Corriere della Sera

La linea soft di Visco: Bankitalia indipenden­te «Non vedo quale sia l’attacco all’autonomia»

Il Governator­e: il problema dell’italia è il debito pubblico. «Lo spread? Deve restare sotto quota 300»

- Francesca Basso

MILANO A gettare la palla in campo è il presidente di Assolombar­da, Carlo Bonomi, che nell’esprimere vicinanza al Governator­e della Banca d’italia Ignazio Visco, dopo gli attacchi del governo gialloverd­e che ha chiesto discontinu­ità nel direttorio di Via Nazionale, scandisce: «L’autonomia e l’indipenden­za della Banca d’italia non si toccano mai». Il ggovernato­re rassicura: «Credo che Bankitalia sia indipenden­te, non vedo quale sia l’attacco all’autonomia». E aggiunge che «c’è una visione a volte incerta sulla responsabi­lità, c’è chi dice che non ci può essere indipenden­za e al tempo stesso irresponsa­bilità. Io sono d’accordo, bisogna dare conto». Quanto a una nuova legge che stabilisca la proprietà sulle riserve auree non serve perché una «c’è già».

Visco ne ha discusso alla presentazi­one del suo ultimo libro «Anni difficili», all’università Bocconi, rispondend­o alle domande di Carlo Bonomi e degli economisti Francesco Giavazzi e Guido Tabellini, moderati da Dario Di Vico, editoriali­sta del Corriere della Sera. L’ex premier Mario Monti ha sottolinea­to — citando le parole del governator­e Paolo Baffi — che la

Terza recessione Una terza recessione è possibile e sarà figlia della crisi dell’economia reale

migliore garanzia dell’autonomia è un’opinione pubblica sensibile. Visco ha ricordato le parole di Carlo Azeglio Ciampi quand’era Governator­e di Bankitalia: «Noi in ogni caso siamo autonomi, perché quello che conta è l’autonomia di giudizio». «La forza di coloro che operano in Bankitalia — ha aggiunto Visco — è non avere timori a esprimere il proprio giudizio, soggetto alla critica aperta all’interesse di tutti. E questo continuere­mo a esercitarl­o».

Visco non si sottrae, dunque, quando gli viene chiesto della prossima crisi, anche se risponde con cautela: «Qualcuno dice che ci sarà un’altra recessione. È possibile». Ma «le prime due crisi sono state di natura finanziari­a — ha spiegato — la prossima potrebbe avere origini diverse». Il Governator­e ha difeso le banche. «Il problema dell’italia è il debito pubblico, non il debito pubblico nei bilanci delle banche». «In Italia la crescita si abbassa e il tasso d’interesse sul debito sale: adesso è il doppio di quello che era otto mesi fa e la crescita è la metà». Quanto allo spread, «non deve essere 300, deve stare sotto com’era un anno fa, serve che ci siano politiche mirate per la crescita e riforme fiscali che vanno viste nel complesso».

Rispetto al 2011, «la situazione è diversa, è vero che il peso del debito sovrano nei bilanci delle banche è raddoppiat­o ma ora sono molto più accorte, hanno rafforzato la base patrimonia­le e hanno eliminato buona parte degli Npl». Per Visco «il problema delle banche è di modernità, di come si pongono di fronte a un mondo nuovo, se devono essere più solide, aggregate, di come devono affrontare i nuovi business model riducendo i costi».

L’italia deve fare i conti con una crescita che si «è fermata nel 1995» perché c’è stato un «ritardo straordina­rio di politica, sindacato e impresa». La ricetta è «spingere le imprese a investire» e non «mandando in pensione prima le persone perché il lavoro non si trasferisc­e, ci sono le tecnologie». In prospettiv­a per le imprese «il credito bancario, pur rimanendo una fonte di finanziame­nto essenziale, non potrà da solo sostenere la crescita degli investimen­ti», ha spiegato Visco durante un convegno di Equita e dunque «diverrà ancora più rilevante lo sviluppo dei segmenti di finanza non bancaria». Intanto non aiuta, per il Governator­e, l’abolizione nella manovra della normativa sull’aiuto alla crescita economica (Ace).

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All’università Il Governator­e Ignazio Visco alla Bocconi al convegno di Equita su «The Italian Corporate Bond Market»

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