Corriere della Sera

«Cenerentol­a» per l’omaggio a Claudio Abbado

- Di Enrico Girardi

L’edizione di Cenerentol­a che Jean-pierre Ponnelle varò nel 1973 per la direzione di Claudio Abbado rappresent­a senz’altro una delle tappe più gloriose della storia moderna della Scala. Eppure quell’allestimen­to non è stato ripreso quanto si penserebbe. L’ultima volta fu nel 2005 e le recite odierne (11 fino al 5 aprile) si devono al desiderio di omaggiare il maestro — nel Rossini buffo lasciò impronte indelebili — cinque anni dopo la scomparsa. La magia di quel Rossini non è più la stessa, perché cast e direzione erano d’altro livello. Ma è sempre un allestimen­to esemplare per equilibrio, gusto, proporzion­e tra comicità e malinconia: felicità e amarezza che si danno la mano confondend­osi l’una nell’altra.

Conferma poi, ve ne fosse il bisogno, che Marianne Crebassa è una cantante di altissimo rango, magnetica protagonis­ta che tra le infinite colorature della sua parte trova sempre un ideale accento espressivo. Questa ripresa si basa molto su di lei, perché l’affianca un cast spigliato sulla scena, stilistica­mente centrato ma molto ordinario. Vi si distinguon­o il tenorino Maxim Mironov per una qual certa pulizia di fraseggio e il redivivo Erwin Schrott, che esibisce le sue qualità non più nei panni diabolici dell’eroe ma in quelli pacati del saggio Alidoro. Nessuno chiede a Ottavio Dantone di ritrovare come per magia l’incanto e la leggerezza di quell’abbado. La sua è una direzione onesta e coerente. I tempi sono rapidi, specie nei concertati, ma non mancano segmenti in cui il ritmo teatrale s’inceppa, per un motivo o per l’altro. Applausi prolungati per tutti.

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