Bicchieri e filtri nella pancia della tartaruga morta
Era in una spiaggia del Cilento. La biologa: nell’80 % dei casi hanno mangiato rifiuti di plastica
un depuratore alla foce del fiume Sele, nel Salernitano, e che sono stati poi avvistati in tutto il Mediterraneo, dalle coste italiane alla Francia, dalla Spagna al Nordafrica.
«Purtroppo — racconta Sandra Hochscheid, la biologa tedesca che coordina il centro ricerche sulla tartaruga marina della stazione zoologica Dohrn — non è la prima volta che riscontriamo così tanta plastica nello stomaco e nell’intestino degli esemplari di Caretta caretta che esaminiamo e curiamo. Nell’80 per cento dei casi abbiamo trovato rifiuti plastici. Li ingoiano accidentalmente oppure perché li scambiano per meduse, prede di elezione».
Dei circa 90 esemplari che ogni anno arrivano al centro delle tartarughe marine — una quarantina vivi e gli altri già morti — almeno una settantina hanno mangiato plastica. «La casistica degli oggetti che abbiamo scoperto nello stomaco e nell’intestino dei nostri pazienti o degli animali già deceduti — prosegue Hochscheid — è varia. Involucri di gelati e merendine, tappi di plastica, pezzi di bicchieri e piatti monouso, polistirolo, cotton fioc, cannucce. Perfino un clistere».
Proprio per la sua attitudine La vicenda
● Un esemplare di tartaruga Caretta caretta è stato trovato morto su una spiaggia di Camerota, nel Cilento
● Nel suo stomaco i ricercatori hanno trovato una grande quantità di oggetti di plastica che le sono stati letali a ingoiare tutto quello che le passi davanti, la tartaruga Caretta caretta è un indicatore prezioso dello stato di salute del Mediterraneo e racconta con impietosa fedeltà la mole di rifiuti che fluttua a pelo d’acqua e nelle profondità. È la testimone di un disastro in corso d’opera che, però, potrebbe trasformarsi nel motore di un cambio di mentalità. «I bambini che vengono a visitare il nostro ospedale delle tartarughe a Portici — riferisce la biologa tedesca — domandano spesso come e perché si siano ammalate. Noi parliamo della plastica, della necessità di impiegarla il meno possibile, di riciclarla, di non abbandonarla in mare e in natura. I bimbi ascoltano, guardano le tartarughe in vasca e ho la sensazione che capiscano».