Corriere della Sera

Da salvare

Dal pascolo delle antiche vacche burline al restauro delle trincee della Grande Guerra Così il Fai vuole far rivivere la montagna

- Di Paolo Conti (foto Fai)

Il piano

● Il Fondo Ambiente Italiano ha messo a punto un piano decennale di interventi per far rivivere le nostre montagne: il «Progetto Alpe/l’italia sopra i 1.000 metri» sarà presentato sabato al Teatro Grande di Brescia

● Il progetto interesser­à tutte le montagne italiane, dalle Alpi agli Appennini, fino ai Nebrodi, alle Madonie e al Gennargent­u. Si partirà da quattro beni alpini di proprietà del Fai in provincia di Sondrio, Bergamo, Belluno e Trento

● L’obiettivo è quello di scongiurar­e l’abbandono attraverso piani di restauro e valorizzaz­ione del territorio: al centro la riattivazi­one pratica delle attività economiche

Il Fai, il Fondo Ambiente Italiano, guarda in alto. Sabato, al Teatro Grande di Brescia, verrà presentato il «Progetto Alpe/l’italia sopra i 1.000 metri», piano decennale di interventi che si rivolge all’italia su quella quota: dalle Alpi agli Appennini fino ai Nebrodi, alle Madonie, al Gennargent­u. Il Fai le chiama «nuove periferie» perché abbandonat­e dagli abitanti e modificate nei panorami: i boschi si sono impadronit­i di molti alpeggi abbandonat­i. Il Fondo avvierà piani di restauro, valorizzaz­ione e gestione in chiave di sostenibil­ità contempora­nea con la riattivazi­one pratica delle attività anche economiche perché non scompaiano, possano produrre ricchezza e «parlare» alle nuove generazion­i.

Il Fai parte dai quattro beni alpini in suo possesso (ma altri tre verranno annunciati sabato): la malga di Fontana Secca sul Monte Grappa a Quero (Belluno), il pascolo di 200 ettari sulle Alpi Pedroria e Madrera a Talamona (Sondrio), il mulino seicentesc­o di Roncobello in Val Brembana (Bergamo), il maso Fratton Valaja a Spormaggio­re (Trento). Il modello viene proprio da Fontana Secca: torneranno a pascolare le antiche vacche burline, verrà riattivata la produzione casearia tradiziona­le, verranno restaurate le trincee della Grande Guerra sull’alta Via degli Eroi. Insomma, una I luoghi Nella foto grande una malga sulle Alpi Pedroria e Madrera a Talamona (Sondrio). A destra, dall’alto, Maso Fratton Valaja a Spormaggio­re (Trento); gli edifici rurali della Malga di Fontana Secca a Quero (Belluno). Sotto, il Mulino di Bàresi a Roncobello in Val Brembana (Bergamo) battaglia contro l’abbandono, la cancellazi­one della memoria e della tradizione, la scomparsa di panorami secolari frutto dell’opera dell’uomo in accordo con la natura.

Il presidente del Fai, Andrea Carandini, indica un modello: «Ci ispiriamo al “Neptune Coastal Campaign” del National Trust che in 50 anni ha salvato il 10% delle coste della Gran Bretagna, per una lunghezza di 1.200 chilometri. Purtroppo lungo la dorsale dell’alpe cala la popolazion­e, i villaggi sono abbandonat­i, diminuisce l’utilizzo del suolo e calano i servizi principali che rendono possibile la vita. Così un grande potenziale di sviluppo viene dissipato». Il vicepresid­ente Marco Magnifico (sua l’idea di partenza del progetto) cita un dato: «In Valle d’aosta in dieci anni si sono persi 300 allevament­i di bestiame, il 22% in meno, e 4.000 capi di bestiame, ogni anno chiudono circa 30 stalle». Un dramma economico, occupazion­ale e culturale con l’oblio di saperi e abilità tradiziona­li. Il Fai spera in altre intese e in future donazioni per realizzare il suo piano sul quale si concentrer­à nei prossimi tre anni.

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