La ragazza che ferma il pestaggio «Non potevo far finta di nulla»
Firenze, l’uomo picchiato anche a terra. Lei: un’offesa alla mia città
FIRENZE Un pestaggio all’ora dell’aperitivo, davanti agli occhi di un intero quartiere, tra bastoni, un coltello e una pistola scacciacani. Ma quel quartiere si ribella, un gruppo di donne si fa avanti. E una ragazza di 25 anni ha il coraggio di irrompere in mezzo agli aggressori per tirare un calcione a chi sta picchiando un uomo a terra.
Quel che è accaduto martedì sera in piazza dei Ciompi a Firenze, nel centralissimo rione di Sant’ambrogio, ha fatto il giro dei social con un video che immortala il pestaggio, ma anche la reazione dei residenti indignati. E, a un giorno di distanza, quella ragazza minuta, da dietro il bancone del bar in cui lavora, racconta: «Quando ho visto uno degli aggressori usare la pistola per spaccare la faccia al ragazzo che era a terra, non ci ho sentito più. Non ho avuto paura, forse sono stata incosciente, ma mi è sembrata la cosa più naturale da fare. Gli ho dato un calcio, non un calcio vero, era più una spinta per cercare di allontanarlo».
Dopo la rissa, mentre il tunisino aggredito è ancora in ospedale, i carabinieri hanno fermato un minorenne libico. Il ragazzo racconta di aver reagito a una tentata rapina: «Volevano portarmi via i soldi, avevo tre euro, mi hanno messo le mani in tasca», ha detto. Ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro, capire se si sia trattato davvero di una rapina o se invece, come raccontano i residenti di Sant’ambrogio, se sia stata una guerra tra gruppi di spacciatori per il controllo del territorio. Di certo, il giovane libico è accusato di lesioni personali aggravate. Anche gli altri tre che erano con lui, ora in fuga, sono stati identificati: hanno tutti precedenti per reati connessi agli stupefacenti. L’ipotesi è che i tre sospettati siano già stati arrestati domenica scorsa per droga e ricettazione. Lunedì, sono tornati liberi.
La ragazza che ha tentato di sedare la rissa spiega di essere «intervenuta un po’ per il timore che facessero male a quel ragazzo, un po’ per il dispiacere: quello che stava succedendo non va bene da nessuna parte, ma l’ho vissuto come un’offesa alla mia Firenze». E aggiunge: «No, non chiamatemi “eroina”».
Mentre la politica si divide, tra la Lega che accusa il sindaco Dario Nardella di non combattere la criminalità e il primo cittadino che invece chiama in causa il ministro dell’interno Matteo Salvini per non aver inviato a Firenze gli agenti richiesti da tempo, il rione di Sant’ambrogio racconta la sua paura: «È stata un’aggressione di nuovi spacciatori che vogliono soppiantare quelli che ci sono da tempo — dicono —. I “nuovi” giravano con i bastoni come padroni del quartiere. Non lo possiamo accettare, né possiamo accettare che chi viene arrestato venga scarcerato puntualmente il giorno dopo: per questo martedì sera tutti sono usciti dalle case e dai locali per urlare contro di loro». la terza media di una scuola svizzera. Quel giorno, subito dopo l’uscita, scompare. Alcune testimonianze orientano la bussola investigativa verso l’allora sconosciuto Lorenzo Bozano. Tutte parlano di una spider rossa che quel giorno passa ripetutamente davanti all’istituto e poi si ferma. Quell’auto, per l’accusa, è la sgangherata Alfa Romeo di Bozano. Dalle perquisizioni salta fuori un foglio con tre parole agghiaccianti: «Affondare, seppellire, murare». Il corpo della ragazzina affiorerà dal mare della spiaggia di Priaruggia il 20 maggio.
Al processo di primo grado del 1973 il «biondino» viene assolto per insufficienza di prove. Sentenza ribaltata due anni dopo in appello e confermata nel 1976 in Cassazione. Bozano è però scappato in Francia, in Africa e ancora in Francia. Sino a quando nel 1979 arriva l’estradizione e l’assassino finisce nel penitenziario di Porto Azzurro.
Sembra un altro uomo, completamente riabilitato. Giura ancora la sua piena innocenza, La vicenda
● Una rissa in pieno centro è scoppiata due sere fa nella piazza dei Ciompi a Firenze, dove si sono affrontati a bastonate (e con una pistola scacciacani) giovani nordafricani
● I carabinieri hanno fermato uno degli aggressori, un sedicenne libico. Il ferito, un tunisino di 33 anni, ha trenta giorni di prognosi