Il vaccino anti Aids aiuta i malati, ma il virus non è sconfitto
Un vaccino terapeutico tutto italiano potrebbe rappresentare un passo avanti per migliorare la condizione di pazienti sieropositivi in terapia antiretrovirale. La somministrazione del vaccino Tat (che agisce sulla proteina Tat, che permette la replicazione del virus) potrà forse consentire il controllo dell’infezione senza ricorrere, almeno per un periodo, alla terapia farmacologica, che al momento però consente la sopravvivenza di milioni di persone infettate dall’hiv. Il condizionale è d’obbligo. Sono 35 anni che si studiano vaccini per combattere il virus responsabile dell’aids e finora tutte le sperimentazioni si sono concluse con un fallimento. Il vaccino in questione è stato oggetto di una sperimentazione su 92 pazienti trattati otto anni fa e reclutati in otto ospedali italiani. La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Immunology, è stata guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale per la ricerca su Hiv/aids dell’istituto Superiore di Sanità. Dev’essere chiaro che non siamo di fronte alla soluzione per vincere l’aids. Almeno non per adesso, perché non è assolutamente scontato che il vaccino terapeutico possa un giorno sostituire la terapia antivirale. Inoltre, bisogna sottolineare che si tratta di un vaccino terapeutico, che quindi non può prevenire l’infezione, ma è in grado di stimolare il sistema immunitario della persona infetta: va dunque somministrato a chi è già sieropositivo. Oggi l’unico modo per evitare il contagio resta l’uso del preservativo. Il virus Hiv non può essere eliminato dalla terapia antiretrovirale perché persiste, senza replicarsi, in alcune delle cellule infettate. Questa forma «silente» costituisce un «serbatoio di virus latente» che è inattaccabile dalla terapia. L’interruzione della cura determina la ripresa dell’infezione. Per questo è necessario assumerla ininterrottamente per tutta la vita. Lo studio appena pubblicato ha dimostrato una riduzione del virus latente (oltre che il mantenimento di anticorpi anti-tat). La speranza dei ricercatori è un ulteriore passo: bloccare l’azione della proteina Tat e consentire ai pazienti vaccinati di controllare l’infezione per sempre, senza bisogno di farmaci. Obiettivo ambizioso, ma è necessario un nuovo studio clinico per chiarire se la vaccinazione, da sola, sarà in grado di bloccare la replicazione del virus una volta sospesa la terapia antiretrovirale.