un incontro politico, tra leader di partito, e si è svolto a Milano». Imperterri­to, seguendo un ragionamen­to che sembra impossibil­e scalfire, il premier aggiunge che i «gilet gialli, per quanto in modo confuso e a volte sbagliato, cercano di interpreta­re quanto di muovo si sta muovendo nella società francese, che piaccia o no. A Strasburgo, invece, ho visto riaffiorar­e la vecchia politica».

Perfino sulla linea tenuta da Palazzo Chigi sul Venezuela di Nicolás Maduro, Conte rivendica coerenza. «Lo ripeto: non lo abbiamo mai appoggiato. D’altronde, come risulta dalla lettera di papa Francesco pubblicata dal Corriere, se le elezioni non sono credibili né democratic­he, il discorso finisce lì. Maduro non può pensare che si assecondi una deriva del genere. E, se permette, anche noi siamo stati sempre chiari». E i toni antiameric­ani di un esponente dei Cinque Stelle come Alessandro Di Battista? I suoi attacchi all’europa, colpevole di appoggiare il presidente dell’assemblea legislativ­a, Juan Guaidó? «Di Battista», è la replica di Conte, «non ha un ruolo di governo. E le sue posizioni non lo rispecchia­no. E, ripeto, non siamo isolati. Solo che non possiamo incoronare Guaidó adesso. Altrimenti dovremmo fare la voce grossa, spedire ultimatum, dare gli otto giorni che poi diventano nove, dieci, undici. E l’opzione militare non è percorribi­le. Vogliamo arrivare a elezioni libere in modo diverso. Per facilitarl­e e affrettarl­e. Maduro da me non può certo sentirsi appoggiato».

Viene spontaneo chiedere a Conte se sarà candidato alle Europee dei Cinque Stelle, magari per risollevar­e le percentual­i declinanti del Movimento. «Rispondo con un sorriso», dice. «Faccio il premier, non il candidato europeo. Non mi è stato proposto e non ho dovuto rifiutare niente». Resta, di fronte al suo ottimismo inguaribil­e, il quadro buio delle previsioni economiche, confermato da Bankitalia. «Capitolo complesso», risponde, evasivo. «Meglio parlarne in un’altra occasione».

Chi critica è figlio di forze di vecchia ispirazion­e Sono spiazzati dal nuovo vento che spira in Italia e in Europa

Per colpirmi hanno usato falsità Si il consenso trascura interno altissimo che la mia maggioranz­a ha e altri Paesi no

Maduro me sentirsi non può da appoggiato Di Battista non ha un ruolo di governo e le sue posizioni non lo rispecchia­no

Non sarò candidato alle Europee, faccio il premier Il caso Bankitalia?

È un capitolo complesso

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