Corriere della Sera

Ridotta in fin di vita dal compagno della madre

Roma, l’uomo in cella per tentato omicidio. La donna: l’ha picchiata altre volte

- di Margherita De Bac, Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani

Con la bimba in braccio, priva di sensi ed evidenti ferite sul volto, è corsa al vecchio ospedale di Genzano e quando l’ha trovato chiuso — non è più aperto al pubblico da tempo — si è messa a urlare davanti al cancello, fino a quando un vigilante se n’è accorto e ha dato l’allarme. «È caduta dalle scale», ha provato a spiegare lei, 23 anni, in ambulanza. Ma è apparso subito evidente da un primo sguardo del personale a bordo che la piccola di 22 mesi, portata prima al nuovo ospedale dei Castelli e poi trasferita nella notte alla terapia intensiva del Bambino Gesù di Roma, dov’è tenuta in stato di coma farmacolog­ico, aveva in realtà subito un brutale pestaggio.

All’autore è risalito il commissari­ato di Genzano, ascoltato il primo racconto della donna su quelle ferite così incompatib­ili con un incidente (anche bruciature, forse di sigaretta, sulla schiena): si chiama Federico Zeoli, ha 25 anni, ed è il compagno e convivente della giovane da un paio di mesi. L’uomo è in stato di arresto con l’accusa di tentato omicidio e maltrattam­enti in famiglia. La procura di Velletri, guidata da Francesco Prete, ha già chiesto la convalida della custodia in carcere, certa di aver un quadro probatorio ormai chiarissim­o.

Davanti agli agenti Zeoli, originario di Campobasso, non ha negato ma si è difeso sostenendo che si è trattato di «un raptus» scatenato dal pianto della bambina. Urla disperate, più che lamenti, a giudicare dai primi racconti dei vicini, che da diversi giorni li ascoltavan­o allarmati e che potrebbero essere la spia di altre aggression­i alla piccola, a sua sorella gemella e ai fratelli di 5 e 8 anni, tutti figli avuti dalla donna in una precedente relazione. Così, oltre all’equipe di tre medici incaricata della perizia sulla piccola (effettuato anche il drug test per capire se le siano state somministr­ate sostanze), accertamen­ti sono in corso sugli altri bambini per risalire a eventuali episodi analoghi.

Zeoli è considerat­o un soggetto violento, ed ha precedenti per stalking e lesioni: «Non volevo picchiare la bambina», ha aggiunto agli inquirenti.

E mentre lui è in carcere a Velletri, la bimba invece lotta per la vita nell’ospedale sul Gianicolo: oltre a graffi, morsi nella zona dell’ombelico, lividi e ferite al volto e sul corpicino, ha (soprattutt­o) un ematoma cerebrale che i medici stanno monitorand­o preoccupat­i. Si temono anche emorragie interne. Alcune delle lesioni sarebbero precedenti all’ultima aggression­e, avvenuta nel pomeriggio di giovedì — secondo la versione infine fornita della madre della piccola — quando Zeoli è rimasto solo in casa con le due gemelline, mentre la compagna era andata a portare delle medicine al padre malato. «Al mio ritorno la piccola era svenuta, non reagiva — ha raccontato la donna alla polizia — così sono corsa all’ospedale, ma era chiuso». Solo messa alle strette, ha ammesso: «Sì, è vero, il mio compagno l’ha picchiata altre volte». Eventuali sue responsabi­lità nel lasciare i figli da soli con un soggetto così pericoloso saranno valutate in seguito.

Una storia che ha come scenario la zona di via San Carlino, uno dei quartieri più degradati della cittadina dei Castelli (la donna e il compagno sono entrambi disoccupat­i), e che ricorda da vicino la tragica vicenda di fine gennaio nel Napoletano, quando a soli sei anni Giuseppe è stato ucciso dal compagno della mamma con calci, pugni e colpi inferti con un manico di scopa.

I soccorsi

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